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Fisco, ipotesi condono per le cartelle fino a 5mila euro: il governo in soccorso degli italiani

Antonio Castro
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Ristori o rimborsi che siano bisognerà comunque attendere la prossima settimana. E considerando che c’è chi da mesi (come tutto l’indotto del turismo invernale), non vede un quattrino ce ne è abbastanza per essere infuriati. Insomma, bisognerà attendere la prossima settimana per capirci qualcosa. Intanto si prosegue sulla rotta del congelamento dei licenziamenti (posticipato a giugno). L’unica certezza è che dai Ristori (di contiana memoria), si dovrebbe passare al decreto Sostegno. E la questione non è solo semantica. I cinque precedenti decreti Ristori hanno fatto emergere il limite della tempestività e della semplicità di richiesta. Il governo Draghi, ereditata questa rogna dall’inizio della crisi di governo, ha messo a lavorare i tecnici di Via XX Settembre e di Via Veneto per semplificare le procedure. E rendere i sostegno alle imprese più un abito su misura che una gimcana tra procedure di accesso come è stato fino ad ora .

 

 

 

 

Ministero dell’Economia e dello Sviluppo Economico stanno mettendo in colonna l’effettiva sostenibilità delle misure che potrebbero navigare a spanne tra i 30 e i 40 miliardi. E rischia di non essere neppure l’ultimo degli interventi emergenziali vista la terza ondata che sembra montare. E così Palazzo Chigi - prima di attuare la selettività degli eventuali licenziamenti - come chiesto da Confindustria preferisce tamponare con la Cig Covid. L’intenzione è di rifinanziare il paracadute per lavoratori e imprese, che dovrebbe essere rifinanziata fino al secondo trimestre. Accompagnando le misure per le imprese con congedi straordinari e diritto allo smart working per i genitori in caso di scuole chiuse e figli in Dad o in quarantena. Il nodo resta la campagna vaccinale: partita in ritardo e impossibilitata a decollare dalle carenze delle forniture. Lo schema di intervento individua in almeno 2 miliardi l’aumento della liquidità per fare fronte ai costi delle forniture.

E visto che è inutile dare pochi soldi salvo poi spedire atti ed ingiunzioni per antiche (modeste) pendenze fiscali si sta riflettendo se non sia il caso di cancellare 60 milioni di vecchie cartelle fino a 5mila euro comprese sanzioni e interessi (per pendenze tra il 2000 e il 2015fino ad un massimo di 5mila euro). Tanto più che in gran parte, si tratta di crediti inesigibili, come ricorda da anni il numero uno dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini (che l’altro ieri è stato a colloquio con Draghi). Oltre l’80% del magazzino crediti fiscali sono soltanto virtuali. Debiti intestati a soggetti deceduti,falliti, senza beni aggredibili. E quindi la riscossione è più un esercizio teorico e contabile che una probabilità. Il “saldo a stralcio” cuberebbe circa 2 miliardi in due anni, ma i calcoli sono ancora in corso.

 

 

 

 

Poi ci sono altri 50 milioni di atti in sospeso fino a fine aprile (tra notifiche di ruoli e avvisi di accertamenti). L’idea, sembra, è di riscadenziare gli invii nei prossimi due anni,ma bisognerà allungare la prescrizione. Per le imprese si pensa di incrociare l’ufficiale pagatore (Agenzia delle Entrate), con la piattaforma Sogei (società del Mef). Così da velocizzare i bonifici. Entro aprile dovrebbe arrivare l’indennizzo a 2,7 milioni di imprese e professionisti.

Con un occhio particolare per «le partite Iva», assicura  il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, senza escludere «la possibilità di compensazione «in sede di dichiarazione». Per le attività fino a 5 milioni la bozza che circola ipotizza un sistema con 4 fasce di indennizzo a fondo perduto (dal 30% delle perdite per i più piccoli sotto i 100mila euro l’anno, al 15% per quelli tra 1 e 5 milioni), da calcolare su cali del 33% del fatturato nel confronto tra 2019 e 2020 e non più su un solo mese.

 

 

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