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Papa Francesco, la bomba di Roberto Formigoni: "Retroscena politico sul viaggio in Iraq"

Roberto Formigoni
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Papa Francesco ha recentemente annunciato per il marzo 2021 un suo viaggio in Iraq. È un'iniziativa di grande valore apostolico, dal momento che in Iraq si trova la regione di Ur, legata alla memoria di Abramo, padre nella fede per ebrei, cristiani e musulmani. E il Papa potrebbe usare l'occasione per approfondire il dialogo con la religione musulmana, che ha già portato alla sottoscrizione di un'importante dichiarazione comune come il "Documento sulla fratellanza umana" firmato con il grande imam sunnita di al Azar, ad Abu Dhabi. In Iraq ci potrebberoro essere analoghe iniziative con l'islam sciita. Ma Francesco è un Papa anche politico, e il viaggio avrà una valenza politica straordinaria. Ciò che è accaduto in Iraq negli ultimi 30 anni ha segnato una svolta pesante e negativa nei rapporti tra Occidente e mondo arabo, ha dato vita al terrorismo islamista, ha acceso fuochi di rivolta in Medio Oriente, ha portato guerre e distruzioni in tutta la zona, ha provocato la dispersione o la scomparsa delle comunità cristiane in paesi che del cristianesimo erano stati la culla.

Ricordiamo l'origine di tutto ciò, le due guerre del Golfo contro l'Iraq: la prima nel 1991 punì Saddam Hussein per l'invasione del Kuwait e impose anche durissime sanzioni che ricaddero sulla popolazione: un rapporto dell'Onu del 2001 constatò una drammatica malnutrizione generale e il raddoppio della mortalità infantile. La seconda guerra del Golfo (2003/2004) portò alla conquista di Bagdad e all'occupazione di tutto il territorio iracheno con l'instaurazione di un protettorato di fatto anglo-americano. Questa guerra fu "giustificata" dall'accusa che l'Iraq si fosse dotato di armi di distruzione di massa, ma a distanza di anni le prove esibite dagli Usa furono riconosciute come false, e a quel punto il premier inglese Tony Blair bollò pubblicamente come "tragico errore" suo e di Bush l'attacco all'Iraq.

 

 

L'errore-consapevolmente deciso "colà dove si puote ciò che si vuole"- fu poi aggravato da una catena di altri errori, come lo scioglimento - e non solamente il disarmo - dell'esercito iracheno, e il licenziamento di tutti i militari e di tutti funzionari pubblici. Questo lasciò da un giorno all'altro senza stipendio e senza prospettive oltre tre milioni di persone, e fu una delle cause, non l'ultima, della nascita del terrorismo islamista, dell'Isis e poi del califfato di Al Baghdadi, che seminarono morte e distruzione per anni, compiendo anche numerosi attentati in Europa, e generarono per imitazione gruppi jihadisti in altri paesi della zona ma anche in Africa e in Asia.

Un prezzo altissimo fu pagato dalle comunità cristiane. L'Iraq contava nel 1990 circa 1 milione 300mila cristiani, che potevano praticare pubblicamente la propria religione, avevano chiese e scuole all'interno delle città (ne sono stato testimone oculare), il vice-presidente Tarek Aziz era cristiano. La maggior parte di loro ha dovuto fuggire, molti hanno subito la persecuzione islamista, oggi i cristiani sono ridotti a meno di un quarto, le chiese e le scuole sono state distrutte. Il Papa visiterà quei luoghi, andrà a Mosul, a Qaraqosh, nella biblica piana di Ninive, fino a raggiungere Erbil, capoluogo della regione autonoma del Kurdistan, patria dei rifugiati scampati al terrore jihadista.

Basterà la sua presenza a ricordare a tutti gli iracheni l'azione incessante e le parole coraggiose del suo predecessore San Giovanni Paolo II per scongiurare lo scoppio delle due guerre. E sono sicuro che Papa Francesco ricorderà ai responsabili degli Stati e al mondo intero tutti i cristiani perseguitati anche in molti altri paesi: in Siria, dove chi non è riuscito a emigrare dice che la situazione è ancora peggiore di quando scoppiavano le bombe e invoca la cancellazione delle sanzioni, nel Nagorno Karabak, terra armena da cui gli armeni, cristiani, sono stati scacciati, e le chiese cristiane vengono distrutte dai soldati dell'esercito turco, il 2º esercito della Nato di cui l'Italia, gli altri paesi europei, gli Usa, sono membri silenti. E ancora in Palestina dove Hamas impedisce di partecipare alle funzioni del Natale, in Bangladesh, dove molti musulmani si convertono ma i cristiani sono perseguitati ed esclusi dalla vita civile, in Nigeria dove Boko-Aram continua a rapire e uccidere... e molto altro. Credo proprio che Francesco ricorderà tutto questo, perché le statistiche dicono che i cristiani sono la religione più perseguitata al mondo. Di cui nessuno concretamente si occupa.

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