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Il coronavirus ci ha impoverito? L'ipocrisia di chi si lamenta in tv: ecco i loro stipendi

Nicola Apollonio
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Di sicuro, in quest’anno di pandemia che ha seminato morte e disperazione, le famiglie meno agiate, quelle che pur avendo casa e lavoro non sanno più com earrivare alla fine del mese, sono decisamente in aumento. I nuovi poveri, li chiamano. Una fascia sociale che le statistiche danno in continua crescita, oscillante fra i quattro e i cinque milioni di persone. Per l’Istat, c’è gente che fa davvero fatica a mantenere uno standard di vita minimamente accettabile, gente che non ce la fa più a riempire nemmeno il paniere di beni di prima necessità. Certo, è anche colpa di certe politiche nazionali che non sostengono come dovrebbero i redditi delle persone e delle famiglie, per cui il famigerato “reddito di cittadinanza“ ha assunto il valore di una mancetta di poco conto, quando invece bisognerebbe varare altre misure di contrasto alla povertà.

 

Un esempio? Valorizzare e sostenere le piccole e medie imprese, quelle che davvero avrebbero l’opportunità di aumentare l’occupazione evitando che gli esponenti del vecchio ceto medio finiscano ogni giorno per fare la fila alle mense della Caritas. Ora, dinanzi alla desolazione di un quadro assai preoccupante qual è quello dell’attuale società italiana, ci sono dei personaggi che, pur dichiarando redditi al di sopra della norma, pur mostrandosi spesso e volentieri con la medaglia sul petto dei cosiddetti privilegiati, vanno in televisione e versano lacrime di coccodrillo in favore (?) di chi non sa più nemmeno come pagare la bolletta della luce e quella del gas. Sono professori universitari come l’ex ministro Fornero, la gentile signora che nel governo di Mario Monti firmò la riforma del mercato del lavoro, oggetto di numerose critiche da parte dei partiti di opposizione, dei sindacati e delle forze della sinistra extraparlamentare, soprattutto per quanto riguardava le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

 

Con le tasche piene di euro, s’affacciano al balcone della televisione e pontificano a difesa di una povertà dei cui bisogni non conoscono né la portata né le effettive capacità di contrasto. Sono giornalisti come Giampiero Mughini che si fanno cucire dal proprio sarto di fiducia due giacche in una e sono esperti virologi - più o meno sempre gli stessi - che per queste loro performance incassano dai mille ai duemila euro per ogni apparizione. Sono sociologi,matematici, sindacalisti, apprendisti stregoni, politicanti senz’arte né parte che alla fine del mese mettono in tasca qualcosa come quindicimila euro. Sono loro che hanno la faccia tosta di andare in televisione con addosso la peggiore maschera dell’ipocrisia che c’è sul mercato per sollecitare eventuali interventi di contrasto alla povertà da parte di questo o quel governo che loro stessi hanno voluto e sostenuto.

Bla bla bla. A volte, non sanno neppure formulare un’analisi quantitativa e qualitativa dei fenomeni che determinanola povertà, quella stessa povertà che Giggino Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi diceva di avere finalmente sconfitto. Ma a lorsignori cosa importa se gli “esodati” hanno risolto oppure nolaloro condizione di exlavoratori senza stipendio e senza pensione? Cosamai può interessare (solo a chiacchiere) se la cassa integrazione è stata o no pagata? E di quei lavoratori sbattuti sulla strada dall’azienda straniera che ha deciso di chiudere i battenti, si pensa davvero che agli “opinionisti“ interessi qualcosa? O meglio:interessa parlarne,magari a casaccio. L’importante è l’assegno (o il bonifico) che incasseranno per la loro (inutile?) presenza.

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