M5s, Paolo Becchi: "Ecco come Beppe Grillo ora può salvarlo", il fattore che nessuno considera
Questo giornale ha pubblicato un intervento del suo direttore, Vittorio Feltri, al quale ha fatto seguito ieri una lunga risposta di Matteo Salvini. La posizione di Feltri è chiara e coerente da tempo. Sin dall'inizio non ha visto con favore la partecipazione di Salvini a questo governo istituzionale, guidato da Mario Draghi. Il Capo della Lega, come sappiamo, dopo una lunga riflessione interna al suo partito ha deciso invece di aderire a questo governo. Poteva non farlo, come suggeritogli da Feltri, e sicuramente oggi a salire nei sondaggi sarebbe non soltanto Fratelli d'Italia ma anche il suo partito, che invece è in difficoltà. Lo si sapeva però sin dall'inizio che nell'immediato la scelta non sarebbe stata pagante in termini di consenso. Ma la partecipazione al governo Draghi non deve essere vista, a mio avviso, come un investimento immediato, bensì come un investimento sul lungo periodo.
È come quando uno gioca in borsa e compra un titolo in cui crede e d'improvviso quel titolo comincia a perdere un po' del suo valore, non gli conviene a quel punto vendere quel titolo, ma aspettare, perché non è affatto da escludere che nel giro di breve tempo il titolo risalga e superi il valore di acquisto. Insomma, sono stato sin dall'inizio favorevole a questa soluzione e anche oggi la sostengo. Non avrebbe proprio alcun senso, dopo aver fatto questo investimento, uscirne fuori ora. Anche perché l'emergenza sanitaria non potrà durare in eterno, prima o poi ne usciremo e sicuramente chi allora sarà al governo potrà intestarsi il merito di aver portato il paese fuori dall'emergenza. Beninteso, nessuno si aspettava e questo lo devo riconoscere - dal momento che sono stato uno dei sostenitori della decisione di aderire a questo governo - che Draghi fosse così poco "decisionista", che insomma non avesse il coraggio di presentarsi in totale discontinuità con la gestione fallimentare dell'emergenza sanitaria del precedente governo. È incredibile che un banchiere non sia in grado di leggere i dati Istat e di capire che i dati che gli mettono sotto gli occhi sono del tutto inattendibili.
Ad un anno di distanza dal lockdown di Conte, rifare la stessa cosa, addirittura con le autocertificazioni, è un segno della debolezza, della incapacità politica di Draghi. Nessuno si poteva aspettare che Draghi sull'emergenza facesse le stesse cose di Conte, attribuendole a Speranza. Questo va senza dubbio detto e Salvini avrebbe tutte le ragioni per ribadirlo, rimanendo pure all'interno di un governo che non è un governo politico ma un governo istituzionale. E invece anche lui tentenna, a volte dice che saranno i «dati scientifici» a dirci quando potremo uscire. Ma Salvini li ha letti i dati, quelli veri, pubblicati su questo giornale? Oggi non c'è in Italia nessuna emergenza sanitaria. Questo è l'unico dato certo. Ok, gli italiani vogliono per sicurezza i vaccini. Sia giusto o sbagliato, questo richiede oggi il popolo: una vaccinazione di massa. E allora trovate almeno questi cazzo di vaccini, anche in Russia o persino in Cina, se non ci danno quelli americani. E invece, ecco, che di improvviso escono fuori persino le spie russe. Come ai tempi della guerra fredda, così ora al tempo della guerra tra i vaccini, sulla pelle degli italiani. Salvini potrebbe dirlo, non passerebbe certo per un pericoloso sovranista.
Preferisce invece tacere su questo per non urtare Draghi, poi però per renderlo felicissimo va a Budapest. Boh, io consiglierei un minimo di coerenza, stare dentro questo governo per stimolarlo a prendere decisioni risolutive. I risultati verranno dopo l'estate, quando con la campagna di vaccinazione si potrà ricominciare una vita quasi normale, e allora vedremo come sarà la storia dei consensi. Ma c'è qualcosa che, in conclusione, desidero dire. Una provocazione, che però dovrebbe far riflettere. Il problema non è Draghi, il problema è Salvini. È rimasto mentalmente fermo al 2018, ma il mondo è nel frattempo del tutto cambiato. C'è stata di mezzo una pandemia. La sua retorica dei «porti chiusi» è vuota, non funziona più, inadeguata. Vive di tattiche, senza una strategia di lungo periodo. Per questo, tra l'altro, a volte sembra mal sopportare il suo partito al governo. Ma c'è una cosa ancora più grave: Salvini non ha una visione di Paese. Beppe Grillo ha capito che il suo movimento era morto e allora dalle sue ceneri ne ha tirato fuori uno nuovo, puntando tutto sull'ecologia.
Riuscirà in questa impresa? E chi lo sa? Ci sta provando: basta con il vaffa e persino con Rousseau e puntiamo sull'idrogeno verde, sulla fissione nucleare, sulla robotica e sulla digitalizzazione. Non è la decrescita felice, ma qualcosa di diverso. Si è sbarazzato di tanti capi e capetti, e ha messo al loro posto Conte che ora dialoga con Letta. Occhio ragazzi, Letta e Conte non sono Zingaretti e Crimi. Da quelle parti si stanno organizzando, è cambiato tutto, a partire dalle persone. Si punta certo su tante poltrone ma anche sui programmi. Oggi Salvini non ha un programma, ma è convinto che comunque il centro-destra vincerà le prossime elezioni politiche. Siamo sicuro che un vecchio centro destra privo di idee vincerà contro il nuovo centro-sinistra? Si accettano scommesse.