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Vittorio Feltri contro Nicola Zingaretti: "Poveraccio. Non è antipatico, non esiste"

Vittorio Feltri
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Zingaretti se ne è andato, non è più segretario del Pd. Si è liberato da una rogna. Al suo posto minaccia di subentrare Grillo, cosicché, nell'eventualità, gli ex comunisti cesseranno di far piangere e finalmente faranno ridere. Bisogna poi dire che il loro problema non è la mancanza di una guida illuminata, ma la mancanza del partito che da tempo si è sfasciato, ormai è un rudere, rotola di qua e di là senza sapere dove andare e con chi. Dall'epoca di Occhetto a oggi sembra trascorso un secolo durante il quale i compagni di merende hanno solo cercato di sgranocchiare il potere, ricorrendo a giochetti non molto puliti, finalizzati a conquistare poltrone di vario tipo e genere.

 

Per dire quanto sono balordi continuano a cavalcare il peggio del peggio, dall'antifascismo maniacale, al femminismo più trito e al conformismo, senza contare il politicamente corretto che è un brodino caldo ma indigesto. Tra i dem non c'è una personalità forte, essi costituiscono una ammucchiata di mediocri incapaci di stilare un programma utile per il Paese. Hanno l'ambizione di rimanere in Parlamento e possibilmente al governo in compagnia di amici e nemici, per esempio i pentastellati e perfino i leghisti. La loro linea a zig zag rimbambisce anche l'elettorato, sempre più esiguo e sfiduciato.

Lo stesso Zingaretti, parlandone da vivo, non ha mai brillato. Le sue parole al vento non hanno mai convinto nessuno, nemmeno lui stesso, tanto è vero che si è contraddetto con irrisoria facilità, passando da una sponda all'altra della politica senza fare una piega. Dal punto di vista dialettico e culturale ha rimediato spesso brutte figure. Poveraccio, non è antipatico, non esiste. E adesso che non c'è più è più presente nei resoconti del cronisti, per via della successione.

 

Ci si interroga su chi sarà a sostituirlo alla segreteria e le ipotesi sfiorano la comicità. Pare che le preferenze siano per una donna, ma l'unica che abbia un minimo di struttura è la Finocchiaro, una siciliana intelligente però da parecchi anni finita dietro le quinte. Ma la candidatura più divertente è quella del buffone ligure di talento ossia Grillo, il quale si è montato la testa come accade a chi ne ha poca. Dopo aver fondato e affondato il M5S, ambisce a salire sul trono dei nipotini di Berlinguer allo sbando. Speriamo che ce la faccia, così ucciderà anche loro e oltre al partito finirà anche la partita. Che Dio gliela mandi cattiva.

 

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