Patrick Zaki, al Senato un "flash mob" contro l'Egitto: autogol sulla pelle del povero ragazzo
Di seguito, la lettera a Libero di Alessandro Gentili e la risposta di Fausto Carioti.
Caro Carioti, la politica estera non è roba per l'Italia né per gli italiani. È in questa ottica che il parlamento non sa quello che fa e noi perdoniamo il parlamento, appurata la sua mancanza di idee e senso del concreto. Cari senatori, lo volete capire che l'Egitto è uno Stato sovrano ed ha un capo dello Stato che governa? Lo so che noi, ormai da tempo, non sappiamo più cosa voglia dire essere uno Stato sovrano. Permettetemi un consiglio: smettetela di interessarvi del povero Patrick Zaki, gli fate solo del male. Per non parlare dei danni che fate all'Italia.
Caro generale, ha presente quando qualche decina di sfaccendati si dà appuntamento e inscena quella pagliacciata chiamata "flash mob", contro la fame nel mondo o per un altra causa surreale? Con zero fatica e nessuna responsabilità si convincono a vicenda di aver fatto una cosa giusta e importante, e così tornano a casa soddisfatti e pieni di sé, pronti per lo spaghetto che li attende. Ho avuto la stessa impressione l'altro giorno, quando i senatori hanno approvato l'ordine del giorno di cui lei scrive, per conferire la cittadinanza italiana al 29enne Zaki, in galera da oltre un anno, convinti di salvarlo. L'unica che pare avere capito come stanno le cose è Marina Sereni, esponente del Pd e viceministro agli Esteri. Ha detto che dare il passaporto italiano al ragazzo rischia di essere «una misura simbolica, priva di effetti pratici a tutela dell'interessato», poiché l'Egitto è libero di far prevalere comunque la cittadinanza originaria. Peggio ancora, la mossa «potrebbe addirittura rivelarsi controproducente», innescando la ritorsione del Cairo sul poveretto. Ciò nonostante, lei non si è opposta e nessuno l'ha ascoltata. Anzi: Enrico Letta, segretario del suo partito, che pure certe regole dovrebbe conoscerle, insiste affinché il governo Draghi proceda con la concessione della cittadinanza. L'idealismo degli sprovveduti sempre produce danni, che in politica estera si chiamano tragedie.