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Vaccino, Filippo Facci contro l'Europa: "Iniziata la guerra e Bruxelles si è fatta fregare ancora"

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Si fa brutta, perché sta venendo fuori che a invischiare le cose e a centellinare i vaccini sono direttamente alcune Big Pharma, cioè: qui non c'entra più la burocrazia comunitaria o la lentezza pachidermica dell'Ema, l'agenzia del farmaco, ma pare proprio che qualche azienda stia consegnando non in base ai contratti firmati con la Ue (non in base, perciò, alle necessità prestabilite) (...) (...) ma solo in base a chi ha pagato di più, anche se magari è sopraggiunto per ultimo. Obiezione: e le penali previste dai contratti europei per le consegne incomplete e tardive? È tutto calcolato: il surplus offerto dai migliori pagatori extra-europei coprirebbe evidentemente le sanzioni, dunque a qualche Big Pharma potrebbe comunque convenire: gli interessa vendere e darebbero priorità anche all'Antartide, se da laggiù qualcuno li strapagasse per portare dei vaccini ai pinguini. È stato Mario Draghi a far scoprire il giochino, il primo ad aver vietato l'export di una partita di vaccini (250mila) che gli anglo-svedesi di AstraZeneca stavano per esportare dall'Italia all'Australia anziché distribuirli nel Vecchio Continente. Il diktat di Draghi sta facendo scuola in tutta Europa e, anche se per ora non sembra aver sbloccato le cose, le ha rese chiare: le consegne di AstraZeneca infatti continuano a procedere al rallentatore come se l'azienda non avesse recepito il messaggio, peraltro ribadito anche dalla Commissione Europea di Ursula von der Leyen. Da Bruxelles, infatti, fanno sapere che AstraZeneca sta ugualmente tenendo stoccati nei magazzini molti vaccini, forse aspettando che il blocco delle esportazioni sia revocato, così da procedere semplicemente in un secondo momento a esportare per esempio in Australia. Che è proprio la ragione per cui probabilmente la Commissione potrebbe prorogare il blocco, speriamo.

 

 

 


Linea dura - Il capogruppo europeo del Ppe, Manfred Weber, conforta la tesi: «È chiaro che finché AstraZeneca non rispetterà i contratti», quelli siglati con l'Unione, «dovremo fare una valutazione molto attenta di ogni singola richiesta di esportazione di vaccini dall'Europa». Traduzione: da qui non esce più una fiala sinché non ci danno quelle che ci spettano, perché quelli non stanno onorando i contratti e si stanno rivelando inaffidabili. Un guaio, perché tutto il vecchio Continente ci contava molto. Ecco perché anche altri stati europei hanno chiesto alla Commissione di bloccare ogni esportazione di AstraZeneca da qualsiasi suo stabilimento sito in Europa. E non è certo una crudeltà verso gli australiani, visto che hanno un tasso di mortalità praticamente inesistente e registrano pochi casi di contagio. Non è peraltro un problema di tutte le Big Pharma: c'è la statunitense Pfizer, per esempio, che dopo qualche problema iniziale ora sta rispettando tempi e consegne. Ma AstraZeneca no, sta facendosi i cavoli propri confidando evidentemente che l'Unione glielo permetta ora e in futuro. Poi c'è anche molta attesa per il cosiddetto vaccino di Janssen (prodotto dalla statunitense Johnson and Johnson) che l'Ema europea dovrebbe autorizzare proprio domani, vaccino che è considerato un potenziale punto di svolta perché è monodose e perché può essere conservato in un normale frigorifero, quindi in farmacia o nello studio di un medico di famiglia; ma, anche qui, c'è da incrociare le dita. Bisogna vedere se le dosi pattuite arriveranno nei tempi previsti, e a questo punto non c'è più niente di scontato. Johnson and Johnson è stata finanziata dagli Usa, ed è vero, Joe Biden sinora ha mostrato di non rivendicare gli unilateralismi che aveva Donald Trump: ma anche negli Usa è in gioco la vita dei cittadini, e per la nuova amministrazione ci sono promesse da mantenere. L'Unione Europea si aspetta gratitudine perché il vaccino BioNTech sviluppato con Pfizer (statuniternse) è stato finanziato dalla stessa Unione, ma la gratitudine non è mai stata un grande propellente politico.

 

 

 


Diplomazia vaccinale - In ogni caso l'ha anche detto il supponente commissario europeo Thierry Breton: il problema è solo la produzione dei vaccini che solo Ue e Usa possono risolvere su larga scala. Breton l'ha detto anche per snobbare i continui riferimenti al vaccino Sputnik prodotto dai russi, che assieme alla Cina - questa la vulgata che gira a Bruxelles - stanno usando le loro scarse quantità di vaccini solo per fare diplomazia vaccinale. Detto questo, che cosa succederebbe se anche Biden dovesse pensare solo ai suoi cittadini americani? Ci sarebbe il rischio di un avvitamento: l'Unione Europea sarebbe costretta a far notare che Johnson and Johnson produce i suoi vaccini anche in Europa, laddove l'esport verso gli Usa potrebbe essere bloccato. Certo nessuno si augura di arrivare a questo punto, però dalle parti di Bruxelles sono piuttosto nervosi. L'ULTIMA TEGOLA E questo anche perché Johnson and Johnson sta già cominciando a mettere le mani avanti. Da Bruxelles infatti è filtrata la notizia che l'azienda avrebbe comunicato di avere qualche problema di produzione: e parliamo di 55 milioni di dosi di vaccino previsti nel secondo trimestre di quest' anno, e complessivamente di 200 milioni di dosi entro la fine del 2021. Ne ha scritto l'agenzia Reuters. La Commissione europea per ora non ha replicato: si limita a tenere contatti stretti con tutti gli sviluppatori di vaccini anche se non ce n'è nessuno, per capirci, che ha annunciato consegne in anticipo. La loquace presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha detto che le cose con BioNTech/Pfizer e con Moderna filano lisce, ma non appunto con AstraZeneca, che secondo gli accordi doveva cominciare a produrre prima ancora che il vaccino fosse approvato dall'Ema. In pratica, l'azienda doveva precostituire degli stock aspettando il via libera: così hanno fatto BioNTech/Pfizer e Moderna. Invece AstraZeneca non l'ha fatto. L'autorizzazione c'è, gli stock no: quelli che ci sono li stanno tenendo per l'Australia. Insomma: anche la von der Leyen ha fatto capire che se AstraZeneca non intensificherà gli sforzi (semplicemente per rispettare i contratti europei) potrà scordarsi di esportare partendo dal Vecchio Continente. Il blocco dell'export è previsto per tutto marzo, e AstraZeneca ha un atteggiamento attendista, per ora. Forse l'azienda ritiene che l'Unione non prolungherà il blocco, ossia che in Europa siano cedevoli e un po' scemi. Non sarebbero gli unici a pensarlo, visto che per validare una soluzione così semplice - il blocco dell'export di vaccini dall'Europa - ha dovuto pensarci Mario Draghi, l'ultimo arrivato in ordine di tempo.

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