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Paolo Becchi a valanga sulle riaperture: "Restano distanze e coprifuoco, evitate di prenderci per i fondelli"

Paolo Becchi - Giuseppe Palma
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Nella conferenza-stampa di ieri Draghi si è presentato col ministro Speranza, "l'intoccabile". Il premier ha detto che le prime riaperture avverranno a partire dal 26 aprile, con precedenza alle attività economiche all'aperto e alle scuole di ogni ordine e grado, fatta eccezione per le residue zone rosse. Resta il coprifuoco, la cosa più inutile. Meglio essere moderati. Nonostante le 14 milioni di prime dosi vaccinali finora somministrate, Draghi riapre in pratica solo otto giorni prima di quando lo fece Conte lo scorso anno in piena emergenza. Cosa è cambiato rispetto a un anno fa? Nulla verrebbe da dire, se non fosse che il premier e il ministro continuano a menarcela sul fatto che le riaperture devono avvenire sulla base dei dati epidemiologici. Ma quali dati? Il numero dei decessi è sostanzialmente identico a quello del 10 marzo, quando il governo mise nuovamente l'Italia intera in zona rossa e chiuse tutte le scuole. Attualmente ben 14 regioni su 20 sono al di sopra della soglia di allerta nel numero di posti letto occupati in terapia intensiva, tanto è vero che in alcune regioni - vedesi ad esempio la Puglia - la situazione è drammatica sia per quanto riguarda la percentuale dei contagi sia per la tenuta del sistema sanitario regionale.

 

 

I dati non sembrano migliori di quelli di quando avete deciso di chiudere di nuovo tutto. Beninteso, le riaperture sono necessarie, ma se Draghi e Speranza ci dicono che vengono decise sui dati scientifici è evidente che qualcosa non torna. Non farebbe meglio il governo ad ammettere che le chiusure non sono servite a nulla e che le riaperture andrebbero fatte al più presto per non far morire una parte del Paese di fame? Il ministro Speranza ha poi detto che la priorità nelle riaperture l'avranno le attività all'aperto perché i dati scientifici ci dicono che il contagio all'aperto è molto ridotto. Nessuno gli ha chiesto però perché proprio lui ci diceva di restare a casa quando oggi ci dice che all'aria aperta i rischi sono molto ridotti. E dobbiamo sperare che a fine mese non faccia il freddo di questi giorni, altrimenti all'aperto si vedranno solo tavoli vuoti. Resta per ora la misura del coprifuoco alle 22, una decisione assurda che mal si confà soprattutto con le attività di ristorazione.

 

 

PER I DETTAGLI ASPETTIAMO
Il dato di fatto saliente è vedere adesso come avverranno queste riaperture. Sia il premier che il ministro hanno rinviato i dettagli ai provvedimenti dei prossimi giorni, anticipando soltanto una road map generale: dal 26 aprile i ristoranti con posti all'aperto, piscine all'aperto dal 15 maggio e palestre non prima di giugno. Riapriranno anche cinema, teatri e fiere, ma per ora non se ne conoscono modalità, tempistiche e condizioni. Insomma, tutto avverrà gradualmente e tenuto conto della campagna di vaccinazione sulla quale il premier ancora una volta si è detto fiducioso. In realtà su questo il governo finora ha fallito, le cinquecentomila vaccinazioni giornaliere promesse da metà aprile in avanti sono solo un'illusione e restano parecchi dubbi su che fine faranno i vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson. Per ora, di fronte alla vaghezza del governo, restano parecchi dubbi e poche certezze.

L'anticipazione delle riaperture da inizio maggio a fine aprile è una concessione politica alla Lega, in vista del voto sulla mozione di sfiducia su Speranza presentato da Fratelli d'Italia, ma Draghi e Speranza - occorre dirlo - hanno deciso non sulla base dei dati, che non sono cambiati, bensì sulle pressioni della piazza e della componente leghista al governo. Riaperture politiche dunque di un Draghi in difficoltà e costretto a cedere. Beninteso, siamo ben felici delle riaperture, ma quantomeno smettetela tutti di parlarci dei "dati" perché ormai non ci crede più nessuno. I morti continuano ad essere circa quattrocento al giorno come un mese e mezzo fa, mentre le terapie intensive sono quasi al limite della capienza di allerta nel 70% delle regioni. A meno che non si spostino i morti dalla voce Covid a quella della mortalità generale, nei prossimi giorni non avremo un calo significativo nel numero dei decessi. Chi finora si è trincerato dietro i dati oggi riapre solo per effetto delle pressioni politiche e della piazza. A noi va benissimo, ma la prossima volta evitate di prenderci per i fondelli.

 

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