Coronavirus, per evitare di contagiarsi anche l'amore si fa a distanza
Ogni ossessivo aggiornamento sul Covid rischia di venire a noia, per chi scrive come per chi legge, ma le ombre continuano a essere tante, e non occorre essere specialisti per intuire che qualcosa non quadra, qualcosa che sfugge anche alle menti più attente e meno asservite. Nelle nazioni politicamente fragili, anche nell'Europa più occidentale, si stratificano le proibizioni più inutili e le misure più restrittive. Splende (si fa per dire) sulla nostra penisola un arcobaleno geopolitico, sorta di daltonismo politico-sanitario nel linguaggio più elegante, arlecchinata nel linguaggio comune; cinquanta (o poco meno) sfumature con colori rafforzati, scuri, persino a pois, close-up a macchia di leopardo che ricordano per certi versi i mosaici geopolitici proposti fra Israele e Palestina, atti ad alimentare un conflitto che nessuno ha mai avuto interesse (semmai l'esatto contrario) a far cessare.
Dalle parti nostre e non solo i giovani si riversano nelle strade ignorando troppo spesso ogni minima precauzione, la movida diventa una "Covida", una sfida incosciente alla morte, al suggerimento di un impalpabile encratismo, una continenza sessuale specie per tutti quelli non accoppiati, incoraggiando una "impunità di gregge" che sfida a sua volta le vagheggiate immunità. Se il romanzo di Garcia Marquez, L'amore al tempo del Colera, disegnava un amore senza fini e confini, l'amore al tempo del Covid potrebbe imporre sentimenti e attrazioni sempre più virtuali, una "distanza" (anche in senso clinico) già presente e preoccupante. Ma attenzione, il sesso virtuale attrae se comprende la temporaneità, la provvisorietà. Nel momento in cui divenisse l'unica opzione perderebbe gran parte della sua attrattiva, in una saturazione atta a serrare tutti i boccaporti. I campanelli d'allarme psicologici e psichiatrici su queste esasperanti "detenzioni" peraltro non mancano in quanto un'ingiustificata cattività è un viatico per disagi mentali, lievi come pericolosi.
Aumentano le manifestazioni (e forse presto sollevazioni) di piazza contro i farraginosi divieti, in altre parole un "antiproibizionismo" alla rovescia, con scopi e modalità ben diversi da quello del passato statunitense. Ma se quella degli alcolici vietati era una battaglia già persa in partenza quella verso una libertà sia pure con dei doveri potrebbe un domani trasformarsi in un'autentica lotta, sia pure intestina. Sempre più insoluto, in ogni caso, e stranamente in un cantuccio, il mistero sulle origini di questo virus, animale o artificiale che sia, premeditato o casuale che sia; sullo sfondo un preoccupante carosello che arrotola contatti fra Cina, Glaxo, la sempre discussa Pfizer per arrivare alla Blackrock, ai rapporti con Soros, con Axa e seguitando alla Winterthur e altre varie caselle.
Tutto da dimostrare ovviamente, ma in questo gioco dell'oca, e non è psicoterrorismo de poche, si rischia di avanzare con un sia pure melenso passo dell'oca. In tutti i casi nutrire qualche perplessità su questi diari di bordo non significa essere complottisti di mezza tacca o essere affetti dalle cosiddette "manie di persecuzione", vuol dire solo cercare di capire, tentare di bypassare i messaggi "sistematici", e infatti spuntano i primi libri. Si auspica che un giorno tutto questo sarà solo un (brutto) ricordo, una speranza (che non ha niente a che fare con il cognome di certi politici), e nel tempo ci si potrà permettere di ridurre il Covid a un semplice acronimo: Convergenze Ordinate Verso Imperscrutabili Diktat. Ironia, satira, sarcasmo? A scelta, ma intanto alcuni si arricchiscono mentre si assiste a una tragedia che comprende molti atti, e non sappiamo ancora quanti.
di Mauro Cosmai
Piscoanalista-Sessuologo.