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Vittorio Feltri e l'export dei vaccini: "Ce ne fot*** degli italiani, non ho parole ma solo parolacce"

Vittorio Feltri
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L'elemento dominante dei nostri governanti, di qualsiasi colore politico, è la stoltezza. Le prove di una generale incapacità di affrontare i problemi sono numerose, ma l'ultima in ordine di tempo è addirittura clamorosa. Tutti sono al corrente che la nostra grana maggiore è costituita dal fatto che scarseggiano i vaccini. Le regioni non sono in grado di soddisfare le richieste di immunizzazione per motivi concreti: non dispongono di un numero soddisfacente di dosi.

L'Europa si è volontariamente incaricata di fornirne ai vari Stati membri, tuttavia non è riuscita nell'intento per conclamata inettitudine, mentre molte Nazioni nel mondo, agendo in proprio, sono state all'altezza di accaparrarsi il farmaco in abbondanza e adesso sono pressoché salve. Mercoledì, però, in Italia si è scoperto un caso agghiacciante. Ad Anagni, nel Lazio, sono state trovate addirittura 29 milioni di dosi di AstraZeneca, confezionate in loco e in procinto di essere spedite in Belgio e in Africa. Nel nostro Paese ne rimarrà una quantità irrisoria poiché nessuno, ossia né l'Ue né Roma, ha avuto la prontezza di aprire il portafogli e di acquistarne per uso interno. In sostanza, noi cretini confezioniamo il prezioso prodotto, incassiamo i proventi della lavorazione e invece di trattenerlo, pagandolo per quanto vale, lasciamo che venga esportato altrove, fot***ne allegramente degli italiani.

 

 

Mi domando perché l'esecutivo abbia trascurato di impossessarsi della bellezza di 29 milioni di iniezioni che avrebbero consentito di porre in sicurezza il 50 per cento della popolazione, e di mandare al diavolo le disposizioni idiote di Bruxelles, causa di ogni guaio patrio. Naturalmente non c'è un solo rappresentante delle istituzioni di casa nostra che si degni di chiarire come possa essere avvenuta una cosa tanto grave. Troppo tardi per metterci una pezza, dal momento che i contratti con l'estero ormai sono esecutivi e non sono modificabili a nostro favore. Eppure Palazzo Chigi, pur avendo nel frattempo cambiato presidente, avrebbe l'obbligo, non soltanto morale, di spiegare l'accaduto, e magari di dirci come intende agire per rimediare all'assurdo disguido.

Non ce l'abbiamo con Draghi, privo di colpe in questa vicenda scandalosa, però sarebbe interessante sapere come procederà da adesso in poi per acquisire il formidabile antidoto al Covid che continua a uccidere uomini e donne, specialmente le persone anziane, e a soffocare l'economia. Non sarebbe inoltre sgradito che il ministro della Salute, Roberto Speranza, si decidesse a dimettersi per manifesta inidoneità. Nota finale.

 

 

Esistono i no-vax e bisogna tollerarli in base a un principio di libertà, compresa quella di essere imprudenti. Ciascuno fa di testa sua, e va bene, ma a patto che sia pronto a pagare di persona per le proprie scelte. Un esempio. Oggi il nostro titolo di apertura è dedicato a un infermiere, non vaccinato, il quale ha contagiato tredici pazienti. Questo signore ora sarà curato a spese nostre. Sbagliato. Chi non si immunizza invece deve arrangiarsi a saldare il conto dell'ospedale che lo guarisce, per di più deve risarcire la gente che ha infettato. È una questione di giustizia. Se io non ho l'assicurazione dell'automobile e investo qualcuno, sono costretto a versargli denaro di tasca mia. Il medesimo principio va applicato alla diffusione del virus.

 

 

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