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Giuseppe Conte, il sondaggio di Analisi Politica: "L'87% degli italiani non lo vuole più al governo"

Brunella Bolloli
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Non è una questione di popolarità o gradimento personale: in questi mesi Giuseppe Conte è stato presente a reti unificate così spesso, da rubare la scena ai più noti conduttori in circolazione. In suo onore, sui social, è nata la finta telenovela Il Decreto, rivisitazione ironica della soap spagnola Il Segreto, arrivata a quota 2.324 puntate e lì chiusa in anticipo un po' per mancanza di ascolti e un po' per lo stop da Covid. Giuseppe, manco a dirlo, con il suo ciuffo e la pochette è il protagonista assoluto, oggetto della satira e quindi anche della pubblicità virale. Tutti sanno chi è perché con i suoi Dpcm declamati urbi et orbi all'ora di cena, l'avvocato del popolo resta, dopo la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, l'esponente politico più popolare al momento. Eppure, quasi nessuno rivoterebbe questo governo e rivorrebbe Conte come presidente del Consiglio. Lo dice un sondaggio condotto su un campione rappresentativo di italiani adulti, un migliaio tra donne e uomini, effettuato da AnalisiPolitica, la società di ricerca diretta da Arnaldo Ferrari Nasi. La domanda formulata è chiara e dice così: «In questi giorni ci sono state forte tensioni nella maggioranza che sostiene il governo Conte. Se dovesse cadere l'esecutivo, tra queste possibilità, per l'Italia sarebbe meglio...».

 

 

URNE
Quattro le possibili risposte (oltre all'immancabile quinta "non so" data dal 12% degli intervistati). Quella che ha riscosso più successo (32%) prevede di sciogliere subito le Camere e indire al più presto nuove elezioni politiche «per verificare la volontà dei cittadini». «È la risposta che riscuote maggiore consenso tra la fascia più produttiva della popolazione, quella che va dai 36 ai 55 anni», spiega Ferrari Nasi, che ha approfondito la sua ricerca distinguendo, nel campione analizzato, i differenti titoli di studio (media, diploma, laurea), aree geoeconomiche (Pil alto, medio o basso) e collocazione politica degli elettori. Se è pressoché scontato che a chiedere elezioni subito siano gli esponenti della destra (Fdi per il 60%, Lega per il 63%), fa riflettere anche la seconda risposta alla domanda iniziale e cioè: «Reincaricare Giuseppe Conte, solo per formare un governo specifico per accompagnare l'Italia alle elezioni, formato da Pd, 5Stelle, Lega, Fratelli d'Italia e gli altri partiti».

In pratica, un esecutivo "ponte" che starebbe in carica soltanto pochi mesi, giusto il tempo di sbrigare le faccende più urgenti per poi tornare alle urne. Un Palazzo Chigi con tutti dentro, che però piace solo al 21% del campione in esame. I sovranisti attualmente all'opposizione non ci stanno, mentre favorevoli, si legge nel sondaggio di AnalisiPolitica, sarebbero i grillini al 50%, il Pd solo per il 34% e i renziani di Italia Viva al 51%. Tradotto: perfino tra le forze di maggioranza c'è voglia di cambiamento. Ma ancora più sorprendente è la bassissima percentuale di chi apre a un Conte-ter: appena il 13%. Segno che l'esperienza del governo giallorosso è destinata a non ripetersi e non c'è la folla a sostenere la prosecuzione della legislatura in carica. Non basta qualche aggiustamento alla squadra, zoppicante nei ministeri chiave, per modificare il dna di un esecutivo nato solo per fermare le destre.

SFIDE E TENSIONI
E poi, analizza Ferrari Nasi, «pesano lo stallo economico, le mancate erogazioni ancora oggi della cassa integrazione dei mesi scorsi, la carenza di una visione, a livello di sanità, che vada al di là del meccanismo aperture-chiusure e relativi ristori cui finora siamo stati abituati». Reincaricare Conte per formare un terzo governo politico e tirare avanti con questa legislatura è un'idea che non piace e, del resto, fa notare il sondaggista, «sappiamo già che per 2 italiani su 3 il premier non sa governare e tra coloro che non hanno per nulla fiducia in lui ci sono anche elettori del Pd e dei Cinquestelle». Torna quindi l'ipotesi, contemplata nell'ultima risposta al quesito, di un esecutivo guidato da una personalità super partes, un tecnico di alto profilo come Mario Draghi. Quelli di Azione, partito di Carlo Calenda, lo appoggerebbero con percentuali bulgare (84%), e in generale non dispiacerebbe a tanti elettori che si collocano nel centrosinistra (38%) più che nel centrodestra (22%). Conte, intanto, è alle prese con Renzi, spina nel fianco interna alla maggioranza, pronto a fargli mancare i voti in aula. Una sfida all'ok Corral tra i due visto che l'ultimo confronto tra ministri e delegazione di Iv non ha portato a un'intesa su Recovery Plan, delega ai Servizi segreti e riforme. Una cosa è certa: prima del 10 gennaio il nodo Recovery e, soprattutto, quello del proseguimento del governo, va sciolto. Sul come le prossime ore saranno decisive.

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