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Magistratura, "una storia deviata". Carlo Giovanardi: "L'errore della politica? Essere succube delle toghe"

Carlo Giovanardi
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Ai deputati e ministri girondini che durante la Rivoluzione francese erano stati eletti nell'Assemblea Legislativa (la Convenzione) l'aver votato assieme ai giacobini la fine della monarchia e l'avvento della Repubblica non fu sufficiente per aver salva la vita. Come è noto infatti fu la stessa Convenzione, su istigazione di Robespierre, a consegnarli nel 1793 al Tribunale Speciale e alla ghigliottina, con l'accusa infamante di corruzione, essendo i girondini favorevoli alla proprietà privata e al decentramento politico amministrativo. Quando dal 2006 al 2008 ho presieduto la Giunta delle autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati, il ricordo di quell'episodio storico mi ha indotto a ricostruire la storia dell'utilizzo nell'Italia Repubblicana di quell'istituto, abrogato nel 1993 al tempo di Mani Pulite, che permetteva di processare un membro del Parlamento solo con l'autorizzazione di Camera o Senato. Verificai così che, dal 1948 al 1993, chi maggiormente era stato protetto dalla immunità parlamentare erano stati, specialmente nelle prime legislature, i parlamentari del Pci, imputati di reati anche molto gravi durante manifestazioni di piazza, blocchi stradali o disordini di tipo sindacale: l'allora maggioranza dei partiti democratici negò sempre l'autorizzazione sul presupposto che si era comunque nell'ambito di un'attività politica. Una volta abrogato nel 1993 l'istituto della autorizzazione a procedere per reati comuni, sotto la pressione di un'opinione pubblica ubriacata da Mani Pulite, l'art. 68 della Costituzione tutela ancora i parlamentari solo per le opinioni espresse, i voti dati e la richiesta d'arresto, mentre l'art. 96 tutela i ministri per reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni. Che uso ha fatto il Parlamento della seconda Repubblica delle prerogative rimaste nella Costituzione? A mio giudizio un pessimo uso anche perché, spariti i partiti della prima Repubblica, le forze politiche della seconda hanno troppe volte ceduto alle sirene del giustizialismo e dell'antiparlamentarismo.

STORIA DEVIATA - Ricordo due esempi clamorosi delle conseguenze catastrofiche di questa rinuncia alla difesa delle prerogative parlamentari e di governo. L'8 novembre del 2011 il rendiconto generale dello Stato fu approvato alla Camera con 308 voti, 8 in meno della maggioranza assoluta di 316, con l'opposizione che non partecipò al voto dimostrando a tutti che Berlusconi non aveva più la maggioranza e costringendolo così alle dimissioni. Ma il governo Berlusconi in realtà aveva cominciato a morire l'11 ottobre dello stesso anno, quando il rendiconto (documento tecnico senza valore politico) era stato respinto alla Camera con 290 voti a favore e 290 contro.

ISTITUZIONI AGGREDITE - Qualcuno notò che Giulio Tremonti stava entrando in Aula e non fece in tempo a votare e Umberto Bossi si era attardato a parlare con i giornalisti alla buvette. Assenze ingiustificabili, dovute a leggerezza, ma ce ne fu una determinante giustificatissima: quella dell'on. Alfonso Papa del Pdl, di cui il Parlamento aveva autorizzato l'arresto il 20 luglio del 2011, che aveva chiesto invano ai magistrati l'autorizzazione a partecipare al voto dell'11 ottobre. Papa fu poi assolto per alcuni reati e altri finirono in prescrizione. La storia di quella legislatura e la storia d'Italia furono deviate da quell'improvvida autorizzazione all'arresto e dal voto mancante di Papa, con l'aggiunta tragicomica che dopo 157 giorni di reclusione la Cassazione annullò l'ordinanza di arresto. L'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini è ormai ospite fisso dell'autorità giudiziaria dopo che con un voto vergognoso in Senato nel luglio 2020 l'allora maggioranza rosso-gialla lo ha consegnato nelle mani della magistratura perché appuri se nel contrasto all'immigrazione clandestina abbia commesso gravi reati. Nel marzo del 2019 viceversa, sempre presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma con una maggioranza giallo verde, l'Aula del Senato aveva negato la autorizzazione a procedere per un analogo caso di accusa a Salvini di sequestro di migranti. Queste incredibili contraddizioni dimostrano come la stragrande maggioranza dei parlamentari della cosidetta seconda o terza Repubblica non ha capito nulla degli insegnamenti dei padri costituenti e della necessità che il Parlamento tuteli con particolare attenzione non tanto i le prerogative del singolo parlamentare, ma l'integrità dell'istituzione da incursioni esterne che modificano il corso della storia. È necessario allora che le culture politiche nate sulle ceneri della Prima Repubblica superino la fase adolescenziale e capiscano che l'autonomia e l'indipendenza del Parlamento e la libertà di azione del governo vanno difese proprio per tutelare la volontà popolare, che si esprime attraverso il Parlamento, dai giacobini di turno, dediti a distruggere per via giudiziaria gli avversari politici.

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