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Vaccino, Pietro Senaldi: "Chi lavora immunizzato per ultimo?", altro disastro della Lamorgese

Pietro Senaldi
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C'è un virus diabolico che è riuscito a sopravvivere al decesso del governo Conte e a contagiare quello di Draghi. È un misto di terrore che toglie lucidità, residui di ideologia giallorossa che fanno a pugni con la logica e desiderio narcisistico di distribuire caramelle per addolcire la cattiva minestra servita che genera caos e discriminazioni. Il dramma è che il virus sta spiegando i suoi malefici effetti sul piano vaccinale, l'unica via di salvezza che abbiamo da che è ormai chiaro a tutti che l'Italia, a differenza di altri Paesi, è incapace di convivere con il Covid, e questo a causa delle istituzioni e di chi le rappresenta, non dei cittadini. Le ultime manifestazioni della grave patologia si sono ravvisate nelle parole di due illustri esponenti della squadra del premier, per storia e autorevolezza superiori ai politici.

 

 

Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, ex prefetto e da sempre donna delle istituzioni, ha dichiarato che entro maggio si procederà a vaccinare gli studenti, perché l'estate è alle porte e i ragazzi vanno più in giro, anche per fare le vacanze all'estero. Il generale Ciotti, direttore della struttura commissariale, un militare che è il braccio operativo del super commissario Francesco Paolo Figliuolo, ha fatto sapere invece che sta studiando tempi e modi per vaccinare i migranti illegali raccolti nei centri d'accoglienza. Se la coppia è su per giù il massimo che abbiamo, si capisce perché siamo messi male. Il governo Conte aveva di fatto lasciato libere le Regioni di vaccinare chi volevano, consentendo a categorie improbabili, dagli avvocati toscani ai dipendenti pubblici sardi, dai giornalisti campani ai tenutari di improbabili corsi a distanza lombardi, di scavalcare ottuagenari e malati.

 

 

Siamo arrivati a chiudere le scuole ma continuare a vaccinare professori e personale amministrativo senza poi neppure riaprire gli istituti, salvo tra una settimana le elementari. Draghi ci ha messo una pezza, istituendo l'età come unico criterio guida delle precedenze, d'altronde in Italia il criterio numerico affidato a un dato certo è l'unico argine contro privilegi e sotterfugi. Ma Lamorgese e Ciotti, forse in cerca di applausi o per un titolo di giornale in più, sembrano voler minare l'equilibro di una profilassi equa e razionale ancor prima di averlo raggiunto. Dopo che, faticosamente e in ritardo, avremmo vaccinato novantenni, ottantenni e settantenni, che rappresentano circa l'80% dei decessi, anziché procedere con il criterio anagrafico si ipotizza di immunizzare giovani e clandestini. E i sessantenni, i cinquantenni, i quarantenni, che corrono più rischi? Si mettano in coda.

 

 

Aver fatto passare raccomandati e supposte categorie di lavoratori indispensabili davanti agli anziani ci è costato qualche migliaio di ottantenne in più morto. E questo ci dice in che riguardo lo Stato tenga la vita dei propri sudditi. Anche solo ipotizzare di vaccinare i giovani, per farli andare in vacanza, e gli immigrati illegali, per dare loro una scusa in più per sbarcare, prima delle persone di mezza età ci rivela quanto lo Stato abbia in considerazione chi lavora e, con il suo sforzo, lo sovvenziona e paga la sanità per tutti. Abbiamo chiamato un banchiere internazionale perché siamo sull'orlo del fallimento. Anzi, saremmo già falliti, e ben prima del Covid, se il medesimo banchiere non ci avesse salvati togliendo il pallino dell'economia europea alla Merkel e alla Germania. Ora ci auguriamo che questo supereroe, messi in sicurezza i nostri anziani, chiuda il ministro Speranza in qualche sgabuzzino e rimetta in carreggiata il Paese consentendo ai cittadini di lavorare e quindi immunizzi chi produce reddito e consuma prima di chi arriva qui non invitato per risolvere i suoi problemi o deve chiedere la paghetta a mamma e papà per andare a fare esperienza in giro.

 

 

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