Raoul Casadei, ecco perché è stato ucciso: quel vaccino che non è arrivato
C'è poco da discutere. La morte di Raoul Casadei era evitabile. Il re del liscio era stato ricoverato il 2 marzo all'ospedale di Cesena. Ha combattuto, ma alla fine ha vinto il Covid. Il tutto perché non ha beneficiato del vaccino, che secondo i piani gli 80enni avrebbero dovuto già ricevere. Brutto da dire, ma se fosse stato in Gran Bretagna sarebbe ancora vivo l'artista nato a Gatteo Mare il giorno di Ferragosto del 1937.
È stato ucciso. Non c'è un solo colpevole, perché i colpevoli sono tanti. Ma forse il killer è la cosiddetta burocrazia, la quale ci ha portato a ritardi insopportabili nella consegna dei vaccini alla Ue e quindi all'Italia. Per non parlare della lentezza nell'esaminare i vaccini da parte dell'Ema, ovvero l'autorità sanitaria continentale. E che dire dello scarso personale disponibile a inoculare una dose? Raoul Casadei portò al successo internazionale "Romagna mia", vendendo 4 milioni di dischi Ieri l'Istituto nazionale di sanità ha fatto sapere che una persona su tre nella fascia 80-89 anni ha già ricevuto almeno una dose di vaccino. «Analizzando i dati per fascia di età - si legge nel consueto report settimanale - il gruppo che in proporzione ha ricevuto il numero maggiore di dosi è la fascia dei 90 anni (il 40% circa ne ha ricevuta almeno una), seguito dalla quella 80-89 anni (il 32% almeno una)».
Peraltro, sottolinea il rapporto, analizzando il numero di casi di infezione da Covid nella popolazione suddivisa per fascia di ultraottantenni, è attesa una diminuzione di casi e di gravità delle infezioni nelle prossime settimane in risposta all'aumento della copertura vaccinale. Bene, però siamo fermi a un solo vaccinato su tre sopra gli 80 anni. Le promesse erano altre. Tre gennaio 2021. «Vaccino da febbraio agli ultra 80enni, poi i prof», affermava l'allora super commissario, Domenico Arcuri: «Il piano precisa le categorie in ordine di tempo: prima medici, infermieri e personale operante nei presidi ospedalieri e ospiti di Rsa (un milione e 800mila persone).
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Si prosegue già dal prossimo mese di febbraio con le persone che hanno più di 80 anni, poi con operatori servizi pubblici essenziali, personale docente e non docente perché le scuole possano funzionare in sicurezza, forze dell'ordine, fragili e detenuti». Il concetto è ribadito il 7 gennaio. «Da febbraio inizieremo a vaccinare le persone con più di 80 anni», confermava Arcuri, rivendicando che rispetto alla popolazione «siamo il primo Paese in Europa per numero di vaccinati».
Non era l'unico l'ex super commissario a promettere vaccini agli over 80. A metà gennaio il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, sosteneva che «entro fine mese o inizio febbraio comincerà la fase di vaccinazione degli over-80. Per ora le tabelle di marcia vaccinali sono rispettate e addirittura anticipate». Poi abbiamo letto tutti dei ritardi sulle consegne da parte di Pfizer e di Moderna, ovvero gli antidoti giudicati idonei per i più anziani.
Così la regione Emilia Romagna a metà dello scorso mese aveva comunicato che solamente «da lunedì 1 marzo le persone nate dal 1937 al 1941» potevano prenotarsi per il vaccino. Ecco, Casadei era del 1937. Peccato che martedì 2 sia stato ricoverato per il Covid. Per cui tanto valeva prenotarsi... Se fosse stato un suddito della Regina d'Inghilterra invece, per quel 2 marzo avrebbe già ottenuto una dose, buona come il pane per evitare complicazioni.
Il crollo di terapie intensive e di morti nel Regno Unito, campione di sommistrazioni, sono sotto gli occhi di tutti. Il problema è che come Casadei ce ne sono migliaia, ultraottantenni che muoiono per non aver ricevuto, appunto, almeno una dose di vaccino. Ricordiamolo: l'età media dei morti è di 81 anni in Italia. Quanti defunti dobbiamo ancora piangere?
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