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Paolo Becchi, "con Joe Biden alla Casa Bianca torna l'imperialismo americano". Il professore boccia la svolta Usa

Paolo Becchi
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 Joe Biden eredita una America socialmente divisa e profondamente lacerata e la violenza di questi giorni con i suoi morti e i suoi feriti lo conferma. E aggiungo: uomini e donne del popolo americano che per un ideale muoiono meritano rispetto. Ma Biden ha politicamente vinto le elezioni perché il sogno isolazionistico di Trump è rimasto tale. La promessa di "abbandonare il mondo" e di pensare solo agli americani, "America first", è stata disattesa nei fatti dallo stesso Trump e forse questo, con il senno del poi, era persino inevitabile. Gli americani, insomma, sul pianeta non possono pensare solo a proteggere se stessi, sono destinati ad oscillare tra isolazionismo e interventismo, pace e guerra, "terra e mare", avrebbe detto Carl Schmitt.

Biden ha fatto grandi promesse di una società diversa ma non è Sanders. Le sue sono solo parole. Egli ha vinto semplicemente perché il progetto di Trump si è rivelato, da un punto di vista geopolitico, irrealizzabile. Il virus "cinese" ha fatto il resto. Tutti i politici del pianeta già da tempo si sono congratulati con Biden. Discorsi di circostanza. Merita però un'attenzione particolare l'articolo pubblicato dal Presidente della Repubblica tedesca sulla FAZ, con il titolo "Deutschlands Chance". Poiché nessun giornale italiano, se male non mi appongo, ne ha parlato vorrei partire proprio da questo articolo per svolgere alcune considerazioni di carattere geopolitico.

Steinmeier, che prima di diventare Presidente era stato Ministro (socialdemocratico) agli Affari Esteri, pone l'accento su tre chance che la Presidenza Biden potrebbe offrire. C'è molta retorica e qualche bella citazione nelle sue parole, ma c'è anche un punto sulla Germania e sull'Europa che merita attenzione. Secondo Steinmeier dopo i tentativi di Trump di dividere l'Europa, restituendo spazio ai singoli Stati nazionali, proprio la nuova Presidenza potrebbe ridare all'Europa e alla Germania una nuova forza. Se Steinmeier intende dire che l'Europa sarà di nuovo al centro dell'attenzione degli americani ha senza dubbio ragione. Ma in che senso? La Germania, e quindi l'Europa, dovrebbero con Biden alla Casa Bianca rafforzare l'Alleanza Atlantica e darle un senso antirusso e anticinese. Steinmeier è molto più prudente nelle sue parole. Si limita a scrivere: «Ciò che ci unisce agli americani più che a qualsiasi altra nazione è l'idea di democrazia. Noi tedeschi dovremmo certo essere gli ultimi a impartire lezioni di democrazia e tuttavia la democrazia oggi è proprio ciò che ci unisce agli americani, certo molto di più che ai cinesi e ai russi».

Steinmeier lancia un messaggio geopolitico diverso da quello di Merkel, che diceva: «ormai non possiamo più contare sulla protezione statunitense. L'Europa deve occuparsi del proprio destino, è questo il compito del futuro». Le parole del Cancelliere tedesco risalgono al 2018. Proprio l'atteggiamento europascettico di Trump aveva finito col dare una nuova accelerazione al motore franco-tedesco per il rilancio europeo. Un rilancio del Vecchio Continente che avrebbe potuto cercare, e forse anche finalmente trovare, una propria collocazione geopolitica autonoma tra atlantismo ed euroasiatismo. Ecco, tutto questo, con la sconfitta di Trump, viene messo in discussione.

 

 

Questo perlomeno è quello che modestamente penso io. Steinmeier vede invece nuove possibilità per la Germania e per l'Europa proprio grazie alla vittoria di Biden. Non si rende però conto del fatto che le chance di cui egli parla sono limitate dalla dipendenza che la Germania e l'Europa potrebbero tornare ad avere rispetto agli Stati Uniti. La Germania in Europa e l'Europa nel contesto globale non saranno in grado di svolgere un ruolo autonomo, di equilibrio, nel contesto geopolitico globale, ma saranno ancora una volta gli alleati preziosi degli Stati Uniti contro la Cina e contro la Russia? Quando Biden dice che ci vuole "più Europa" intende soltanto bloccare in Europa la potenza tedesca. Con Trump aveva vinto la "voglia di nazione" e questa "voglia" tellurica si era diffusa dall'America del Nord in tutto il Vecchio Continente con i movimenti sovranisti; con Biden questo processo si interrompe e ritorna l'America imperiale e marittima.

L'Europa invece di svolgere un ruolo autonomo resta "stretta nella morsa" - per riprendere una efficace espressione (adattandola alla nuova situazione) di Martin Heidegger - tra Stati Uniti e Cina. Di più, l'Europa prima almeno era una grande potenza economica, ora avendo "chiuso tutto" - mentre in Usa, Cina e Russia tutto è aperto - anche l'economia è in crisi e all'epidemia si aggiungerà la carestia. Questa è la realtà geopolitica nuda e cruda. L'idea di un mondo multipolare dovrà fare i conti con questa realtà: il ritorno dell'Impero americano e il "virus" cinese. E non è detto che sia sufficiente un vaccino per immunizzarci da codesto virus.

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