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Paolo Becchi smaschera il Pd: "I voti? Un dettaglio. Al potere anche quando perde"

Paolo Becchi, Giuseppe Palma
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Draghi presiederà un esecutivo istituzionale di "alto profilo" o un governo politico con la stessa maggioranza di prima e in più Forza Italia? L'idea del centrodestra unito si è già sciolta come neve al sole, mentre il centrosinistra si sta organizzando per far sì che tutto continui come prima. Ci riuscirà? Riusciranno a fare un governo escludendo il partito che ha al momento il maggiore consenso popolare, la Lega? Lo vedremo. Intanto divertiamoci un po', ricordando alcuni dati della storia recente. 4 marzo 2018. Si è votato attraverso una legge elettorale, il Rosatellum, che prevede anche le coalizioni tra liste, dove il centrodestra è arrivato primo col 37% dei voti, il M5S come singolo partito non coalizzato è primo col 32,7% mentre il centrosinistra ultimo col 22,8%. Ciononostante, dal settembre 2019 in avanti il Pd è stato al governo, anche se gli esiti elettorali lo avevano spedito all'opposizione. Non è una eccezione. Anzi. Spesso nella Seconda Repubblica è andata a finire proprio così. Per quanto paradossale possa sembrare, in Italia il centrosinistra governa anche se perde le elezioni.

 

 

 

0,07%
1998. Nell'ottobre, caduto il governo Prodi per il ritiro della fiducia da parte di Rifondazione comunista, i due governi D'Alema e il governo Amato si formarono e ressero in Parlamento grazie ai voti di Mastella, eletto con Berlusconi e passato in una notte col centrosinistra (nacque a tal proposito l'Udr, diventato poi Udeur). Certo, le elezioni del 1996 le aveva vinte l'Ulivo di Prodi grazie al patto di desistenza nei collegi uninominali con Rifondazione comunista. L'Ulivo ottenne più seggi solo perché la Lega di Bossi fece un dispetto a Berlusconi e andò da sola nei collegi uninominali, strappando gran parte dei collegi del Nord al Polo e consegnandoli all'Ulivo. 2006. Alla Camera "vinse" il centrosinistra con uno scarto di appena lo 0,07% dei voti, cioè meno dello 0,1%, attribuendosi il premio di maggioranza del 54% dei seggi previsto dal Porcellum (dichiarato incostituzionale qualche anno più tardi).

Al Senato, dove il premio di maggioranza era regionale e non nazionale, la Casa delle Libertà guidata da Berlusconi ottenne più seggi dell'Ulivo di Prodi (155 a 154), che riuscì tuttavia a formare il governo e ad ottenere la fiducia grazie a 5 senatori eletti all'estero (1 di questi era pure indipendente) e i senatori a vita. 2013. La coalizione di centrosinistra guidata da Bersani fu la più votata (diciamo così), quindi alla Camera - sempre grazie ai meccanismi del Porcellum - si attribuì il premio di maggioranza del 54% dei seggi con appena il 29,55% dei voti, lo 0,37% in più del centrodestra di Berlusconi. Al Senato il centrosinistra ottenne appena 123 seggi (38 in meno della maggioranza assoluta), contro i 117 del centrodestra. Grazie allo strappo di Alfano - eletto col Popolo della Libertà di cui era pure segretario -, la coalizione di centrosinistra poté governare per l'intera legislatura con l'appoggio dell'Ncd alfaniano, nonostante nel dicembre 2013 la Corte costituzionale avesse dichiarato l'incostituzionalità del premio di maggioranza del Porcellum, nella parte in cui non era prevista una soglia minima di voti oltre la quale avrebbe potuto trovare applicazione il premio.

 

 

 

Ultimi arrivati
2019. Nonostante la coalizione di centrosinistra fosse arrivata ultima alle elezioni del 4 marzo 2018, nel settembre 2019 va al governo col M5S (i nemici di sempre) e vi occupa la metà dei ministeri, tra cui economia, trasporti, difesa e affari europei, tutti andati al Pd. Il premier Conte da "sovranista" diventa europeista e punto di riferimento fondamentale per la nuova alleanza giallo-rossa. Un trasformismo senza precedenti nella storia italiana. Il centrodestra, arrivato primo alle elezioni con la maggioranza relativa dei voti e dei seggi, non tocca palla. 2021. Caduto il Conte bis, sta per nascere il governo Draghi. Dopo aver detto per mesi che "se cade Conte c'è solo il voto", il Pd ha ben presto rinnegato la parola e ha già dato il suo sostegno a Draghi. In un modo o nell'altro loro al governo ci sono sempre.

 

 

 

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