Giuseppe Conte, il centrodestra avverte gli incerti sul premier: "Attenti che Giuseppi non dura"
La strategia della quadrata falange è chiara. Il Vietnam parlamentare divamperà mercoledì prossimo, il giorno del giudizio, quando, dopo aver votato «a favore dello scostamento di bilancio e dei ristori per il bene dei cittadini», il centrodestra, compattissimo sparerà sulla relazione giustizia del ministro Bonafede e poi via via su qualsiasi altro bersaglio che solo possa evocare il governo Conte.
Già tre commissioni sono ferme, figuriamoci quando si comincerà a far sul serio. Dopo la salita al Quirinale di Salvini, Meloni e Tajani (in rappresentanza anche dei "piccoli", impossibilitati a presenziare per questioni di affollamento) e la loro chiacchierata istituzionale con Mattarella, è planato nelle redazioni un comunicato congiunto. In cui i tre leader dell'opposizione -Tajani meno leader- avvertono che «l'emergenza sanitaria ed economica si abbatte su famiglie e imprese, il voto di martedì ha certificato l'inconsistenza della maggioranza. È convinzione del centrodestra che con questo Parlamento sia impossibile lavorare».
E l'impressione è che Mattarella abbia accolto con attenzione gli avvertimenti del trio. Specie nella parte in cui è palese che un governo basato sui peones, sulle bizzarrie o sulle capacità di ricatto dei Ciampolilli («alcuni cialtroni, altri mostri, altri terrapiattisti: è capace che qualcuno ti blocchi la Finanziaria se non dici che la terra è piatta...», battuteggiano da Forza Italia) si appresti ed essere un governicchio. Per Lega, Forza Italia e Fdl ora si tratta di resistere allo shopping di parlamentari matto e disperatissimo messo in atto da Conte per puntellare la sua maggioranza; anche se molti sono convinti che il reclutamento dello squadrone dei "costruttori" stia soltanto nel grembo di Giove.
A meno che il premier non si butti su una vera e propria operazione politica strutturata (tipo farsi un partito da 10%), pare che abbia poche chances di realizzazione. A questo s' aggiunga che i tre dell'Udc senza Cesa azzoppato dalla magistratura paiono essere rientrati nei ranghi, anche se la Binetti scalpitava. E che Silvio Berlusconi, secondo un'indiscrezione di Tommaso Labate sul Corriere della sera, dopo le defezioni di Renata Polverini, Andrea Causin e soprattutto della ex miliziana "badante" Maria Rosaria Rossi, abbia chiesto la lista degli almeno dieci parlamentari azzurri incerti nel passare al nemico per poterli chiamare uno ad uno prima che ricevano l'usuale -di 'sti tempi- telefonata da Palazzo Chigi. E dunque Berlusconi, trovando il tempo di depositare un'interrogazione al Parlamento Europeo per sollecitare alla Ue un intervento contro il taglio delle forniture vaccinali della Pfizer, si allinea totalmente alle strategie di Meloni e Salvini.
«L'avvertimento è per tutti coloro che sono attraversati dalla tentazione di abbracciare Conte: il futuro è nel centrodestra» dicono dalla Lega «imbarcarsi con un governo destinato alla fine, mentre qui i numeri salgono, non è solo un tradimento, è antistrategico». E, in effetti i numeri evocati dai sondaggi di Euromedia Research di Alessandra Ghisleri sono tranchant: se si andasse a votare oggi il centrodestra unito avrebbe il 49% e la maggioranza il 36,5%; e se anche sorgesse un partito-Conte sarebbero sempre 46,9% contro 38,4%. Non per nulla Salvini fa sapere di non strapparsi i capelli nell'arruolare transfughi da altri partiti, ma che se bussassero alla sua porta «persone perbene che vogliono il bene dei cittadini» non esiterebbe ad accoglierli.
Altra possibile soluzione per evitare le urne: il centrodestra e Renzi per un governo di unità nazionale magari con Giorgetti "pontiere" e Draghi a Palazzo Chigi. Dice sempre il Capitano: «La Lega sarebbe disponibile a discutere per trovare una soluzione di emergenza a difesa del Paese». Ma a quel punto, forse, non sarebbe d'accordo la Meloni, l'unica pronta davvero al ritorno alle urne. Prepariamo i pop corn...