Vittorio Feltri avverte Mario Draghi: "Dopo le leccate, solo pedate"
Tra poco scopriremo di che governo dovremo morire. I giornali (non la gente) fibrillano in attesa di conoscere i nomi dei ministri. Si chiedono se i prescelti da Draghi saranno tecnici o politici, come se cambiasse qualcosa. Gli uni o gli altri si comporteranno più o meno allo stesso modo dei loro predecessori. Aspettarsi dei miracoli dagli esecutivi significa essere ingenui. Perché il mondo delle istituzioni non muta mai se non in peggio. Il Consiglio dei ministri che si sta formando in queste ore potrà essere guidato meglio rispetto ad altri, tuttavia non farà miracoli. La classe dirigente italiana ha una tradizione pessima e chi ne ha seguito le gesta lo sa. Molti lettori non ricorderanno Alcide De Gasperi, ma conviene rammentarne le opere, assai significative. Fu lui a gestire alla grande il dopoguerra, facilitando la resurrezione del Paese. Nessuno all'epoca gliene fu grato, al punto che dopo pochi anni perfino il suo partito, la Dc, lo mise alla porta costringendolo a rientrare in Trentino.
"Caro Mario...". Feltri, la lettera a Draghi: "Qua non serve il programma, serve il vaccino"
Ora che da lustri è scomparso lo hanno santificato, guai a chi nomina il suo nome invano. Amintore Fanfani: anche questi, nonostante avesse provveduto a creare l'edilizia popolare, e assegnato una casa civile a parecchi poveracci che vivevano in stamberghe prive di servizi igienici, fu maltrattato dalla stampa. Indro Montanelli lo aveva soprannominato mezzo toscano, riferendosi alla sua statura non certo da pivot. Veniamo ad Aldo Moro, talmente benvoluto che quando si trattò di liberarlo dalle Brigate rosse, che lo avevano rapito, il governo non mosse un dito e lui fu assassinato. Bettino Craxi, uomo intelligente e dinamico, venne processato, accusato di tangenti, come ogni suo collega, e obbligato a ripararsi in una sorta di esilio volontario. Silvio Berlusconi durante la sua permanenza a Palazzo Chigi subì ogni sorta di angheria, che si concluse con una condanna per un reato che non aveva commesso, non essendo amministratore di Fininvest e di Mediaset.
Non menziono altri premier comparse soltanto poiché hanno contato poco o nulla. Però cito l'ultimo, cioè Conte, il quale per due anni e mezzo fu annaffiato di lodi e di brodi e che pure è stato cacciato a calci nel didietro. Quella che vi ho fornito, cari miei, è una breve documentazione della sorte che spetta a personaggi consacratisi, nel bene e nel male, alla conduzione dell'esecutivo. Dimenticavo, anche i presidenti della Repubblica talvolta sono stati strapazzati: rammento Giovanni Leone, buttato fuori dal Quirinale senza colpe, e Francesco Cossiga, giudicato un matto da legare. Dedico questo mio breve discorso commemorativo a Mario Draghi, in maniera che si renda conto a cosa va incontro. Dopo gli elogi e le leccate arriveranno le pedate. Perché chi governa la Nazione è destinato a diventare un nemico pubblico.