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Laura Boldrini, la "dama del buonismo" che dimostra tutta l'ipocrisia della sinistra

Laura Boldrini

Giovanni Sallusti
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Stavamo quasi per convincerci che l'espressione «radical chic» fosse ormai un riflesso superato, una scorciatoia ad uso di fogliacci reazionari come Libero, quando in pochi giorni sono arrivati Laura Boldrini ed Andrea Scanzi. La gran dama per eccellenza del buonismo progressista e la penna per eccellenza del conformismo giallorosso. Che ci hanno definitivamente dimostrato il contrario: il termine, immortale calco di Tom Wolfe per descrivere le moine della sinistra a ogni latitudine, mantiene intatta tutta la sua attualità, con tutto il bagaglio di ipocrisia, doppia morale, scissione tra teoria e prassi. La Madonna pellegrina delle «battaglie di genere», del «multiculturalismo» e di altra paccottiglia politically correct, sarebbe avvezza a sottopagare e vessare le donne che lavorano con lei, dalla collaboratrice domestica moldava costretta a rivolgersi al Caf per farsi sborsare la liquidazione all'assistente parlamentare svilita a tuttofare e guardarobiera. Nel frattempo, ovviamente, era tutto un twittare sul gap salariale a svantaggio delle signore e un mandare comunicati contro il capitalismo sfruttatore.

 

 

La parodia lampadata di Travaglio, uno che parla di «questione morale» anche quando (spesso) si guarda allo specchio, è al centro di una tristissima storia di un vaccino fatto un po' così, dichiarandosi prima «caregiver» (colui che assiste famigliari malati), poi «panchinaro» del siero (categoria inventata all'occorrenza), infine assicurando che «gli italiani dovrebbero ringraziarmi» per lo spot pro-AstraZeneca (immaginiamo anche quelli in teoria privilegiati ancora privi di iniezione). Se decidesse di applicare a se stesso i propri canoni da Torquemada social, dovrebbe ammanettarsi da solo in diretta Facebook.

 

 

Glielo fa notare una nemica storica come Maria Elena Boschi: «Non aveva nessun titolo per saltare la fila: ha fatto prevalere la sua arroganza, le sue paure, le sue menzogne. Ormai è chiaro che tipo di moralismo senza morale abita la redazione del Fatto Quotidiano. Ma la Rai? Chi ha deciso che dobbiamo pagare il canone per un bugiardo come Scanzi?». La renziana si riferisce alla presenza retribuita del nostro a Cartabianca della Berlinguer, uno dei più chic tra i pulpiti radical chic. Esistono ancora, eccome, anche se nemmeno Tom Wolfe poteva immaginare arrivassero alle vette tragicomiche di Laura&Andrea.

 

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