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Giorgia Meloni "incensata" anche da "Corriere" e "Fatto", Pietro Senaldi: "Perché in molti ora puntano su di lei"

Giorgia Meloni  

Pietro Senaldi
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C'è abbondanza di Meloni sotto il sole. Il periodo di piena maturazione del frutto è giugno, ma la stagione dell'omonima leader politica sembra invece durare tutto l'anno; anche se, stando all'andamento dei sondaggi, è probabile che tra due o tre mesi la raccolta di Giorgia sarà ancora più ricca di oggi. È di qualche giorno fa la notizia che Fratelli d'Italia è diventato il primo partito in Meridione, feudo grillino e prima forzista. Su scala nazionale ieri il sondaggio di Swg per il Tg7 dava la destra al 17,7%, come terza forza sopra M5S, ma è un attimo agguantare il Pd, attualmente secondo al 18,8.

 

 

Guido Crosetto, fondatore di Fdi e factotum extraparlamentare del partito, ha confessato proprio a Libero che in meno di due anni la Meloni potrebbe arrivare a superare il 25% dei consensi e, sommata alla Lega, ottenere la maggioranza assoluta alle prossime elezioni. Fantasie? Più corretto chiamarle grandi ambizioni. Sulle ragioni del boom si è scritto molto. La coerenza della leader, che si traduce in affidabilità, viene indicata come uno dei segreti del successo, oltre a quel difficile equilibrio trovato da Giorgia tra grinta e moderazione, rottura delle regole e competenza. Si cresce poi sempre anche riempendo i buchi che si creano, quindi erodendo uomini e classe dirigente a Forza Italia e fornendo risposte all'elettorato grillino deluso, perché chi ottiene consensi distribuendo prebende non raccoglie mai gratitudine nel seggio, giacché ciò che è regalato appare dovuto agli occhi dei beneficiati.

Poiché poi in politica i partiti o salgono o scendono, ma non restano mai fermi, è inevitabile che qualche cosa perduta dalla Lega sia andata a Fdi, premiata in questo momento dalla circostanza di essere la sola forza d'opposizione. La scommessa di Salvini sul governo è da valutarsi in tempi medio-lunghi: la Lega ha deciso di darsi un profilo più istituzionale, per tranquillizzare l'elettorato settentrionale e imprenditoriale, che però soffre molto le chiusure di Draghi, contagiato negativamente dal ministro Speranza, che batte la strada del terrore più che della prudenza.

SOLA MA AUTOREVOLE
Quel che non era prevedibile è che la Meloni riuscisse a guadagnare credibilità e autorevolezza mettendosi, sola, contro il governo di tutti, retto da Mario Draghi, il banchiere appena un gradino sotto Dio. Invece tocca constatare che a Fratelli d'Italia l'impresa è andata in porto e ieri lo si è potuto toccare con mano. Il Corriere della Sera ha dedicato il proprio editoriale, firmato da Ernesto Galli Della Loggia, uno dei più prestigiosi e storici commentatori della testata, alla metamorfosi di Fdi, sotto il titolo «Quella destra moderna che serve al Paese». E perfino il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio si è inchinato a Giorgia pubblicando un'intervista della femminista cattolica Lucetta Scaraffia che contrapponeva «la destra delle donne leader» alla «sinistra delle figurine figlie dell'orribile scelta dem delle quote rosa».

 

 

L'intellettuale indica la missione di Fratelli d'Italia, «non più considerabile come partito neofascista», nella «rappresentanza di una destra conservatrice capace di garantire e mantenere coesione sociale e principio di solidarietà senza cascare nella dimensione puramente assistenzial-monetaria nella quale si è persa la sinistra». La professoressa afferma che «le donne di destra, e fra queste la Meloni, hanno fatto carriera dimostrando capacità e sostanza politica, grazie alla mancanza delle quote rosa, che sono un cartello ipocrita organizzato per selezionare le favorite dai maschi». Sembra passato un secolo da quando, sulle colonne di Repubblica, un anno fa, il Francesco Merlo parlante definiva sprezzante Giorgia «reginetta di coattonia».

PIÙ DI DUE RONDINI
Non sono queste due rondini sole a dirci che per Fdi è arrivata la primavera. Con i loro paraocchi ideologici, i giornali di sistema, e quelli di finta rottura, non prevedono nulla, ed è già molto se prendono atto tardivamente e malvolentieri di fenomeni che hanno contrastato in ogni modo fino a un minuto prima, come l'ascesa della Meloni. La leader di Fdi si è fatta da tempo un curriculum internazionale. L'anno scorso è stata ospite d'onore negli Stati Uniti e ha parlato alla convention di Trump, è da sei mesi presidente dell'eurogruppo dei Conservatori e Riformisti a Bruxelles, si è di recente iscritta all'Aspen Institute, l'associazione privata internazionale che mira a promuovere le leadership illuminate nel mondo.

 

 

Sta studiando da premier e nessuno potrà mai accusarla di non avere contatti a livello mondiale, refrain che la sinistra scarica contro chiunque la batta, perfino se si tratta di Berlusconi. Ma è soprattutto in Italia dove è cambiato il clima. La Meloni incontrerà a breve il sottosegretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, il braccio destro del Papa. C'è tutto un mondo che si sta preparando a quello che accadrà dopo le elezioni Politiche, che siano il prossimo anno o nel 2023, e sta cercando di accreditarsi. Davanti all'ufficio parlamentare di Giorgia, che dalla sua terrazza domina Roma, c'è una lunga fila di politici, imprenditori, banchieri e anche autorità di altissimo livello. Tutti interessati a capire cos' ha in testa la leader di Fdi, e molti anche ansiosi di salire sul carro.

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