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Immigrazione, l'emergenza-sbarchi cancellata dalla caccia al vaccino

Gian Luca Mazzini
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È allarme per la ripresa degli sbarchi. Emergenza nazionale di cui si è quasi smesso di parlare mentre le partenze da Libia e Tunisia continuano senza sosta. Siamo già a un 30% in più rispetto allo scorso anno. Il Viminale ha calcolato che sono oltre seimila gli immigrati clandestini arrivati in Italia negli ultimi due mesi. Ma, a differenza degli anni scorsi anni, il problema sembra interessare poco i media e la pubblica opinione. Nel XXVI Rapporto ISMU sulle migrazioni del 2020 si nota come l'emergenza sanitaria abbia determinato un cambiamento nel racconto del problema immigrazione. 

 

Il Covid ha, infatti, modificato l'agenda dei media tradizionali e la visibilità dell'immigrazione ha avuto un calo significativo. Qualche dato. I tg italiani nel 2020 hanno dedicato all'immigrazione il 6% dei servizi, quasi la metà rispetto al 2019. Stesso trend si riscontra sulla stampa. Se si esclude qualche eccezione (tra queste Libero) l'immigrazione non fa più notizia sulle prime pagine. Il calo di visibilità del tema sbarchi ha fatto diminuire la percezione della gravità della situazione nell'opinione pubblica. 

A preoccupare gli italiani oggi è soprattutto l'economia (78%) mentre l'immigrazione interesserebbe solo il 14% degli intervistati. Certo è che nell'agenda del nuovo governo non ci sono stati segnali di novità per questa emergenza. Ma presto il dossier dovrà essere portato sul tavolo del premier Draghi. La conferma del Ministro Lamorgese agli Interni fa dedurre una sorta di continuità con il recente passato e quindi una conferma della politica dei "porti aperti". Ma bisogna vedere cosa accadrà sul campo. Serve almeno una revisione organizzativa. 

 

Al momento sono ben nove le amministrazioni impegnate per gestire i clandestini che arrivano soprattutto via mare. Al Viminale, operativo con i dipartimenti Libertà Civili e Pubblica Sicurezza si aggiungono: il Ministero degli Esteri (Di Maio), la Guardia Costiera che tramite la Marina Militare fa capo al ministro della Difesa Guerini, il Ministero delle Infrastrutture (ministro Giovannini) , La Guardia di Finanza, l'Aisi (agenzia informazioni e sicurezza interna) e l'Aise (agenzia informazioni e sicurezza esterna). 

Nell'elenco ci sono anche le Procure della Repubblica e la Direzione Nazionale Antimafia. Ad aumentare la confusione c'è il capitolo delle Ong. Le cui navi (tra un blocco restrittivo e una manutenzione) sono in perenne azione al largo delle coste africane. Non è di aiuto, come tradizione, l'Unione Europea. Sembra vana la speranza italiana di inserire nel rinnovo del regolamento di Dublino dell'aggettivo "obbligatorio" nella definizione del meccanismo di ridistribuzione dei migranti soccorsi. Non si può escludere che Draghi corregga almeno parzialmente la rotta sulla politica immigratoria italiana. Lo fa immaginare la presenza della Lega nel governo. Ma al di là delle intenzioni politiche lo potrebbe imporre un flusso degli sbarchi sempre più impetuoso. 

Gli esperti sono concordi: con l'avvicinarsi della bella stagione ci sarà una moltiplicazione degli arrivi. Soprattutto dalla Tunisia lacerata da una crisi politica irrisolta e da una recessione devastante, oltre che dalla martoriata Libia.

 

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