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Coronavirus, il governo manda in Lombardia 46mila siringhe sbagliate: paga solo Giulio Gallera

Lorenzo Mottola
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Per capire cosa è andato storto basta un dato: il governo degli Stati Uniti ha firmato il primo contratto di fornitura per affrontare la campagna vaccinale a maggio dello scorso anno. L'Italia, con i consueti tempi da catasto, si è attivata in autunno e ha chiuso in volata i bandi a novembre. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il nostro commissario Domenico Arcuri da qualche giorno sta spedendo in tutto il Paese casse di siringhe inadatte alle operazioni, alcune grandi cinque volte il necessario, altre "appena" il triplo, ma senza le tacche per effettuare precise misurazioni. Non è un dettaglio, perché con questi strumenti non si riesce a prelevare la quantità esatta di farmaco dalle fialette che escono dagli stabilimenti della Pfizer, visto che ognuna di esse contiene 5 dosi di 0.3 millilitri. Per non parlare del problema degli aghi, che pare siano di misura sbagliata. Di conseguenza gli ospedali si sono dovuti attivare con le proprie scorte, che ovviamente non sono infinite.

Lo scandalo è esploso in Lombardia, dove secondo i conti di della Regione sono ben 46mila i pezzi consegnati e non utilizzabili. Ma questo è stato solo l'inizio. Anche in Piemonte, Liguria e Umbria è stato segnalato lo stesso problema. Perfino il governatore dem Eugenio Giani, furioso, ha chiesto spiegazioni a Roma. I giornali più vicini al governo minimizzano, sottolineando che tutto sommato le siringhe «comunque non saranno inutili, si useranno per altro». Forse per la prossima pandemia?

 

 

Palazzo Chigi, comunque, continua a manifestare la consueta sicurezza. L'approccio comunicativo di Arcuri comincia a ricordare quello di Kim Jong Un o di Alì il Comico, famoso portavoce di Saddam Hussein che blaterava di resistenza a oltranza quando ormai i carrarmati americani gli stavano entrando nel salotto di casa a Baghdad. Il manager di Giuseppe Conte ha risposto per mesi con aria indignata a chi gli chiedeva se fosse tutto a posto sulle forniture. A novembre, ovvero alla conferenza stampa per la chiusura dei contratti, pareva tutto contento: «Ieri sono scaduti i termini delle gare per siringhe e aghi. Sono in corso le valutazioni degli uffici preposti ma mi sembra doveroso dire che abbiamo registrato risultati molto positivi, in qualche caso più positivi delle attese».

Se questi risultati fossero stati negativi, forse ci sarebbe toccato vaccinarci usando la pompa della bicicletta. Il super-funzionario, sempre quel giorno, aveva tirato una stoccata ai giornalisti - malvagi e menagramo - spiegando che tutto andava bene «malgrado avessimo assistito in queste settimane a una rappresentazione tra il sogno e il sortilegio immotivato da parte di chi è più pessimista di noi». Certo, manteniamo il buonumore, andremo verso la fossa fischiettando. Rimanendo in tema di ottimismo, bisogna capire se questo è un problema temporaneo o se sarà superato. Per ora, come dicevamo, gli ospedali si sono adattati dando fondo ai propri magazzini, che però non hanno risorse infinite. Bisogna quindi sperare che con le prossime consegne Arcuri ponga rimedio in qualche modo.

 Visti i precedenti - soprattutto i disastri combinati con i contratti per le mascherine - c'è da preoccuparsi. Ragion per cui anche nella maggioranza giallorossa c'è chi inizia a interrogarsi sul perché il commissario sia ancora al suo posto. Nel corso di questa pandemia sono stati commessi tanti errori. L'unico politico a saltare, però, è stato Giulio Gallera: un semplice assessore. L'errore sulle siringhe, peraltro, è solo uno degli intoppi. La Pfizer è in ritardo con le consegne e questo potrebbe rappresentare un problema soprattutto per quelle amministrazioni che sono partite più speditamente con le iniezioni. Come noto, la profilassi prevede un richiamo dopo 15 giorni dalla prima puntura. Se non dovessero arrivare altri vaccini in numero sufficiente, qualcuno potrebbe rimanere in coda. Ragione per la quale alcune regioni - come il Lazio - stanno imponendo alle proprie strutture di rallentare le operazioni. Pochi giorni fa Libero ha stimato che con l'attuale passo impiegheremo 26 anni a terminare la campagna di immunizzazione. Pensavamo non si potesse far peggio, invece.

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