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Coronavirus, Paolo Becchi smaschera il metodo Draghi: "Nuovo cuoco, stessa ricetta"

 Mario Draghi

Paolo Becchi, Giuseppe Palma
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È già passato un anno ed è un incendio cantava Domenico Modugno. Esattamente dopo dodici mesi dal primo lockdown nazionale del 12 marzo 2020, ieri il Consiglio dei ministri ha varato un decreto-legge con cui riproduce pressappoco la stessa linea dura di un anno fa. Non è cambiato nulla, da lockdown in lockdown l'emergenza è diventata permanente. In un anno non abbiamo imparato niente, se non a chiudere le città come si faceva nel Seicento. Draghi oltre a avere reso irreversibile l'euro vuole ora rendere irreversibile anche l'emergenza? Stavolta, a dire il vero, il governo ha avuto quantomeno l'accortezza di evitare lo strumento del dpcm e ha varato un decreto-legge, cioè un atto avente forza di legge che il Parlamento potrà modificare e convertire in legge entro sessanta giorni. Non più dunque un atto amministrativo di Palazzo Chigi ma un atto che vede la partecipazione collegiale di tutto il governo e l'intervento a posteriori delle Camere. Col dl Draghi ha coinvolto i partiti di governo, rispondendo positivamente alla richiesta della Lega di accantonare i dpcm, ma nessuna forza politica di maggioranza (Fi e Lega compresi) si è differenziata rispetto alla linea del rigore. In questo modo il premier rende corresponsabile anche il "centrodestra" governativo. L'impressione che se ne ricava è che tutti i partiti di governo siano favorevoli alla continuazione della politica fallimentare del precedente esecutivo, con l'unica differenza che almeno le forme siano state rispettate. Ma è poca cosa. La Lega di Salvini non ha firmato una cambiale in bianco e se Draghi continua la stessa politica di Conte dovrebbe comportarsi così come si comportava con Conte. Detto tra parentesi: i "ristori" sono fermi da oltre un mese e manca una visione economica di lunga durata che possa far ripartire il Paese e l'economia reale. Ok, ci sono le vaccinazioni, ma non bastano a far ripartire l'economia. Chiusa parentesi.

 

 

 

Misure peggiorative

Il decreto-legge, a cui seguirà forse un dpcm di attuazione, prevede dal 15 marzo al 6 aprile misure restrittive addirittura peggiorative rispetto al lockdown di novembre, viene infatti introdotto ex lege il pilota automatico della zona rossa ove si superasse la soglia di 250 positivi su 100 mila abitanti, mentre le zone gialle scompaiono per magia verso l'arancione. In zona rossa vengono chiusi negozi, barbieri, palestre, piscine, centri estetici e pure gli asili nido, scuole, tutto come a marzo scorso, mentre per bar e ristoranti resterebbe l'asporto entro una certa ora (18 per i bar, 22 per i ristoranti). E torna pure l'autocertificazione per muoversi in zona rossa per motivi lavorativi o di salute. Un incubo. "L'incubo di Foucault", per ricordare il titolo del libro di uno dei due autori di questo articolo. Infatti i dati sulla pandemia non sono drammatici come quelli del 2020. Il tasso di positività degli ultimi giorni non va mai oltre il 7-8%, mentre il numero dei morti non raggiunge le 400 unità giornaliere, e si tratta di un dato falso che non è stato contestato da nessuno. A novembre il tasso di positività era arrivato addirittura al 19% con 600-800 morti al giorno, mentre a marzo scorso era ben oltre il 20% con 800-1.000 decessi giornalieri. Dove sono le ragioni scientifiche per il nuovo lockdown? La politica, quella dei "migliori", non ha fatto altro finora che abdicare agli "esperti", esattamente come aveva fatto la politica dei "peggiori". Il problema, si dice, siano le terapie intensive che stanno andando in sofferenza, ma allora perché in dodici mesi non si sono realizzate 10-15 mila terapie intensive in più, invece che 1.500, che avrebbero evitato nuovi lockdown? Inoltre non ci sono evidenze scientifiche sui vantaggi del lockdown, come dimostra un articolo di ieri di Lorenzo Mottola pubblicato sempre su questo giornale, che riporta letteratura scientifica che nessuno ha contestato.

 

 

 

Problema giuridico

Esiste anche un problema di natura giuridica. Le nuove restrizioni sono, sì, adottate nel rispetto della "riserva di legge" prevista dalla Costituzione, ma vìolano il criterio necessario fissato dal D.Lgs. n. 1/2018 in ordine alla eccezionalità dell'emergenza, che è quello dei «limitati e predefiniti periodi di tempo». Qui si naviga a vista da oltre un anno con restrizioni settimanali o mensili continuamente rinnovate. Il governo invece di chiudere di nuovo tutto avrebbe fatto meglio a concentrarsi sulle cure per i malati, che ci sono, e sulla vaccinazione di massa che ha qualche evidente problema con AstaZeneca. Ci sarebbe lo Sputnik V, funziona benissimo, ma a quanto pare la geopolitica per il governo conta più della salute degli italiani.

 

 

 

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