Paolo Becchi, apertura con riserva a Mario Draghi: "Idee chiare, merita fiducia. Mi resta solo un dubbio..."
A tirar troppo la corda si rischia di romperla, e così è successo. L'ipotesi elezioni anticipate c'è, ma il Presidente della Repubblica sta facendo di tutto per evitarle. Le sue argomentazioni potranno convincere o meno, ma, se vogliamo essere onesti, non sono del tutto campate in aria. Le emergenze di cui egli ha parlato ci sono realmente. E chi può dubitare sulla necessità di un governo autorevole per affrontarle? Quello che semmai poco si comprende è perché il Presidente non abbia neppure preso in considerazione l'ipotesi di un incarico "esplorativo" alla seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato, per sondare la possibilità di un governo di centrodestra. Sia come sia, Sergio Mattarella oggi punta su Mario Draghi - come già su questo giornale molto prima di altri avevo scritto - per un governo che sia di alto profilo ma che comunque dovrà pure avere i numeri in parlamento per governare.
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E qui ora è iniziata la nuova partita, con il partito allo sbando, formalmente di maggioranza relativa, il M5S, che sembrerebbe tirarsi fuori. Che fare? Puntare alla sfiducia a Draghi per andare subito alle elezioni? Certo questa è una via. «La sovranità appartiene al popolo». Ok, ma è una avventura piena di insidie, il risultato è tutt' altro che scontato e con questa legge elettorale un centrosinistra unito con Conte, nella veste di nuovo Prodi, potrebbe giocarsela, certamente al Sud. E se per caso Salvini col centrodestra riuscisse pure a spuntarla lo massacrerebbero subito dopo, con i mezzi che bene conosciamo. Per questo penso che l'ipotesi Draghi andrebbe seriamente meditata, non per "subire" Draghi, ma per intestarsi il merito di questa soluzione. E le elezioni? Nulla vieta un patto tra gentleman per andare ad elezioni dopo aver riportato sotto controllo la situazione, e al massimo nella primavera del prossimo anno.
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Draghi non è certo senza peccato (ma chi è senza peccato scagli la prima pietra), può essere criticato per il ruolo svolto nelle privatizzazioni degli anni Novanta, per il ruolo avuto nel 2011 nella caduta del governo Berlusconi, e certo per tante altre cose, non ultima quella di aver salvato l'euro (ma per la verità oggi tutti o quasi sono contenti, perché con il quantitative easing ha salvato anche noi) ma si tratta di una persona che ha ricoperto i ruoli più importanti che esistono a Banca Italia e alla Bce, uscendone con una reputazione riconosciuta a livello internazionale. Non c'è però solo il curriculum e la reputazione all'estero.
C'è anche un Manifesto di politica economica, pubblicato nel marzo dello scorso anno, in un articolo sul Financial Times, in cui Draghi ha scritto cose piuttosto chiare e in particolare che: i) non bisogna più preoccuparsi del debito pubblico e ii) lo Stato deve controllare le banche e fare in modo che esse creino denaro per imprese e famiglie. Qui le sue parole: «Occorre far leva su un aumento significativo del debito pubblico. La perdita di reddito a cui va incontro il settore privato - e l'indebitamento necessario per colmare il divario - dovrà prima o poi essere assorbita, interamente o in parte, dal bilancio dello Stato. Livelli molto più alti di debito pubblico diventeranno una caratteristica permanente».
Questo significa che bisogna fare deficit non del 2%, come adesso, ma dell'8 o 10% del Pil per evitare una depressione economica gravissima. Draghi nell'articolo, non a caso, ha citato le due guerre in cui il deficit era esploso e solo una piccola parte del deficit era finanziato dalle tasse, il resto avveniva stampando moneta. La seconda cosa importante indicata nel Manifesto di Draghi è la seguente: «L'unica strada efficace per raggiungere ogni piega dell'economia è quella di mobilitare in ogni modo l'intero sistema finanziario... immediatamente, evitando le lungaggini burocratiche. Le banche, in particolare, raggiungono ogni angolo del sistema economico e sono in grado di creare denaro all'istante devono prestare rapidamente a costo zero alle aziende favorevoli a salvaguardare i posti di lavoro. E poiché in questo modo esse si trasformano in vettori degli interventi pubblici, il capitale necessario per portare a termine il loro compito sarà fornito dal governo, sottoforma di garanzie di stato su prestiti e scoperti aggiuntivi».
Lo Stato deve quindi immettere capitale nelle banche e usarle come strumenti di politica economica per creare denaro e metterlo a disposizione di imprese e famiglie. Draghi non parla di convincere la Ue a "sforare il 2%" o chiedere aiuto al fondo "Salvastati": ha una visione molto più ampia e innovativa. Draghi non andrebbe in Europa col cappello in mano, sarebbero gli altri a doverselo togliere. Bisognerebbe solo chiedergli se è quel Manifesto che intende realizzare con il suo governo.