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Pasqua, Cristo risorge e Mario Draghi seppellisce gli italiani in casa: che delusione

L'Italia verso un nuovo lockdown

Renato Farina
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C'è una differenza tra la settimana santa, come la tradizione cristiana insegna ed è confermato anche quest' anno dal calendario che non è mai stato così bugiardo, e quella che nel 2021 ci capita di vivere. La Pasqua arriverà, ovvio, ci saranno le colombe e le uova di cioccolato, questo è sicuro. Ma la sorpresa lo sappiamo già: è un fine pena mai, dato che chi comanda l'Europa e l'Italia sta procedendo tetragono con questa terapia di cedimento alle esigenze del virus invece che a quelle della primavera più inutile del millennio, che secondo la canzone e la natura invita ad "aprire le finestre al primo sole". Qui ci stanno inchiodando nelle bare metaforiche degli appartamenti dopo che tanti nostri cari sono stati portati via nelle assi di legno. Qualcuno deve pur curare la depressione nervosa, preoccupandosi della salute mentale del popolo, e del conto in banca in rosso, molto più in rosso delle zone rosse, di tante famiglie disperate.

 

Il rapporto costo benefici siete sicuri, o grandi scienziati del menga, che militi a favore dei vostri blocchi di movimento, con l'Ikea aperta alle folle e il bar sotto casa chiuso, anche se sanificato soprattutto dalle lacrime ormai profumate di amuchina? Non riusciamo a capacitarci perché un metodo che ci ha portato al record di mortalità e di denatalità sia ancora applicato con cura, come se la pioggia fosse coincisa con l'immersione nella piscina della salute e non del disastro. Gli italiani non negano la perniciosità del virus. Ma non capiscono perché a questa cattiveria della natura si debba aggiungere la perversione cieca della lotteria dei colori, persino truccata, perché poi si sa che esce sempre il rosso. Non abbiamo nessuna voglia di incoraggiare alcuna minimizzazione della pericolosità del Covid. Ma non è che siccome il nemico è cattivo l'unica risorsa è seppellirci in casa, invece che sanificare aerando le scuole, moltiplicando i mezzi pubblici, cambiando i protocolli per chi si ammala in casa e oggi si lascia solo con la tachipirina. Poi si lamentano se arrivano in troppi in terapia intensiva.

 

 

EUROPA FALLIMENTARE - La liturgia ha rinnovato ieri e rinnoverà domenica la memoria di quanto accadde a Gerusalemme due millenni fa. Non vogliamo confondere i tempi escatologici con la nostra misera vicenda transeunte. Ma paragonarci con l'esplosione di vita della Resurrezione sgomenta noi povericristi. Niente resurrezione per l'Italia. Quella è rimandata. È sempre rimandata. Siamo stufi tutti che sia rimandata. Che l'unico verbo in uso sia l'indicativo futuro, o meglio ancora il condizionale, e pure questo allungato il più in là possibile. È vero che è già domani, e bisogna oggi farci trovare pronti per quando cadranno le barriere che ci soffocano. Ma accidenti. Come si fa a preparare il domani se non si apre neppure uno spiraglio alla luce? Nessuno che dica: adesso! Quando si rimboccherà le maniche la famosa resilienza che a furia di nominarla e dire un-attimo-e-ci-siamo si è resa ridicola come i sogni degli ubriachi? Lo stormire delle campane nella notte di Pasqua si spargerà su città allucinate dal coprifuoco.

Niente processioni con gli ulivi, né vie crucis, come lo sci, come le nuotate (senza voler mescolare il sacro e il profano, ma per una volta sono appiattiti entrambi al suolo del non-si-fa). Il riprendere delle attività con un minimo di ritmo, tale che sia sufficiente a mantenerci, è spostato continuamente più in là. E il fatto che ora lo dica Draghi dopo Conte, ci è sì di sollievo perché almeno Supermario qualcosa nella vita ha dimostrato di saper combinare, ma ci aspettiamo di più. Altro che ricalcare con maggior autorevolezza le impronte del predecessore. Forse è troppo presto per pretenderlo? Okei. È più tosto verso l'Europa, minaccia invece che acciambellarsi come mister Pochette ai piedi della ciurma fallimentare insediata lassù. Ma il tempo si fa breve, come ha segnalato anche la giornata di ieri che si è ristretta a 23 ore. Dia dei colpi forti per sostenere il desiderio degli italiani di rinascere, invece che picchiare sulla testa di Salvini ad uso degli ex-giornaloni, oggi nani, ma con la stessa prosopopea dell'epoca d'oro.

 

 

NUMERI A CASO - Comprenda il nostro stato d'animo. Prima ci era stato detto che a primavera saremo tutti vaccinati. Poi dopo il fiasco dell'approvvigionamento si è spostato il d-day all'estate. E noi cretini a immaginarci che l'estate sia luglio. Invece Roberto Speranza al Messaggero fa sapere che essa si conclude a settembre, e per arrotondamento al 30 settembre. Facciamo finta di crederci. Vuol dire tra sei mesi. 180 giorni. Se in aprile si faranno mezzo milione al dì, dove li trova 90 milioni di italiani, anzi 100 visto che nove milioni sono già stati immunizzati, e un venti per cento presumibilmente non si farà pungere? Uno legge queste cose e si sente cadere le braccia. Tanto più che queste affermazioni sono accompagnate da sorrisi radiosi, perché qualche psicologo deve aver comunicato alla nota testa d'uovo di estrema sinistra lucana che bisogna promettere, come insegnava il vate Lenin che al popolo bue bisogna dire che il sol dell'avvenire già brilla oltre le dune del deserto dei Gobi.

 

 

Il fatto è che non ci crediamo più. Speranza è esattamente colui che a settembre aveva pronto un libro, già impilato in magazzino, dove assicurava che avevamo sconfitto la bestia, grazie a lui oltretutto. Batta un colpo presidente Draghi. Salvò l'euro promettendo in inglese che «avrebbe fatto tutto il necessario» per difenderlo. Questo va bene per influenzare benevolmente i mercati, ma agli italiani ora questo gli fa un baffo purtroppo, e sembra tanto la ripetizione stucchevole del Gattopardo che il cambio è per far credere che cambi tutto, ma non accade niente. Se non muta qualcosa nella strategia, magari copiando persino dalla Merkel, che non ha avuto paura di rimangiarsi le chiusure pasquali, chi non muore di virus entrerà in catalessi come le mosche avvolte dalla ragnatela in attesa di essere divorate se non dal Covid dalla rapace concorrenza economica dei Paesi che già adesso affilano il pungiglione, e saranno spietati nel colonizzarci e sottometterci, secondo la bronzea legge dei rapporti di forza i.

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