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Maurizio Costanzo e la fede: "Credo negli uomini, non in Dio. Chi vorrei rincontrare nell'adilà"

Alessia Ardesi
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Maurizio Costanzo ha diretto la tv di Berlusconi, è stato il primo a intervistare i politici comunisti in tv, ha fatto conoscere Giovanni Falcone al grande pubblico, ha lanciato Vittorio Sgarbi, ha rischiato di saltare in aria su una bomba di mafia. Ha scritto Se telefonando, forse la più bella canzone di Mina. Quattro mogli, da più di quarant'anni sul grande schermo. È uno degli italiani più conosciuti; ma pochi lo conoscono davvero.

Costanzo, da che famiglia viene?
«Mio padre, Ugo, era impiegato al ministero dei Trasporti, mamma Jole una casalinga. Erano tutti e due romani. Invece i nonni paterni, Nicola e Laura Primavera, venivano dall'Abruzzo. Nicola faceva il mozzo su un peschereccio salpato da Ortona e che, non si sa come, era riuscito a superare lo stretto di Gibilterra».

E dove era diretto?
«Sono arrivati in Argentina dove si sono uniti ai garibaldini. Anni fa ho commissionato delle ricerche: risultava davvero il suo passaggio in Sud America. Rientrato in Italia fu assunto al ministero dei Trasporti come usciere e fece sei figli. Morì la notte in cui avrebbe compiuto novant'anni».

I suoi genitori erano credenti?
«Non erano cattolici, mio padre poi era proprio anticlericale. Non ho mai visto girare preti per casa».

È stato battezzato?
«Si, certo. Ho fatto anche la prima comunione. Poi mi sono iscritto ai boy-scout, spesso andavo in gita con loro. Una mattina mio padre mi fece trovare sul letto una scritta per sbeffeggiarmi: "Prete". L'idea che fossi andato in parrocchia non lo rendeva felice».

 

 

A lei piaceva però...
«Ero figlio unico. L'associazionismo cattolico era un modo per stare in compagnia. Alle medie avevamo un prete che ci insegnava religione: lo chiamavamo "Padre Suino", per la sua pinguedine».

Lei ha fede?
«Mi sono interrogato a lungo. Vorrei tanto averla, ma non ci riesco. Non sono credente, però non sono nemmeno blasfemo: rispetto chi la fede ce l'ha. È un gran conforto, un aiuto, un rifugio nei momenti cruciali della vita».

Quali sono state le occasioni in cui avrebbe voluto averla?
«Beh, se considera che ho 82 anni dovrei farle un elenco del telefono per raccontarle quante e quali volte...».

In chiesa ci va?
«È capitato. Purtroppo dopo una certa età, se non si crede, le chiese si frequentano soprattutto per i funerali degli altri».

Secondo lei esiste l'Aldilà?
«Più si avvicina il momento del distacco, più spero ci sia. Così potrei rivedere alcune persone a me molto care».

Chi vorrebbe incontrare di nuovo?
«I miei genitori, il mio amico del cuore, Lucio, un geometra. E poi Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Paolo Villaggio, che ho frequentato fino ai loro ultimi giorni. Mi sento un sopravvissuto, lo dico sul serio».

E cosa gli domanderebbe?
«Se mangiano, se vivono di memoria, cosa fanno, che succede lì. E dove sono fisicamente: vicino a Marte, a Venere? Se vedono gli astronauti, se possono leggere i nostri pensieri, sorvegliare i nostri sogni. Ma anche se possono fermare l'auto che ci sta per investire e se riescono a suggerire la risposta giusta all'esame di maturità. A me piacerebbe che fosse così».

Come sarà la vita oltre la vita?
«Immagino una dimensione umana, con strade fra le nuvole. E comunque Dante, su uno come me che non è stato un gran frequentatore di preti e chiese, ha influito molto. L'Inferno e il Purgatorio li ho riletti almeno sette volte, e questo mi ha aiutato. Mi ha aiutato ad immaginarli. Vedo anche Caronte. Lo penso alle prese con lo sciopero della Tirrenia, con tutte le migliaia di persone che aspettano di essere traghettate».

 

 

Posso proporle un gioco?
«Sentiamo».

Dove sono finiti e dove finiranno, tra Paradiso, Inferno, Purgatorio, alcune delle tantissime persone che ha intervistato?
«Premesso che non possiamo sapere se ci saranno, da chi vuole cominciare?».

I suoi amici, Gassman e Sordi.
«Li vorrei nella stessa strada o in prossimità di dove andrò ad abitare io. Comunque in Purgatorio tutti e due, certo non all'Inferno: hanno fatto molto per gli altri, anche se non si è saputo».

Vittorio Sgarbi?
«Io non ce lo manderei perché coabiterei volentieri con lui, mi piace parlaci. Ma credo all'Inferno per tutte le maledizioni che gli hanno tirato. Non certo per colpe sue».

Enzo Iachetti?
«In Purgatorio. Ovunque sarà, gli farei cantare le sue canzoni. Con lui potrei condividere, se esistesse, il girone dei malinconici. Lo siamo entrambi, parecchio».

Fiorello?
«Per lui ci sarà il Paradiso, farà fare due risate a qualche santo. O proverà con il karaoke a farli cantare».

Modugno?
«Anche lui in Cielo. È lì, che accoglie chi l'ha amato. D'altronde ha scritto Nel blu dipinto di blu...».

Mina?
«Ci ha fatto sognare con canzoni bellissime. Andrà in Purgatorio, quasi in Paradiso».

Giulio Andreotti?
«Una volta mi disse che tre suoi compagni di liceo al Tasso avevano fatto carriera: erano diventati cardinali. Noti che lui era già presidente del Consiglio».

E dove sarà ora il Divo?
«Bella domanda. In Purgatorio, non me la sento di mandarlo all'Inferno: era troppo intelligente. E poi era cattolico, all'Inferno credo vadano solo i diabolici».

Nilde Iotti?
«In Purgatorio. Cercano di farle dimenticare Togliatti. Che sarà lì con lei, con Berlinguer e Moro».

Anche Moro in Purgatorio?
«Beh, come si fa a mettere un politico in Paradiso?».

Totò?
«Lui sì in Paradiso, perché ha fatto ridere intere generazioni. È un benemerito. E a pensarci bene non conosco nessun cardinale che abbia fatto ridere qualcuno».

Alda Merini?
«Paradiso. Era una poetessa di valore e ha sofferto molto, fin da giovane aveva conosciuto l'elettroshock».

Carmelo Bene?
«In Purgatorio, ma con difficoltà. È stato un po' di bosco e di riviera. Comunque un grande».

Franco Califano?
«Spero che sia in Purgatorio. Onestamente mi rendo conto che chiedo molto per lui. Ma mi auguro che non gli facciano del male».

Falcone e Borsellino?
«In Paradiso sicuramente. Sono morti per combattere la mafia».

Totò Riina?
«Con tutte le persone che ha fatto ammazzare ora sarà di certo all'Inferno. Come tutti i mafiosi che si sono macchiati di delitti efferati. L'Inferno credo pulluli di assassini».

E gli animali dove finiranno?
«Ho sempre pensato che esista un Paradiso dei cani. I miei, Cassio, Duca, Sansone, Ugo, e il mio gatto Filippo ci saranno sicuramente. Mentre per chi maltratta i bambini si spalancheranno le porte dell'Inferno».

Maurizio Costanzo dove andrà?
«In Purgatorio, se mi va bene. Non credo di essermi comportato così male. Ma lei che ha intervistato tanti cardinali forse può far mettere una buona parola per me».

Lei teme la morte?
«Sì, mi fa paura perché non ho la fede che mi garantisce un'altra vita oltre questa».

 

 

Ci pensa ogni tanto?
«Non avendo il dono dell'eternità, sì. Mi piace troppo vivere».

Ha paura del Covid?
«Ora meno, mi sono vaccinato. Ma comunque continuo con le precauzioni: mascherina, distanza di sicurezza».

Ha intervistato centinaia di personaggi. Quale vorrebbe ancora incontrare?
«Papa Francesco. Ascolto spesso l'Angelus e dice cose molto intelligenti. Come sulle chiacchiere e sul gossip: ha affermato che fanno male e che chiudono il cuore alla comunità. È un papa modernissimo».

Cosa gli domanderebbe?
«Tutto, ma gli esprimerei anche il mio apprezzamento per il suo lato umano, che lo fa essere percepito vicino alla gente».

A quale pontefice è più legato?
«A Giovanni XXIII. Ho cercato di incontrare Wojtyla che aveva anche espresso simpatia nei miei confronti, ma non ci sono riuscito».

E il giornalista?
«Vittorio Feltri non è solo un professionista bravissimo ma anche una persona a cui voglio molto bene. Abbiamo rapporti antichi e lavorato insieme all'Indipendente».

Le rifaccio la domanda che poneva lei ai tempi di "Bontà loro": cosa c'e dietro l'angolo?
«Come rispose Pajetta: un altro angolo. Ma bisogna vedere quant'è la distanza tra un angolo e l'altro».

Tre figli, Camilla, scrittrice, Saverio, regista e produttore, e Gabriele, responsabile della web tv del gruppo Fascino Wittytv; quattro nipoti e quattro matrimoni...
«Anche in amore, come nella vita, bisogna provarci. Il primo è durato sei mesi, con la mia seconda moglie ho avuto due figli. Il terzo è finito dopo un anno e mezzo. Con Maria abbiamo già festeggiato le nozze d'argento».

Sua moglie, Maria De Filippi, è credente. Non pregate insieme?
«No, la preghiera è intima. Infatti anche io ho pregato, ma mai a comando. Solo in solitudine».

Non pensa che con Maria vi siate salvati nell'attentato di cui siete stati vittime nel '93 grazie a un miracolo?
«Ho pensato che qualcuno ci avesse messo una mano sulla testa, se pensa che tra Maria e me è passato un infisso e che sono stati esplosi settanta chili di tritolo. Anche l'autista ne uscì vivo».

Chi è stato quel "qualcuno" che vi ha salvati?
«Mio padre».

Crede nella Divina Provvidenza?
«Più che altro credo nella provvidenza umana».

 

 

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