Vittorio Feltri contro Enrico Letta: un leaderino che non può avere successo
Bisogna dare atto a Zingaretti di aver compiuto una cosa buona e giusta: dimettersi da segretario del Partito Democratico. Lo ha fatto all'improvviso e ha resistito alle pressioni di coloro che volevano trattenerlo. Probabilmente ha capito che il partito è in disarmo e sarà difficile anche per il nuovo capo salvarlo. Basti pensare che i sondaggi, i quali non sono il verbo ma servono a misurare la febbre all'elettorato, attribuiscono più consensi a FdI che non al Pd.
Questo per illustrare quale sia la situazione odierna. Ora, dopo sette anni di purgatorio, torna al Nazareno Enrico Letta, persona perbene, eppure con un temperamento che pare fragile, non idoneo a fare di lui un condottiero. Ne conosciamo la storia di leaderino e per questo dubitiamo che egli possa avere successo. Però è soltanto una nostra opinione e forse è sbagliata. Ciò che invece è un fatto dimostrato è che gli eredi del comunismo e della Dc di sinistra non hanno una struttura politica. Essi stessi ignorano chi siano e dove intendano andare. Vivono alla giornata come un gruppo di clochard, chiedono di avere per carità qualche poltrona governativa, non sanno se stare dalla parte del popolo o da quella della borghesia, non hanno un programma e se ne individuano per caso mezzo non riescono a realizzarlo. Non sono né carne né pesce e campano alla giornata in attesa di eventi.
Poveracci, la loro specialità è sbandare e non si accorgono che prima o poi andranno a sbattere contro il muro. Un tempo lontano, quello di Botteghe Oscure, della religione marxista, disponevano di una organizzazione efficiente che nascondeva il vuoto di progetti. Adesso invece sembrano una bocciofila di periferia incapace perfino di allestire la festa delle salamelle. Farebbero tenerezza se non avessero conservato una dose massiccia di presunzione, direi di spocchia, tanto è vero che pretendono di insegnare agli italiani come debbano parlare.
Hanno dichiarato guerra al dizionario della nostra lingua, non risparmiano intemerate a coloro che adoperano il termine "neg***" in luogo di nero, o tirano una battuta sui gay violando il codice del politicamente corretto. Non solo, praticano in modo becero il femminismo d'antan e si atteggiano a personcine culturalmente evolute quando - misere - si erano ridotte a farsi rappresentare da Zingaretti il quale con l'erudizione ha il medesimo rapporto che ho io con l'astrofisica. Onesto tuttavia è riconoscere che il problema dell'ignoranza non è tipico del Pd bensì di tutti i partiti.
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A piangere è la politica, la quale ha disperso quasi interamente il capitale intellettuale della Prima Repubblica, che aveva tanti difetti ma non considerava la sintassi un pregiudizio borghese. Occorre precisare che Letta non è uno sprovveduto, eppure se anche metti Toscanini a dirigere la banda degli zufoli la musica non migliora.