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Coronavirus, il bilancio tragico di un anno record: 100mila morti in Italia, cosa è andato storto

Pietro Senaldi
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Centomila morti per Covid. Esattamente un anno dopo la chiusura totale decisa dal governo Conte, l'Italia taglia il funebre traguardo. Se si mettono insieme numero di decessi per abitante, danni economici patiti, chiusura delle scuole e limitazioni alle libertà individuali, nessuno ha fatto peggio di noi. Anche oggi, come nel marzo 2020, ci troviamo con gli studenti in didattica a distanza perfino in prima elementare e probabilmente siamo alla vigilia di una serrata nazionale. A ricordare le litanie di chi per un anno ha continuato a dirci che il nostro Paese era un modello per tutti nella lotta alla pandemia, prudono le mani. Per fortuna i protagonisti di quelle passerelle di lugubre vanità sono stati quasi tutti sloggiati a forza da Draghi. Resta al suo posto solo il ministro Speranza, portatore di lutti nelle profezie e nell'aspetto nonché, (...) (...) in quanto comunista, nemico dell'economia e dell'individuo e amante della miseria e delle galere per vocazione politica. La situazione oggi è migliore rispetto a un anno fa solo perché ci sono i vaccini, ma anche sul fronte della profilassi siamo maglia nera. Stavolta però siamo in buona compagnia, in quanto facciamo parte dell'Unione Europea, alla cui incompetenza e debolezza ci siamo affidati mani e piedi a occhi chiusi. Convinti come siamo che a Bruxelles facciano i nostri interessi e non i loro e siano più bravi di noi, non abbiamo vigilato e adesso ci lecchiamo le ferite. L'Agenzia Europea del Farmaco ha approvato i prodotti anti-Covid dopo americani e inglesi e la von der Leyen ha siglato contratti capestro, così siamo finiti in fondo alla fila nella distribuzione delle fiale e non possiamo neppure lamentarci più di tanto. Per non rimediare, la Ue tergiversa ancora nello sdoganare il vaccino russo Sputnik, in quanto le preme non dispiacere al presidente Usa, Joe Biden, più che badare alla nostra salute. Con i giusti tempi, ci vorranno sei mesi per riconvertire gli stabilimenti, stiamo valutando di produrre le dosi direttamente in Italia. Intenzione apprezzabile, mentre noi discutiamo e ci perdiamo in cavilli, Francia e Germania hanno già avviato le procedure.

 

 

 

Solito schema 

Lentamente però, chi non morirà prima, riceverà l'iniezione salvavita. La strategia dei nostri cervelloni è quindi chiudere l'intera popolazione in casa finché il generale Figliuolo, commissario straordinario all'emergenza sanitaria, che ci auguriamo prodigo di soluzioni e di genio più del suo predecessore Arcuri, non riuscirà a farci inoculare tutti. Strategia demenziale, nonché l'unica che la politica è riuscita a inventarsi in un anno: aprire e chiudere i rubinetti della libertà a seconda dell'andamento del virus, senza anticiparlo ma arrivando sempre dopo in ossequio al seguente schema. Funziona così: prima si ignora l'allarme, poi si tranquillizza per accattivarsi il consenso e non prendersi la responsabilità di decisioni impopolari, quindi si colpevolizza e terrorizza la popolazione per costringerla a obbedire e occultare le proprie mancanze. Gli italiani sono noti per farsi abbindolare dalla politica, ma l'hanno capito pure loro, tant' è che si riversano in strada alla faccia delle limitazioni; come dargli torto, dopo un anno che gli si parla a vanvera senza soluzioni mentre molti altri Paesi stanno scavallando il virus?

Cosa si poteva fare?

Cosa avremmo potuto fare? Si chiedono in molti. Tamponi di massa, tracciamenti, chiusure tempestive e mirate, approvare un protocollo nazionale di cura, non cicalare l'estate ma assumere medici e rinforzare i reparti di terapia intensiva, comprare più autobus al posto dei banchi a rotelle e tanto altro riassumibile alla voce: copiare quelli più bravi di noi, cioè quasi tutti, perfino il Marocco. Il prezzo che l'Italia ha pagato all'epidemia non è solo centomila morti. Secondo uno studio di Alleanz il solo ritardo di cinque mesi nei vaccini ci è costato dieci miliardi, mentre è una chimera che il Covid abbia fatto male solo a imprenditori e partite Iva preservando il lavoro dipendente, che invece ha perso 8,7 miliardi di entrate solo calcolando la cassa integrazione; non pochi ma una piccola parte dei 165 miliardi di Pil perso nell'anno. L'ultimo calcolo sadico ora è valutare quanto ci peserà avere studenti che si sono formati in tinello anziché sui banchi; pare che il conto costerà l'1,5% del Pil ogni anno da qui al 2100, sostiene l'Ocse, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Ma per fortuna adesso è arrivato Draghi, recita il nuovo ritornello intonato da un coro che per tre quarti è composto dagli ex incensatori di Conte. L'uomo ha due missioni: vaccinarci e stabilire come impiegheremo i soldi che l'Europa ci presterà. Sulla prima, l'ex governatore farà il possibile. Già l'aver messo le mani su ogni fiala in circolazione nel Paese, impedendone l'invio all'estero, dimostra che ha le idee più chiare del suo predecessore. Confortante anche che abbia preso a trattare la von der Leyen dall'alto in basso, come era abituato quando stava a Francoforte.

 

 

 

Lo Stato da solo non ce la fa 

Quanto ai soldi, finché SuperMario sarà regnante, ne arriveranno pochi. Comunque li impiegherà meglio di quanto avrebbero fatto Conte e Gualtieri, ministro dell'Economia che il Pd ci vendette come un genio ma che a un mese dalla sua destituzione è già uno sbiadito ricordo, che nessuno rimpiange. Possiamo solo dire che la replica di Daniele Franco, che ha preso il posto dello storico eurodeputato dem che univa il vezzo dei numeri a quello delle schitarrate, a quanti in Parlamento gli chiedevano come mai avesse chiesto l'assistenza di consulenti privati nella redazione del piano di utilizzo dei fondi Ue è stata da applausi: «Lo Stato non ha le competenze per fare da solo». E non si tratta solo di grillini. Quello di cui non ci capacitiamo è come mai se l'emergenza economica deriva da quella sanitaria abbiamo chiamato in soccorso dei fuoriclasse dei conti ma continuiamo a tenere in panchina i luminari della medicina, di cui l'Italia è ricca più che di banchieri. Confiniamo i luminari nei salotti tv e teniamo degli incompetenti al Comitato Scientifico e alla Salute, dove il ministro si pregia di fare riunioni operative senza il viceministro, che a differenza sua ha laurea e master in medicina.

 

 

 

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