Paolo Becchi e il Ddl Zanon, "da l'utero è mio a il sesso è mio e lo invento io"
Esistono, credo, almeno tre critiche essenziali che possono essere rivolte al disegno di legge sull'omofobia. La prima riguarda la criminalizzazione delle opinioni. Oggi si chiamano hate speeches, ma sempre di manifestazione dei propri pensieri si tratta. È l'idea - che il ddl estende - per la quale manifestare e propagandare certe idee di per sé costituirebbe un crimine. Se ai "reati di opinione" si è sempre guardato con un certo sospetto, come una scomoda eredità dei sistemi autoritari, è un fatto preoccupante riscontrare, negli ultimi anni, una nuova loro proliferazione, ed il Ddl Zan segna un ulteriore passaggio in questa direzione. Applaudire a questa nuova "stretta", significa, quantomeno, avere una scarsa coscienza e cultura dei diritti - il che è un male antico, certo, del nostro Paese. Ma è sulle altre due critiche che intendo concentrarmi, le quali riguardano invece l'aspetto per così dire ideologico del disegno di legge. Cominciamo dalla prima. Il Ddl non è semplicemente un disegno di legge volto alla tutela ed alla difesa dei diritti degli omosessuali. Non è questo ad essere in discussione e nessuno intende metterlo in discussione. Il disegno di legge, diversamente, si fonda sulla separazione tra l'identità sessuale (sesso biologico o anagrafico), il genere, ossia «qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso» e l'identità di genere, intesa come l'identificazione «percepita e manifestata di sé in relazione al genere sessuale». È quest' ultima "identità di genere" che il disegno di legge intende riconoscere, tutelare e promuovere. Che uno possa avere l'orientamento sessuale che preferisce è un fatto riconosciuto. Ma questo perché si tutela la libertà del fatto che, indipendentemente dal sesso biologico, una persona possa poi comportarsi, atteggiarsi, vestirsi come vuole e preferisce.
Il diritto - Altra cosa, però, è dire che l'identità di genere di quella persona - se sia uomo o donna, etc. - dipenda unicamente dal modo in cui si percepisce e manifesta tale identità. Il che è come dire: per il fatto che uno si veste da donna, ha il diritto di essere una donna, di essere riconosciuto e tutelato dal diritto nella sua identità di donna. La differenza è evidente. Nel primo caso, in gioco c'è il diritto, che va sempre tutelato, di fare ciò che una persona vuole in piena libertà, senza impedimenti. Nel secondo, invece, in gioco c'è l'idea che l'identità sessuale non sia più legata in alcun modo alla biologia, alla natura, bensì a ciò che ciascuno in modo del tutto artificiale sul momento decide di essere (come dice il Ddl: «indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione»). È evidente che qui siamo, ormai, al di là della tutela degli orientamenti sessuali delle persone, nonché dei loro comportamenti sociali. Siamo, invece, in un nuovo ambito: quello per il quale si stabilisce, giuridicamente, e quindi di diritto, che per essere maschio o femmina è sufficiente volerlo, «sentirsi in coscienza» l'uno o l'altra. Commetterei dunque un crimine di odio contro lo studente barbuto Piero se durante l'esame egli mi dicesse di sentirsi in realtà donna, e di chiamarlo Giovanna, ed io invece, stupidamente, mi ostinassi a chiamarlo Piero? Bisogna però capire bene dove sta il punto. Il punto (e qui avanzo la terza critica) è che siamo, qui, di fronte ad una legge dello Stato che pretende di imporci una nuova concezione dell'identità sessuale, di che cosa significa essere uomini o donne, in modo del tutto indipendente dal sesso biologico. Perché? E su che basi? Certamente, esiste una "ideologia" gender, esistono teorie che sostengono la soluzione del Ddl Zan, vale a dire che uno può scegliersi il sesso che vuole o addirittura scegliere di non avere un sesso. Ma non mi risulta che queste teorie siano "più scientifiche" o "più vere" di quelle che, invece, ritengono impossibile separare il genere dal sesso biologico (chi potrebbe stabilirlo?). Ma allora perché si vuole imporre dall'alto una certa ideologia, e criminalizzare chi non è disposto ad accettarla? In fondo, è proprio perché si tratta di un'ideologia insostenibile, che sembra esserci bisogno di un bel po' di retorica per farla passare. Ed è così che il Ddl Zan prevede addirittura l'istituzione di una "Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia", e lezioni in tutte le scuole di ogni ordine e grado per "educare" i bambini al rispetto dell'identità di genere. C'è di che preoccuparsi, se ai nostri bambini verrà insegnato nelle scuole che il sesso di una persona non è il "pisellino" o la "patatina" ma quello che un* "si sente", un giorno maschio, un altro femmina e un altro ancora trans. Ciascuno - voglio ribadirlo - è libero di avere le preferenze sessuali che vuole e di manifestare come vuole ciò che "si sente", ma una cosa è ciò che si sente, altra cosa cioè che biologicamente è.
Problemi sociali - E - la cosa che qui interessa - non si vede perché una persona debba essere criminalizzata solo perché non accetta questa ideologia gender e continua a ritenere che non è possibile scegliersi il proprio sesso (l’unica cosa che è possibile è cambiare il proprio sesso con un intervento chirurgico, ma non è questo ora l’oggetto della discussione). Un maschio è maschio solo se si sente maschio e finché si sente maschio, e donna se invece si sente donna e finché si sente tale? E se io sostengo che uno può sentirsi quello che cazzo vuole ma resta quello che è devo essere per questo criminalizzato? Non è la prima volta che una “sinistra”, incapace di affrontare e risolvere i problemi sociali del Paese, tenta di utilizzare la carta dei “diritti civili” per trovare un argomento di discussione pubblica in cui muoversi a suo agio, potendo a quel punto assumere la posizione di forza politica “progressista”, innovatrice. Insomma, dal “corpo è mio e me lo gestito io”, al “sesso è mio e me lo invento io”. Ma - attenzione – la legge riguardante l’interruzione volontaria della gravidanza (indipendentemente da come la si voglia giudicare) introduceva comunque un diritto, ora invece si vuole fare una legge per punire chi non accetta una determinata ideologia.