Cerca
Logo
Cerca
+

Vaccini, l'Europa è come il Terzo Mondo: perché usciremo dalla pandemia dopo e peggio

 AstraZeneca

Fausto Carioti
  • a
  • a
  • a

C'è un conto semplice, che spiega meglio di tanti discorsi perché l'Unione europea sia così indietro nella immunizzazione dei suoi abitanti, e dunque uscirà dalla pandemia più tardi rispetto al resto dell'Occidente, con più morti, più imprese chiuse e più posti di lavoro distrutti. È il conto della fabbricazione e della vendita dei vaccini. Pensiamo al grano in un momento di (...) (...) grave carestia: si salva dalla fame chi ne produce di più e lo usa per sé anziché darlo ad altri. Ecco: la Ue non solo fa pochi vaccini, ma ne spedisce altrove quattro su dieci. Da queste scelte deriva tutto il resto, comprese le poche dosi somministrate sinora: 53 ogni cento abitanti nel Regno Unito; 47 negli Stati Uniti e appena 17, in media, nei ventisette Paesi della Ue (con l'Italia che se la cava un po' meglio degli altri, per qualche frazione di punto). È stato dato un nome, alla politica di chi mette la salvezza dei propri abitanti prima della "solidarietà" con gli altri Paesi e di tutto il resto: nazionalismo vaccinale. È ciò che facevano gli Stati Uniti con il repubblicano Donald Trump e che hanno continuato a fare col democratico Joe Biden. Sino ad oggi, nei loro confini, sono stati prodotti 164 milioni di dosi (calcolo della società di analisi Airfinity), una ogni due abitanti. È il risultato del progetto Warp Speed annunciato un anno fa da Trump: il governo federale ci mette 12 miliardi di dollari e i privati si buttano ventre a terra nella ricerca e nella produzione del farmaco salvavita. Piatto ricco sul quale si sono tuffate tutte le principali case farmaceutiche.

PRIMA GLI AMERICANI - Fedele al principio «America First» del suo predecessore, Biden sinora non ha esportato nessuna di quelle dosi. Solo negli ultimi giorni, quando ha capito che poteva permetterselo, ha accettato di girare 4 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca - che negli Stati Uniti non è stato ancora autorizzato, e forse non lo sarà mai - a Canada e Messico, come regalo di buon vicinato. Stessa scelta ha fatto Boris Johnson. Dagli impianti del Regno Unito (sempre secondo i dati Airfinity) sono usciti sinora 16 milioni di dosi, pari ad una ogni quattro abitanti, e nessuna di esse ha varcato i confini dell'isola. La preoccupazione del premier inglese è stata quella opposta: importare vaccini, e infatti la maggior parte dei 36 milioni di dosi iniettate ai suoi compatrioti è stata fabbricata all'estero.

POCHE E... REGALATE - L'Unione europea rappresenta un modello opposto a quello statunitense e inglese, sempre ammesso che di modello, per la Ue, si possa parlare. La produzione, intanto, è stata scarsa: 110 milioni di dosi, ossia una ogni quattro abitanti. Lo stesso rapporto che si è visto nel Regno Unito, ma con un'enorme differenza: mentre il governo di Londra ha importato, senza cedere nulla, la Ue ha esportato 46 milioni delle dosi prodotte nel proprio territorio, ossia il 42% del totale. Ha ceduto vaccini allo stesso Regno Unito (oltre 9 milioni) e al Canada e al Messico (7 milioni in tutto, più di quanti ne abbiano avuti dal loro confinante Biden). E poi al Giappone, all'Arabia Saudita, a Hong Kong, Singapore, Cile, Malesia. Bruxelles è stata prodiga persino con gli Stati Uniti, ai quali ha recapitato un milione di dosi. Un comportamento che gli stessi americani non sono riusciti a capire: il New York Times ha dedicato un articolo alquanto perplesso alla Ue, che «esporta milioni di vaccini malgrado la riduzione dell'offerta interna». Dopo tanta imperscrutabile generosità, ai 446 milioni di abitanti della Ue sono rimasti 64 milioni di dosi: una ogni sette di loro. Ci sono altri due grandi esportatori di vaccini. Uno è la Cina, che ha preparato 229 milioni di dosi e ne ha ceduta quasi la metà ad almeno 27 Paesi. Il regime di Pechino intende infatti sfruttare l'opportunità per allargare la propria sfera d'influenza politica, obiettivo ritenuto più importante della immunizzazione dei suoi sudditi. L'altro è l'India, produttrice sinora di 125 milioni di dosi, di cui 55 milioni sono stati esportati. Anche a causa di questa decisione, i casi di contagio e di morte per Covid sono ai massimi livelli da sei mesi, e il governo di Nuova Delhi è sotto accusa per avere messo in secondo piano la salvezza dei propri cittadini.

Dai blog