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Coronavirus, scoppia la rivolta dei commercianti: per uno che va in piazza mille soffrono in silenzio

Pietro Senaldi
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La rivolta di chi vuol lavorare e non vuole morire in ginocchio. La manifestazione di ieri dei ristoratori davanti a Montecitorio è degenerata. Dal grido «buffoni, fateci riaprire» si è passati alla forzatura delle transenne e allo scontro con le forze dell’ordine, a due agenti feriti e ad alcuni arresti. Scene analoghe si sono viste in altre città. Usiamo pure due righe per dire che non sono spettacoli edificanti. Ma non è questo il punto. I commercianti furibondi davanti alla Camera non sono i giovani viziati del '68, quelli che Pasolini rimproverava di assaltare, in nome dell'uguaglianza, ragazzi messi peggio di loro. Quella di ieri era una guerra tra poveri: categorie disperate messe in ginocchio da un potere squattrinato e sconclusionato ma arrogante e dispotico che si fa difendere da agenti dei quali si ricorda solo quando ne ha bisogno per salvarsi la pelle.

 

 

 

Il Paese da tempo non è più scomposto tra destra e sinistra; e ora, che da un anno interi settori sono stati messi nell'impossibilità di guadagnare, non è più neppure spaccato tra Nord e Sud. L'Italia è divisa tra i sudditi, spolpati e abbandonati, e lo Stato, che prima pareva fregarsene dei cittadini e ora pare chiaro che non è in grado di fare nulla per loro. Il cambio di governo, senza un cambio di passo nelle misure anti-virus e nei sostegni economici, ha gettato nello sconforto quanti avevano riposto nel nuovo premier ogni speranza. Purtroppo Draghi non è solo, la sinistra delle chiusure lo tira per la giacca e non può permettersi di rischiare sul Covid, perché tutti, il segretario del Pd Letta in testa, gli salterebbero al collo. Però sempre più italiani scalpitano e sempre meno capiscono. Se solo un contagio su mille avviene all'aperto, perché durante la bella stagione bar e ristoranti devono rimanere chiusi? Perché gli ambulanti, in piazza ieri, non possono lavorare?

 

 

 

Troppi divieti sembrano estratti a sorte dal cappello di un matto. Possiamo fare jogging, ansimando come dannati, ma non stenderci a prendere il sole in spiaggia. Ci si può assembrare nei supermercati ma restano chiusi esercizi commerciali dove entrano a dir tanto dieci persone in un giorno. È la follia delle misure anti-Covid che fa ammattire. Le difficoltà economiche sono la miccia, il tergiversare inconcludente del ministro Speranza, incapace di dare una data per le riaperture, e le prime promesse disattese del generale Figliuolo, che continua a spostare un po' più in là le date di una piena vaccinazione di massa, sono il fiammifero che ha acceso gli animi. La sinistra, tanto per cambiare, andrà avanti con il ritornello di Salvini e Meloni che incendiano la protesta, ma la contestazione è spontanea e apolitica. In piazza si vede la punta dell'iceberg. Per uno che si agita, ce ne sono mille che soffrono in silenzio perché talmente sfiduciati da ritenere inutile perfino alzare la voce.

 

 

 

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