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Brexit, il Regno Unito ha lasciato l'Europa per amore della libertà

Iuri Maria Prado
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L'Inghilterra ha sempre rappresentato una componente mal sopportata nel complesso europeo. Perché è sempre stata "poco europea"? No, ma perché ha sempre subordinato il proprio europeismo al criterio liberale che l'Europa continentale non ha mai assimilato e anzi ha sempre respinto e persino combattuto. Solo un continente che non ha fatto bene i conti con se stesso manca di vedere quanto sia potente la scena di un Paese che torna solitario dopo quasi un secolo, solitario com' era allorquando non si trattava di ricomporre qualche equilibrio commerciale e normativo dopo la fuoriuscita dal consorzio comunitario: ma di opporsi alla tirannide autoritaria che prometteva massacro e barbarie ora nell'alleanza e ora nell'inerzia degli europei che settant' anni dopo, col loro curriculum di collaborazionismo e leggi razziali, si permettono di spiegare agli inglesi come si sta al mondo se si vuol essere democratici.

 

MALAFEDE
Una pubblicistica mediocre, moralmente appannata e intellettualmente pigra disegnava il profilo xenofobo e truculento del voto leave, nel semplicismo in malafede che inventava quell'irredentismo di memoria imperiale contrapponendolo all'effettività democratica comicamente concomitante con la bolgia delle burocrazie irresponsabili insorte come fungaie per comandare da Malaga a Helsinki secondo il Grundprinzip di un'Europa germanizzata.

AL CINEMA
Noi guardiamo i film - inglesi, pour cause - che nei titoli di coda ricordano il monito che ha tenuto insieme quel popolo, solo, letteralmente, contro il resto del mondo, il mondo dei nemici della libertà e il mondo di quelli che non si accorgevano che la libertà era in pericolo: "We shall never surrender", non ci arrenderemo mai. Ma guardiamo quei film senza comprendere la diversità della cultura che li produce e senza riconoscere i motivi per cui non sappiamo, non possiamo farne di analoghi: perché nemmeno noi non ci siamo arresi mai, ma a una cosa diversa e cioè alla necessità di sconfiggere la nostra eterna attrazione per l'opposta soluzione illiberale.

 

E in modo tanto più ridicolo, e ancora senza un pizzico di attenzione alla verità profonda della propria vicenda, l'Europa pacificata dal sacrificio inglese rimprovera alla risolutezza di quegli isolani di mettere a rischio il sistema che avrebbe garantito settant' anni di pace, quella in realtà ottenuta estirpando la malapianta nazifascista nata qui, non a Londra, e contenendo la crescita di quella comunista che piaceva tanto qui, non a Westminster. L'italiano avverte oscuramente che gli inglesi fanno ciò che egli non sa fare, e vale anche per Brexit: una cosa impossibile nel Paese che si duole dell'Europa nella misura in cui lo sussidia poco, e che mira a contaminare quella comunità trasformandola in una centrale che irraggia la spesa inefficiente che l'Italia non ha più i mezzi di assicurare. Non c'è un partner in meno nell'Europa della libertà. C'è una nazione che per essere liberamente europea ha deciso di liberarsi dell'Europa. E peggio per chi non lo capisce. riproduzione riservata.

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