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Vittorio Feltri su Mario Benotti: "Il perseguitato dalla magistratura che può salvare l'Italia sul vaccino"

Vittorio Feltri
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Mario Benotti è diventato famoso suo malgrado. Ha lavorato per anni come giornalista alla Rai e si è dedicato a faccende di Stato occupando ruoli di rilievo. Conosce molta gente e coltiva rapporti internazionali importanti. Ecco perché mesi fa, interpellato da Domenico Arcuri, fino a lunedì scorso deus ex machina nell’ambito della lotta alla pandemia, si è impegnato con un paio di soci per recuperare vagonate di mascherine in un periodo nel quale era impossibile reperirne in Italia, mentre la gente le voleva ad ogni costo per difendersi dall’infezione. Benotti si è attivato e ha stabilito una collaborazione con la Cina, dove è riuscito a impadronirsi di una quantità sterminata di pezze idonee a coprirsi naso e bocca.

 

 

La fornitura è giunta nel nostro Paese e ha soddisfatto la crescente domanda di mascherine, che neanche le farmacie vendevano per una semplice ragione: non ce ne erano in giro. Naturalmente l’operazione è costata parecchio, dato che i cinesi sono pieni di difetti ma non hanno la cattiva abitudine di sgobbare gratis. Lo stesso dicasi di Benotti e della sua equipe. Cosicché alla fine del traffico un pacco di soldi è legittimamente finito nelle saccocce dell’intraprendente giornalista e dei suoi compagni. Succede così da che mondo è mondo: chi riesce a rispondere alle richieste del mercato incassa la sua parte di profitto. Non c’è nulla da obiettare, bisogna invece prendere atto che il terzetto è stato bravo a compiere quello in cui avevano fallito gli apparati pubblici.

 

 

Meritava un encomio e invece non si sa perché è stato messo sotto torchio dalla guardia di Finanza e dalla magistratura. Praticamente è stato montato uno scandalo che di scandaloso non ha proprio niente, se non il fatto che gli attori del commercio hanno guadagnato somme non indifferenti. Purtroppo nella nostra Nazione si perdona tutto a tutti tranne il successo economico. I quattrini fanno gola ai nostri compatrioti, i quali però odiano chi è abile e li intasca. Non diversamente si spiega che Benotti venga strapazzato, indagato, in poche parole perseguitato pur avendo agito correttamente. Persino un cretino comprende che, quando serve una cosa e nessuno la procura, chi la offre è autorizzato a non trascurare il proprio compenso. Questo è il punto.

 

 

Attualmente non c’è fame di dispositivi di protezione individuale bensì di vaccini, che gli straccioni burocrati di Bruxelles non sanno reperire, condannando a morte vari cittadini, giacché soltanto l’antidoto sarebbe in grado di salvarli. Ora Draghi ha stanziato due miliardi per acquistare le dosi necessarie a contenere la malattia. Ottimo. Ma chi sarà il genio o il furbo all’altezza di procacciarsele? Non scorgo nessuno all’orizzonte. Fossi nei panni austeri del premier mi rivolgerei a Benotti che ha conoscenze influenti in parecchi continenti. Non si governa con l’ipocrisia. Se un medicinale è indispensabile, lo si va a comperare da chi lo vende, e il prezzo è secondario. Viceversa noi perseguiamo chi sarebbe utile alla causa e ci impegniamo per sputtanarlo.

 

 

Lo stesso Arcuri, parlandone da vivo, non andrebbe stigmatizzato poiché si è assicurato mascherine per vie traverse, semmai perché non ha spiegato chiaro e tondo che non c’era all’epoca altro modo per portarle a casa. Adesso aspettiamo gli sviluppi della faccenda. Intanto ci domandiamo per quale motivo Mario Benotti sia stato spiato pure in camera da letto dove esercitava il suo piacere con una signora e non con una confezione di mascherine.

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