Decreto Natale, Giuseppe Conte è diventato il nemico degli italiani: "Pinocchio, sparisci"
In questi due anni e mezzo Giuseppe Conte, professorino senza gloria e modesto avvocato, non si può certo sostenere che non abbia dimostrato versatilità. Il foggiano cambia posizione con la stessa abilità con cui piega la pochette. Ha vestito con disinvoltura i panni di legale del popolo italiano e di oppressore del medesimo, di premier di un governo antieuropeista e populista, il giorno seguente quelli di primo ministro di un esecutivo europeista e immigrazionista oltranzista, ha difeso certi provvedimenti dei gialloverdi e poi ne ha preso pure le distanze, rinnegandoli, ha appoggiato Salvini e in seguito lo ha accusato di ogni nefandezza, è stato prima burattino e dopo burattinaio, ha rimproverato al leader della Lega di chiedere all'elettorato i pieni poteri e qualche mese dopo se li è autoassegnati, e ora non sembra intenzionato a rinunciarvi.
Come una vera e propria diva Conte è sempre in ritardo, forse poiché ama farsi attendere, alimentando quella suspense da film horror che precede e accompagna ogni sua conferenza stampa, la quale di solito si tiene a reti unificate, nella fine settimana, all'ora di cena o giù di lì, quando i sudditi sono tutti incollati al piccolo schermo in attesa di conoscere le ultime decisioni del premier assoluto, il quale ogni tre o quattro giorni manifesta dubbi e pentimenti e sforna dunque altri decreti, sempre più complicati e di cui oramai abbiamo perso il filo oltre che il conto. A Giuseppe non basta essere presente ai nostri pasti serali, egli vuole pure rovinarli. Eppure lo fa sempre con una indiscussa classe, con quei modi rassicuranti che non rassicurano più, con quel sorriso che non ci è dato più di ammirare coperto com' è, nelle recentissime apparizioni, dalla mascherina. Strumento utile per nascondere ciò che ormai appare evidente, ossia che il presidente ha perso la faccia.
RIPENSAMENTI
Quanto ai suoi continui ripensamenti, si dice che soltanto i cretini non cambino idea. E di sicuro Giuseppi cretino non è, prova ne è che egli è stato in grado dal nulla, ossia da illustre sconosciuto quale era, a diventare presidente del Consiglio per ben due volte nel giro di un anno e due mesi, cosa che non è riuscito a realizzare neppure un Matteo Salvini qualsiasi, che di voti ne ha, né una Giorgia Meloni qualunque, la quale frequenta i palazzi da quando era una pischella, né quel Gigino Di Maio che pure era portavoce del partito più votato alle elezioni del 4 marzo 2018. Insomma, Conte ha fottuto tutti. Ma proprio tutti. E questa è la stessa ragione per cui gli italiani venerdì sera, sia prima che durante e dopo la conferenza di Giuseppi, si sono scatenati sui social network, prendendo di mira i profili ufficiali del loro avvocato trasformatosi in despota, il quale si spende abitualmente in false promesse, che stanno in piedi a stento, proprio come l'esecutivo presieduto dal professore.
Egli aveva garantito che i sacrifici affrontati in queste settimane ci avrebbero permesso di «salvare il Natale», invece Conte proprio a Natale ci infligge, di nuovo, gli arresti domiciliari per salvare la Pasqua. E ancora, con spudoratezza, come premio di consolazione, egli annuncia una pioggia di denari su tutti. Ma chi ci crede più? Se non si campa con il reddito di cittadinanza, figuriamoci se si può vivere di bonus monopattino e quattro spiccioli di «ristori». Sul web sono migliaia i commenti contenenti insulti rivolti al presidente del Consiglio, segno che la pazienza degli abitanti della penisola è ai minimi storici, se non addirittura irrimediabilmente esaurita. «Grazie per continuare a regalarci solitudine e depressione, restrizioni e sacrifici. Grazie davvero per tenere le famiglie separate e per la privazione di ogni libertà», scrive Alessia su Twitter. «Lei non ha nemmeno la capacità di fissare un orario e l'educazione di rispettarlo. È il premier peggiore di sempre e l'Italia non è mai stata rappresentata in modo tanto penoso», digita Nicola.
Lapidario Fabrizio: «Si tolga dai piedi, per favore». «Sei una cosa inutile», commenta Vincenzo. «Lei è il più grande Pinocchio che ci sia mai stato. Finirà tutto questo e spero di non doverla mai più sentire nominare», si augura Alessandra. Mica male per un individuo descritto dai quotidiani come il politico più amato da elettori che tuttavia lo hanno votato mai e che mai, stando a quanto proclamano, lo voterebbero. Il disprezzo nei suoi confronti è unanime. «Non li ascolto più i tuoi show. Conte, dimettiti e portati appresso i tuoi dpcm». Si sfoga così Penelope. C'è pure chi osa una legittima domanda: «Ma dopo avere ammazzato il Natale e avere rotto le balle a sessanta milioni di italiani, se al termine del lockdown la situazione è pari pari a quella di adesso, lei va a farenculo?». «Le gente non vuole più sentire nemmeno l'odore di lei. Si chiuda in zona rossa», è l'invito di un utente.
PIÙ DECRETI CHE MUTANDE
Esortazioni di questo genere si sprecano. Tuttavia resteranno lettera morta poiché Giuseppi non ha alcuna intenzione di levare le tende. Grande è la confusione che alberga nella testa del primo ministro e non se ne capacita una signora milanese che sottolinea: «Sono passata da rossa ad arancione e poi a gialla in venti giorni e adesso passo da gialla a rossa in cinque giorni, ma ce la fa?». «Conte, stiamo contando i minuti perché ritorni nell'anonimato. Non ci mancherà», scrive Fab. «Prenda in seria considerazione un corso per il recupero di etica e dignità umana», commenta Michele. E Davide confessa: «Conte, ho più paura di te che del coronavirus. Stai a casa». Daniela invece rivela di non avere compreso un tubo del nuovo dpcm. E come lei tanti, anzi troppi.
«Cambi più decreti che mutande», fa notare a Conte un altro navigante. E c'è chi chiede: «Si potrà andare in bagno a Natale?». «Prendilo tu il ristoro e rinchiuditi in un eremo. Le zone rosse fattele a casa tua. Non sei stato votata da nessuno, ricordatelo», digita Luigi. «Venditore di pentole», «Wanna Marchi della politica», «bugiardo», «pagliaccio», «vermiciattolo», sono gli epiteti più delicati, dai quali ci dissociamo, con cui viene indicato quello che risulta essere lo statista più gradito in Italia, almeno stando a certi sondaggi. Se i social non sono che il riflesso della società nonché cassa di risonanza dei sentimenti che albergano nell'animo del popolo, non vi è dubbio che Giuseppi sia oramai giunto al capolinea. Il premier è alla frutta di quel cenone natalizio a cui ci vieta di partecipare con più di due ospiti, rigorosamente congiunti. Non gli resta che Rocco Casalino. E a questo punto un quesito sorge spontaneo: quanto ancora può reggere al posto di comando un presidente del Consiglio che non soltanto non ha mai goduto di alcuna forma di legittimazione dal basso, ma che neppure beneficia adesso di credibilità né tantomeno del rispetto dei cittadini?