Vittorio Feltri e le toghe: "Palamara matto e Sallusti dissennato? Non credo. Mi chiedo perché Mattarella taccia"
Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, ha scritto un libro-intervista con Luca Palamara, il magistrato più famoso d'Italia per aver vuotato il sacco delle schifezze prodotte dall'Ordine giudiziario in vari momenti e circostanze. Naturalmente noi poveri tapini non siamo in grado di appurare se tutto quanto è stato inserito nel volume risponda a verità. Ma così, a fiuto, siamo propensi a credere che il testo, dalla prima all'ultima parola, sia un condensato di fenomeni accaduti sul serio. Inoltre, ad avvalorare la nostra supposizione c'è il fatto acclarato che nessuno di coloro citati nel volume abbia sporto querela per diffamazione, nonostante esso sia in circolazione da un mesetto e in testa alle classifiche delle opere editoriali più vendute.
Se fosse una raccolta di balle, ovvio che invece sarebbe al centro di mille cause. Niente. Le vicende narrate da Sallusti non sono state contestate da alcuno. La corporazione dei giudici non ha aperto bocca, non si è difesa, non ha replicato. E pensare che le pagine, molte, raccontano scandali che fanno accapponare la pelle. Io lettore, diciamo pure sgamato, sono rimasto basito e sarei ansioso di leggere qualche replica difensiva da parte dei protagonisti delle porcate.
A questo punto mi domando: se Palamara fosse stato un matto e Sallusti un dissennato, almeno un cane avrebbe abbaiato? Silenzio totale. Nessuno si degna di smentire o almeno di protestare. Macché, tutti zitti e con la coda tra le zampe come se la confessione di Palamara fosse un libro giallo avulso dalla realtà. Eppure sono curioso di sapere come certe denunce sono state accolte dalle toghe, molte delle quali tacciate quantomeno di complicità con i registi del sistema. Però il particolare più strano, incomprensibile, è che nemmeno Sergio Mattarella ha battuto ciglio, come se la grave questione non lo riguardasse, mentre egli, in qualità di presidente della Repubblica, è anche presidente del Consiglio superiore della magistratura. In altri termini è il capo delle toghe.
Tuttavia non ha sentito l'esigenza di fare chiarezza mediante una indagine finalizzata a stabilire la verità. Non importa quale. Magari i giudici sono tutti santi se non proprio beati, noi non intendiamo gettare la croce su alcuno, ma avremmo il diritto di scoprire se Palamara e Sallusti sono fuori di melone oppure si sono limitati a diffondere ragionevolmente le nefandezze commesse dalla casta giudiziaria. Alla prima carica dello Stato non mancano gli strumenti per capire cosa sia successo e magari provvedere a dare una ripulita in una casa che è pure sua.
Con chi era a cena Luca Palamara quando la cimice "si è spenta": un caso? Indiscrezioni pazzesche