Roberto Speranza, vietato contestarlo? La vergogna della sinistra: il bene del Paese sarebbe una loro proprietà
Che cosa oppone il ministro Speranza alle accuse che da giorni lo investono? Non oppone nient' altro che il cosiddetto "bene del Paese", cioè a dire l'esigenza di protezione pubblica che scriminerebbe gli errori, le omissioni, le menzogne, le censure per cui si è caratterizzata una responsabilità di governo troppo spesso rifugiata pavidamente nelle pieghe dell'emergenza. Tra gli argomenti di difesa che il ministro Speranza avrebbe potuto reperire, quello è il più trito e il meno ascoltabile: come se il fin di bene per cui agisce un funzionario pubblico non dovesse essere il presupposto banale in qualsiasi atto di amministrazione. E come se quel fine - il bene del Paese - non fosse allora invocabile pressoché da chiunque con pari diritto, a cominciare da chi si intestò di perseguirlo nel trattamento di una nave di migranti, ricevendo però un pacco di insulti e un'incriminazione.
Che il segretario del Pd denunci la "vergogna" di una mozione di sfiducia contro quel ministro solo perché durante una crisi certe brutte cose non si fanno, come se l'epidemia rendesse intoccabile chi la governa e mandasse in lockdown l'opposizione, la dice lunga sul livello della cultura politica maggioritaria. Siccome la situazione è grave, bisogna tenersi il ministro che l'ha aggravata, e se dici che deve levarsi di torno significa che ad aggravarla sei tu che non capisci che è grave.
Non è detto che sia così, perché ognuno ha le sue idee ed è possibilissimo che abbia ragione chi ritiene Speranza una cannonata di ministro: ma c'è caso che rimuoverlo da lì sia bene per il Paese altrettanto e forse più che lasciarcelo. Probabilmente dovremo tenercelo. Purtroppo, per qualcuno; fortunatamente, per altri. Ma a chi dice che è una vergogna chiedere che sia sfiduciato bisognerebbe rispondere che c'è un diritto opposto, e cioè di considerare vergognoso che stia ancora al suo posto.