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Renato Farina, il sospetto in vista delle Comunali: "Centrodestra al palo, troppo litigioso"

Renato Farina
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La morte impone il compito della memoria e del commiato. Così quella di Marco Formentini, sindaco di Milano dal 1993 al 1997, scomparso ieri. I trapassi però ci richiamano anche al fatto che siamo vivi, e, oltre a quello di seppellire con onore l'estinto, abbiamo dei doveri verso il presente e il futuro. Le tre parole "sindaco di Milano" nel nostro caso risvegliano una considerazione amara sull'oggi e sulla necessità civica di provvedere alla sostituzione di Beppe Sala e della sua ciurma con chi capisca davvero i bisogni della capitale morale che tanto demoralizzata non era mai stata. A giugno si vota e se quest' uomo, come minaccia con tracotanza, sarà confermato a Palazzo Marino, i cittadini si ritroveranno definitivamente a fare la parte di birilli abbattibili sulle mille strade di Milano trasformate in piste per monopattini supersonici. Sarebbe il caso di far di tutto per evitarlo. Il fatto è che le forze politiche di centrodestra, che abbiamo l'ardire di ritenere migliori di quelle che hanno partorito Sala e i suoi assessori, sono ferme, non si decidono a scegliere insieme un uomo o una donna idonei per vincere la partita e rimettere in moto, non nel senso degli scooter, la città che coincide con il centro economico e creativo del paese. 

GRILLINI, PIDDINI, VENEZUELANI
Siamo partiti da Milano, ma l'identica situazione di stallo riguarda le altre grandi città dove si apriranno le urne per le municipali. Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna - le citiamo in ordine di popolazione - sono tutte rette da amministrazioni variamente di sinistra. Siano esse a guida grillina (Roma e Torino), piddina (Milano e Bologna) o venezuelana (Napoli con De Magistris), nessuna di queste urbi merita un ulteriore supplizio. Ma la condizione è che si avanzi un'alternativa credibile. Cosa che non è ancora accaduta. Perché? Il sospetto nella popolazione è che il centrodestra sia litigioso almeno quanto la sinistra, oppure che non abbia personale all'altezza. Finora abbiamo assistito a una serie di veti, le ragioni dei quali sarebbe bene spiegare in pubblico. Non basta il "no", sarebbe il caso di far coincidere la bocciatura di Tizio con la proposta di Caio. Oppure che si prospettasse un metodo condiviso per la scelta del cavallo vincente, evitando la pratica tribale di fare di sì con la testa e poi abbatterlo alla prima curva come usa al Palio di Siena. A Roma nel 2015 andò così, e l'esito non fu disastroso tanto per il centrodestra che si divise, quanto per i quiriti, i quali ne hanno viste di tutti i colori, ma buche e topi così grossi mai.

VACCINO CONTRO LA SFIDUCIA
Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani si radunarono solennemente l'8 ottobre. Ci fu un comunicato congiunto. Salvini dettò un commento all'Adnkronos: «La strategia del centrodestra per le Amministrative 2021? Allargare, coinvolgere, ascoltare. Ci rivediamo anche settimana prossima. Con i primi nomi, se non a ottobre a brevissimo con i nomi migliori, città per città. Vinciamo dove allarghiamo. Vinciamo dove includiamo. Laddove ci fossero candidature anche senza tessere di partito la battaglia è ancora più bella». Risultato? Garantirono che entro la fine dell'autunno ci sarebbero stati i nomi. Ammettiamolo: dopo quei giorni sprizzanti entusiasmo, la pandemia ha reclamato energie politiche e chiuso in casa la gente. Più che allargare siamo stati tutti ristretti. Oggi l'occasione è decisiva. Il cambiamento parte delle città, non ci sono altre elezioni in calendario, salvo sorprese inusitate. Individuare i candidati non è una strategia buona appena per il marketing : è un vaccino contro la sfiducia, dà l'idea che si lotta, che al caos dei giallorossi, c'è chi - ed è nel centrodestra - ha visione, progetti, uomini e donne che - come ha scritto ieri Silvio Berlusconi - vanno scelti «senza pregiudiziali di partito». P.S. Tra le grandi città, ci sono due eccezioni. A Torino c'è intesa sull'imprenditore Paolo Damilano. A Napoli invece pare che ormai sia emersa come consolidata e accettata da Lega, Fdi e Forza Italia la candidatura del magistrato anti-camorra Catello Maresca. Niente da dire sulla persona, anzi. Ma non ne possiamo più di vedere in Italia il primato delle toghe che avvolgono ogni cosa.

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