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Paolo Becchi, l'altro volto della crisi: "Di Battista frigge perché vuole governare". M5s, cambia il quadro

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C’è chi vede in questa crisi, che dal punto di vista giuridico neppure si è aperta, un indebolimento di Conte e del suo governo. Non vi è dubbio che il suo governo venga indebolito, ma il partito di maggioranza relativa ne esce in realtà rafforzato e ricompattato. La grande paura delle elezioni anticipate è stata scongiurata e ormai il “semestre bianco” è ad un passo. Si dirà, ma il Movimento Cinque Stelle ha tradito tutti e tutto. Non credo che sia una novità ormai da anni il Movimento è diventato un’altra cosa rispetto a quello delle origini. Ma di questo agli italiani oggi non interessa un fico secco. Dal mandato imperativo al voto dei “costruttori”, nessuno si scandalizza più. Questa è la politica. “Sangue e merda”, molta merda. Tutto il resto è moralismo. 

Il fatto è che da questa crisi ad uscirne senza danni, anche con vantaggi, è proprio il Movimento Cinque Stelle. Ora potrà pensare a mandare in pensione Crimi e a darsi il suo organo politico collegiale, e per questo dovrà modificare lo statuto ecc. ecc., come da tempo chiede l’Elevato di Sant’ Ilario. Al contempo si può pensare ad un bel rimpastone di governo per placare le contraddizioni interne. Ora c’è posto per tutti. Sia per entrare nella guida collegiale del partito, sia per avere incarichi governativi. Renzi è stato indubbiamente di grande aiuto. Ha liberato un paio di posti nel governo, che dovranno essere occupati e Zingaretti e Di Maio sicuramente troveranno il modo per mettersi d’accordo. Sì, dico Di Maio perché mi pare evidente che il suo ruolo sia insostituibile nel Movimento, ed è lui in fondo a prendere le decisioni più importanti. Non può toccare Bonafede e Fraccaro, ma deve pensare anzitutto a trovare una collocazione per Di Battista, rimasto sinora a bocca asciutta. E ora si presenta l’occasione giusta per trovare un posto anche per lui.

Il posto giusto - C’è in particolare un ministero che sembra fatto apposta per Di Battista: il Ministero dell’Ambiente. Si dirà, ma Zingaretti non accetterà mai, e perché non dovrebbe farlo, può sempre chiedere qualcosa in cambio. Il Movimento deve anche rafforzarsi al Senato e Pisano, ministro per l’Innovazione, che non ha fatto un granché, e Catalfo ora al Lavoro, potrebbero essere più utili a Senato che al governo. Per certo questi particolari non sono sfuggiti a Di Maio. Da tempo Di Maio non è più il “bibitaro” che molti ancora oggi disprezzano, si è fatto le ossa e lo sta dimostrando lavorando in silenzio per il suo partito e portando a casa risultati. È diventato un politico di professione. Ma ora deve risolvere il nodo Di Battista. Questa “crisi” è l’occasione che Di Battista aspettava da tempo per rientrare a pieno titolo all’interno del Movimento, nella sfera dirigenziale e spesso in questi ultimi tempi ha per questo dichiarato la sua fedeltà a Conte. Di Maio può ora venirgli incontro. Del resto oggi i rapporti personali tra i due sono di nuovo ottimi. Di Battista – è vero – non è molto amato dai parlamentari pentastellati, ma qui avrebbe un ruolo al governo, a fianco di Di Maio. Il Movimento si ricompatterebbe e molte delle tensioni interne verrebbero meno. La base degli attivisti avrebbe un suo riconoscimento, perché l’influenza sulla base di Di Battista è indiscutibile. E in fondo anche Davide Casaleggio sarebbe contento di questa soluzione. Non tutto il male viene per nuocere. Questa crisi, insomma, ha avuto come effetto qualcosa di insperato per un Movimento, che resta comunque il partito di maggioranza relativa. 

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