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Vaccino, le cifre che imbarazzano l'Europa: esportate 34 milioni di dosi, non ne ha ricevuta nessuna

Alessandro Gonzato
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Un disastro. In un solo mese l'Unione Europea si è fatta sottrarre 34 milioni di dosi di vaccino, ben oltre la metà di quelle distribuite finora agli Stati membri, la miseria di 55, quest'ultimo dato è stato diffuso dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Le somministrazioni, complessivamente, sono state 42 milioni 700 mila. Ma veniamo ai 34 milioni di dosi. Dal primo febbraio al primo marzo, hanno riportato fonti Ue della Deutsche Press-Agentur, le aziende farmaceutiche ne hanno esportate dagli stabilimenti europei più di un milione al giorno. I capi di Bruxelles si sprecavano in dichiarazioni, hanno tentato di giustificare in ogni modo il flop delle forniture, e intanto il continente veniva inesorabilmente svuotato del medicinale più importante della storia recente. Più di 9 milioni di dosi sono state spedite in Gran Bretagna, 3,9 milioni in Canada, 3 milioni in Messico, 954 mila negli Stati Uniti. Altre 17 milioni sono state inviate a Paesi che evidentemente hanno sborsato più di Bruxelles per garantirsi il farmaco. L'Ue, per acquistare l'antidoto di Pfizer-Biontech, ha messo sul piatto 12 euro a fiala. Israele il doppio. Con 34 milioni di dosi, per rendere ancora più chiara la misura del fallimento, avrebbero potuto ricevere la prima iniezione tutti i cittadini (compresi i bambini) di Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania.

 

 

DIRITTO DI BLOCCO
La notizia dei 34 milioni di dosi mancanti è stata rilanciata dai media di tutto il mondo, tra i primi il colosso americano Bloomberg. Il network, che ha citato un documento riservato «distribuito agli ambasciatori nella sede Ue», ha inoltre rivelato che le esportazioni hanno riguardato 31 Paesi e sono state 249 a fronte di 258 richieste. Stando a tali cifre, dunque, la quantità di vaccini prodotti in Europa e volati in altri Stati è di gran lunga superiore ai 25 milioni, già un'enormità, riportati dal New York Times. Le case farmaceutiche (anche se i contratti non sono mai stati resi pubblici) non hanno commesso alcuna irregolarità, ma anche l'avessero fatto ciascuno dei 27 Paesi Ue avrebbe potuto bloccare l'esodo dei vaccini in base al meccanismo di controllo dell'export istituito dalla Commissione Ue a fine gennaio, ciò che ha fatto Mario Draghi la settimana scorsa per fermare l'esportazione di 250 mila vaccini Astrazeneca prodotti nel Lazio che altrimenti sarebbero finiti in Australia, nazione dove peraltro il Covid è pressoché inesistente. Bruxelles non commenta l'ennesima figuraccia e questo, ce ne fosse bisogno, certifica la veridicità delle rivelazioni.

 

 

Bruxelles non replica agli ultimi fallimentari dati ma lo scontro tra l'Ue e l'Inghilterra si fa sempre più acceso. Nei giorni scorsi il premier Johnson aveva duramente criticato la possibilità di bloccare l'export del farmaco anti-Covid da parte dell'Europa: «La ripresa», aveva detto, «dipende dalla cooperazione internazionale, e le restrizioni mettono a rischio la battaglia globale dei vaccini». Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, aveva ribattuto accusando a sua volta Johnson di aver fermato le esportazioni dall'Inghilterra. Londra aveva replicato dicendo che l'accusa era «completamente falsa». E a Londra, «per ulteriori discussioni», era stato convocato il rappresentante diplomatico Ue. Ieri Johnson durante il question time alla Camera dei Comuni è tornato sulla questione: «Non ho bloccato un singolo vaccino, siamo contrari a questa forma di nazionalismo».

Il premier britannico ha invitato Michel a ritirare le sue affermazioni e ha rivendicato i meriti del proprio governo, capace di vaccinare finora «22 milioni 500 mila persone con la prima dose». Un portavoce di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, non ha smentito Michel ma ha tenuto a sottolineare che la stessa Von der Leyen aveva già ricevuto «da qualche tempo» rassicurazioni da parte di Johnson sul fatto che «il Regno Unito non stesse adottando alcuna misura restrittiva rispetto alla fornitura destinata all'Unione Europea». «L'Ue», ha poi puntualizzato il portavoce alzando ulteriormente il livello della tensione, «rifornisce ed esporta vaccini in tutto il mondo, e questo non è sempre vero per tutti i nostri partner. Vogliamo continuare ad avere questo ruolo», ha concluso, «a patto che le società farmaceutiche che hanno contratti con noi li rispettino».

 

 

LONDRA CORRE
Nel Regno Unito, intanto, è stata già immunizzata la quasi totalità degli anziani e dei cittadini più vulnerabili. Oltre 24 milioni le dosi somministrate e l'obiettivo è quello di coprire l'intera popolazione adulta al massimo entro il 31 luglio. Johnson ha rivendicato i numeri e ha sottolineato che sono semplicemente il frutto della maggior rapidità delle somministrazioni da parte del suo governo, il quale ha saputo approvare i vaccini e chiudere i contratti con le aziende farmaceutiche prima dell'Ue. L'Inghilterra si è accollata gran parte del finanziamento della ricerca dell'Università di Oxford che ha portato alla creazione del vaccino Astrazeneca al cui sviluppo ha contribuito anche l'Irbm di Pomezia, ma la differenza è che Giuseppe Conte ha preferito investire nel bonus monopattini. Ha dormito l'Italia e continua a farlo anche l'Ue che ieri però ha firmato la dichiarazione congiunta sulla "Conferenza sul futuro dell'Europa". «La nostra promessa», ha dichiarato la von der Leyen «è che ascolteremo i cittadini, ci spieghino in quale Europa vogliono vivere. Vogliamo invitare tutti gli europei a esprimersi». Meglio di no.

 

 

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