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DiMartedì, "che facciamo, Chiara Ferragni premier?". Pietro Senaldi contro Tabacci, contiano in imbarazzo

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Vivace botta e risposta tra Pietro Senaldi e Bruno Tabacci a DiMartedì, su La7. In studio da Giovanni Floris c'è uno dei "responsabili", al lavoro in questi giorni per "aggiustare" la maggioranza al Senato e garantire un terzo mandato da premier al dimissionario Giuseppe Conte. Tra geometrie impossibili, veleni, sospetti e veti incrociati, la situazione è molto complicata e lo stesso Tabacci non lo nega. "Non possiamo prendere in giro gli italiani, se non c'è una maggioranza parlamentare andiamo a votare", spiega l'ex democristiano dando di fatto ragione a Matteo Salvini, che prima di lui ha detto la stessa cosa. "Non sono per il voto ma prendo atto che la situazione si è andata irrigidendo, prendo atto della totale insensatezza di questa crisi".

 

 

 

Quindi la bordata su Matteo Renzi e Italia Viva: "La causa è stata il Recovery Plan? Non scherziamo, sono passati 40 giorni da quando Renzi ha annunciato le dimissioni delle sue ministre al giorno in cui è uscito per davvero dal governo. Un periodo di tempo in cui il Recovery Plan lo si sarebbe potuto aggiustare assolutamente.

 

 

Non sembrano le basi più solide per costruire una nuova maggioranza, e il direttore di Libero lo fa notare garbatamente. "A me sembra che all'onorevole Tabacci non piaccia tanto Renzi e non piacciano tanto i grillini. Allora che senso ha andare avanti col tentativo di sostenere Conte? Anche perché - sottolinea Senaldi - il premier poco fa si è arreso ufficialmente. Su Facebook ha detto che hanno fatto il possibile e che ora serve un governo di salvezza nazionale. Conte si è sfilato, che nome andrete a fare da Mattarella?".

 

 

Tabacci è in difficoltà: "Beh è una interpretazione sorprendente. Conte è in campo, gli italiani stimano molto più di lui che di Salvini". E Senaldi replica secco: "Ma gli italiani amano più Chiara Ferragni di Conte, se è per questo. Facciamo premier la Ferragni? Conte dice che ha fallito, non può essere nelle sue mani un governo di salvezza nazionale". 

 

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