Coronavirus, Roberto Formigoni: l'unico paese a godere è la Cina. Quei brutti sospetti
Dove è iniziato il Covid? In Cina. Dove è stato contenuto e sconfitto per primo? In Cina. Qual è il Paese che è cresciuto di più nel 2020 nonostante il Covid? La Cina. Se fossimo in un giallo di Agatha Cristie, dove tre indizi fanno una prova, avremmo la prova che la Cina è la causa di tutto. Ma siccome non siamo in un giallo ci teniamo il sospetto - fondato - che le le cose stiano così, e ragioniamo sui fatti. I fatti sono questi: nel 2020 il prodotto interno lordo, cioè la ricchezza prodotta, della Cina è cresciuta del 2,3%, e da ottobre a dicembre è cresciuta del 6,5%, quindi la Cina ha iniziato il 2021 in piena espansione, mentre tutte le altre economie dei paesi sviluppati sono in recessione (gli Usa del 4,3%, il Giappone del 5,3, la Germania del 6, l'Italia del 10,6 ecc.).
Questo comporta, fra l'altro, che è più vicino il momento in cui la ricchezza globale della Cina supererà quella degli Usa. Gli esperti lo avevano previsto per il 2033, ora gli stessi esperti (per esempio il Centre for economics and business research di Londra) lo anticipa di cinque anni al 2028. E due anni dopo, nel 2030, l'India potrebbe superare Germania e Giappone, diventando la terza economia mondiale. Una rivoluzione! Anche se Cina e India hanno una popolazione ciascuna largamente superiore al miliardo di persone, e quindi la ricchezza pro capite sarà ancora inferiore alla nostra, si tratterà di una vera rivoluzione. Soprattutto nel campo finanziario, che come sapete ha una diretta connessione con l'economia, e quindi anche con le nostre condizioni di vita e di benessere. Già da tempo la Cina ha cominciato a reclamare la sua fetta di potere finanziario. Oggi il dollaro gode di grandi rendite di posizione sui mercati finanziari, e una quota media, circa il 20%, è riservata all'euro. Pechino ha cominciato a intensificare la sua pressione perché anche il renmimbi-la valuta cinese- nonostante le sue ombre, abbia un posto nella spartizione, oggi la sua quota è pari al 2% del totale. E prima o poi si muoverà anche l'India.
EQUILIBRI
Ovviamente la nuova amministrazione Usa non è disposta a mettere in discussione il suo monopolio valutario, almeno senza una corposa contropartita in altri campi. Siamo dunque già dentro un quadro che avrà influenze dirette sugli equilibri mondiali e sulla vita dei cittadini, con diversi attori sempre più agguerriti e determinati a giocare fino in fondo la propria forza. E non sarà un gioco da bambini, dovete saperlo, in passato tante guerre sono scoppiate proprio per il predominio commerciale e finanziario: occorre scegliere bene i propri alleati!
IMPEGNI DISATTESI
L'Europa che fa, che deve fare? E l'Italia? Per noi si ripete l'interrogativo di sempre: abbiamo una posizione geografica e geostrategica unica, pienamente agganciati all'Europa e nello stesso tempo allungati al centro del Mediterraneo, cerniera tra Europa, Africa e Asia. E siamo dunque 'interessanti' per ciascuno dei paesi forti di questi continenti. Ecco perchè le autorità cinesi ci hanno messo gli occhi addosso, e non da oggi, ecco perchè hanno proposto a noi per primi il progetto della nuova via della seta, che offre vantaggi commerciali ma ci legherebbe politicamente a un impero, quello cinese appunto, di cui dobbiamo e vogliamo essere amici (come ha ribadito Draghi) ma mai sudditi, come lasciava intendere Conte ovviamente suggerito in questo dal vecchio establishment comunista, D'Alema e Bettini in primis. A fine dicembre l'Unione Europea ha concluso una trattativa con la Cina sugli investimenti destinata ad aumentare gli scambi economici e commerciali. Tutto bene? In realtà sembra che la bilancia dei vantaggi penda dalla parte cinese.
La Cina ha preso impegni per migliorare le condizioni di lavoro dei propri operai, finora quasi sempre al di sotto degli standard internazionali, e per il rispetto dei diritti umani. Ma questi impegni appaiono scritti sull'acqua, come dimostrano anche il giro di vite a Hong Kong di queste settimane e le nuove restrizioni ai cattolici. Perplessità molto serie desta anche il fatto che di questi accordi la presidenza tedesca dell'Ue non abbia per nulla informato l'amministrazione Usa, che pure ha più volte dichiarato di voler trattare il dossier Cina e tutto il seguito delle vicende finanziarie in 'piena sintonia' con gli alleati europei. Dentro l'Ue nessuno dovrebbe scordare che è l'unione che fa la forza, e con la Cina, per essere amici alla pari, occorre proprio essere uniti e forti.