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Guido Bertolaso, lo zampino dei magistrati: lo vogliono far fuori, ecco chi (e come)

Alberto Luppichini
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Guido Bertolaso, romano classe '50, una vita passata fra un'emergenza più grande dell'altra, tirato sempre per la giacca quando la situazione si faceva incandescente e incontrollabile, sarà ricordato come una semplice comparsa volenterosa nella nostra schizofrenica Patria senza antenati. Eccezionale taumaturgo, capace di sovvertire i destini di un Paese come l'Italia che campa (e mangia) di emergenze continue, Bertolaso ha usato queste emergenze per dare una struttura gerarchica, compiti precisi e funzioni strategiche alla Protezione Civile, entità fantasma e sconosciuta ai più fino al 2000, e poi dal nostro guidata con successo imprevedibile fra il 2001 e il 2010. Per Bertolaso, il metodo di rilancio del Paese è sempre stato chiaro: la competenza prima di tutto, le persone giuste al posto giusto, gioco di squadra forsennato per raggiungere l'obiettivo. Guido Bertolaso, coordinatore della campagna di immunizzazione in Lombardia, cui ha partecipato in prima persona in quanto medico Come non riavvolgere la pellicola alle immagini di Napoli colma di spazzatura per le strade? Bertolaso si presentò alla questura lanciando con autorevolezza e calma serafica un messaggio semplice ma rassicurante: «Tranquilli, lo Stato è con voi. Sono qui per risolvere i problemi, non per fare polemiche».

Così, acquisita la fiducia dei napoletani, riuscì ad ottenere risultati insperati, allontanando con forza le mani della malavita dai povericristi napoletani ormai alla canna del gas e in preda alla più cupa disperazione. Bertolaso ebbe una intuizione formidabile. Costruì, fra mille polemiche dei verdi ottusi di casa nostra, l'inceneritore di Acerra, uno dei più grandi ed efficienti d'Europa, in grado di smaltire ogni anno più di 600 mila tonnellate di rifiuti. La scelta fu chiara: «Voglio garantire la sicurezza dei cittadini che vivono in quell'area già abbastanza martoriata». Poi, come sempre succede dalle nostre parti, finita l'emergenza, spenti i riflettori dei media, è iniziata l'emergenza criminale delle mafie e quella della corruzione, ad opera di una cricca di secondo piano che magicamente ha moltiplicato posti, incarichi, poltrone.

 

 

 

Da un'emergenza all'altra, il 6 aprile 2009 è la volta del terremoto in Abruzzo, con epicentro a L'Aquila. Il disastro è di proporzioni colossali, con 309 vittime e danni per oltre 10 miliardi di euro, il centro storico della città distrutto e 70.000 sfollati. Bertolaso, con la solita autorevolezza del condottiero navigato, batte cassa con il Governo: servono soldi, tanti, per la ricostruzione. Così, grazie alla sua credibilità, vengono subito stanziati 14 miliardi di euro e copiosi contributi per l'alloggio di cui usufruiscono subito 30.000 persone. Anche qui, l'attenzione di Bertolaso è tutta per la Comunità abruzzese, devastata dal dolore: «Abbiamo sostenuto un'attività di ricostruzione immediata leggera, che poteva garantire comunque una permanenza fuori dall'abitazione di appartenenza confortevole mentre si procedeva all'attività di ricostruzione».

 

 

 

 

Così, a soli 5 mesi dal sisma, da settembre 2009 i ragazzi sono tornati ad abbracciare i propri compagni e a studiare con entusiasmo, iniziando una lunga fase di rielaborazione del lutto. Il 2009, per Bertolaso, è un inferno. C'è da pensare alla riunione dei grandi della terra, il famoso G8. Il capo della Protezione Civile, per dare un segnale forte di vicinanza umana e solidarietà incondizionata, sposta l'evento proprio a L'Aquila. Tutto fila liscio, e l'apprezzamento è unanime. Ennesima missione compiuta, ed ennesima inchiesta della magistratura. Solito copione: quando in Italia si fanno funzionare le cose, spunta la magistratura, che infatti ha cercato di colpire Bertolaso in tutti i modi.

La Procura de L'Aquila lo indaga per omicidio colposo, sulla base di una intercettazione in cui Bertolaso, 6 giorni prima del terremoto, in procinto di convocare la Commissione Grandi Rischi, osava dire: «Bisogna zittire qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni in modo che è più un'operazione mediatica». Assolto nel 2018, 9 anni dopo la tragedia sismica. Non è finita. Sospettato, anzi, già condannato dai media, di danno alle casse dello Stato per aver spostato il G8 a L'Aquila, è stato assolto l'8 aprile 2021, dopo 8 anni di processo e a 12 anni dai fatti. Di recente, il palpito d'italianità e l'amore per la sua gente lo hanno di nuovo travolto: oggi è consulente della Lombardia per la macchina dei vaccini. Fra le missioni disperate, forse la più disperata di tutte. Ma il soldato Bertolaso, come sempre, è pronto: camicia, tuta tricolore ed elmetto.

 

 

 

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