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Antonio Socci, il consiglio a Salvini e Meloni: divisi va bene, ma almeno non litigate

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Da settimane sui giornali si discute della (vera o presunta) rivalità fra Matteo Salvini e Giorgia Meloni per il primato nel Centrodestra. Ma siamo poi sicuri che si tratti di un scontro reale e che il Centrodestra sia penalizzato da questa naturale competizione fra i due giovani leader? Anzitutto il fattore umano, anche in politica, conta e nel caso in questione non c'è nessuna ostilità preconcetta o incompatibilità caratteriale fra Giorgia e Matteo. Anzi, pur essendo l'una romana e l'altro milanese (sembrano una perfetta sintesi dell'Italia) condividono una stessa provenienza sociale: quell'appartenenza all'Italia profonda che rende popolari i due giovani leader fra la gente comune, mentre li fa detestare dai salotti che storcono il naso e li trattano con disprezzo.

 

Tale sintonia con l'italiano medio, con gli italiani in carne e ossa e i loro problemi e le loro speranze (un'empatia che la sinistra ha perso da tempo) è alla base dell'azione politica di Salvini e Meloni e delle loro fortune elettorali. Certo, è fisiologico che nella competizione i due talora possano pestarsi i piedi, ma le incomprensioni sono superabili grazie a due tratti - la schiettezza e la lealtà - che ancora una volta hanno in comune. È vero che oggi la diversa collocazione rispetto al governo Draghi (dentro Lega e Forza Italia, fuori Fratelli d'Italia) potrebbe allargare le distanze e, in teoria, potrebbe anche rendere ardua la ricomposizione del centrodestra alle elezioni. Ma la storia dimostra che non è così: i tre partiti del centrodestra hanno avuto collocazioni diverse già nel governo Monti, nel governo Letta e nel primo governo Conte. Poi però il Centrodestra, alle elezioni, ha sempre dimostrato di ritrovare una compattezza a prova di bomba. E non solo per il continuo lavoro di ricompattamento e armonizzazione che fino a qualche anno fa instancabilmente ha compiuto Silvio Berlusconi. Se l'unità non è venuta meno neppure negli ultimi tempi, durante i quali il Cavaliere, per motivi di età e di salute, è stato un po' meno attivo, evidentemente, è perché fra i tre partiti sono ormai condivisi principi solidi e opposti a quelli che uniscono Pd, M5S e Leu.

C'è nel centrodestra un'adesione profonda ai valori tradizionali del nostro popolo, l'attenzione ai temi dell'identità, della famiglia, della difesa degli interessi nazionali e dell'emigrazione. Culturalmente è la difesa delle radici giudaico-cristiane della nostra civiltà. Poi c'è una concezione del tutto opposta a quella di sinistra sul rapporto fra i cittadini e lo Stato (o fra i cittadini e la Ue): per esempio sulla tassazione, sulla proprietà, sulla libera iniziativa, sul lavoro, sull'educazione e sulla cultura. Così oggi, nel caso del governo Draghi, i tre partiti del centrodestra sembrano applicare il motto di un grande stratega militare dell'Ottocento, il generale prussiano Helmuth Karl Bernhard Graf von Moltke: «Marciare divisi, colpire uniti». In effetti la Meloni, fin dall'inizio, ha sottolineato che Draghi non è Conte e che FdI avrebbe appoggiato tutti i temi comuni del centrodestra che eventualmente Lega e Forza Italia avessero portato avanti dal governo. Così il centrodestra - sia di governo che di opposizione - si è trovato unito nell'approvare e nel sostenere certe scelte (come la sostituzione di Arcuri con Figliuolo) o certe prese di posizione del presidente Draghi che vanno nella direzione auspicata dai tre partiti. Il Corriere della sera se n'è reso conto e ieri in prima pagina titolava: «Perché Draghi (a sorpresa) convince anche i sovranisti». Ha scritto Francesco Verderami: «Sarà perché da europeista ha preso a criticare Bruxelles. Sarà perché da atlantista ha spezzato l'ambigua logica dell'equidistanza tra Washington e Pechino adottata dal suo predecessore. Sarà perché in nome dell'interesse nazionale ha iniziato a difendere le aziende italiane dall'espansionismo cinese e pure dalle mire degli alleati europei».

 

Per questi e altri motivi il Centrodestra - per alcuni aspetti pure FdI - «si identifica nell'azione di Draghi, riconosce in certi suoi discorsi lo sdoganamento di alcune loro parole d'ordine. E finisce per testimoniarlo». Certo, non sono tutte rose e fiori. Ci sono anche le spine per il centrodestra, specie nella gestione dell'emergenza sanitaria ed economica, dove il peso delle politiche punitive della sinistra nel governo si sente molto. Anche perché l'"agenda Draghi" per ora non è affatto chiara. Ma pure in questo caso «marciare divisi» può essere utilissimo al centrodestra per poi «colpire uniti», cioè ambire a difendere gli interessi degli italiani. Luigi Curini, politologo della Statale di Milano e visiting professor presso la Scuola di scienze politiche della Waseda University di Tokio, a Italia oggi ha svolto un'analisi interessante: «C'è nel paese una forte richiesta di rappresentanza politica di centrodestra che è ormai da tempo virtualmente maggioranza relativa (se non assoluta). Di fronte a questa crescente domanda che non prende minimamente in considerazione di votare per l'altra parte, che offerta politica c'è?».

L'offerta politica diversificata del centrodestra può intercettare con Fratelli d'Italia il grave malcontento sociale prodotto da un anno di mala gestione della crisi Covid. FdI può così "svuotare" il serbatoio meridionale dei voti del M5S. Ma d'altra parte i ceti produttivi vogliono anche essere rappresentati dove si decide, nelle stanze del governo, e Salvini ha l'opportunità, battendosi con la grinta che lo caratterizza, di trascinare l'esecutivo a sostenere la forte voglia di rinascita del Paese, a far ripartire quella locomotiva produttiva che vuole riprendere la corsa a pieno ritmo e così portare l'Italia nel futuro. La partecipazione al governo di Lega e Forza Italia ha inoltre un potere di deterrenza, per impedire le politiche disastrose per il Paese che, secondo molti italiani, sarebbero fatte da un governo della sola sinistra (come il precedente). Il dialogo fra sinistra e centrodestra può così migliorare tutti e aiutare l'interesse nazionale È una grande sfida. Gli obiettivi che la Lega ha nell'immediato, con Forza Italia, sono legati alle riaperture, allo scostamento di bilancio, alla rottamazione delle cartelle esattoriali e al Recovery plan (su alcuni temi, come la giustizia, il centrodestra può portare anche Italia viva dalla sua parte). È una partita decisiva per il futuro dell'Italia.

 

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