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Pietro Senaldi smaschera Conte e ministri: "Perfino un poppante lo capirebbe"

Pietro Senaldi
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 Per la serie nessun rispetto per gli italiani, tantomeno per quelli che lavorano, il governo si accinge a cambiare ancora una volta le regole per il Natale. La ragione ufficiale è tutelare la vita dei cittadini, quella reale è garantire ancora un po' la sopravvivenza del governo Conte. L'esecutivo ormai ha fatto il suo tempo e per di più ha almeno tre patologie gravi, che si chiamano Cinquestelle, Pd e Italia Viva; quindi, se il Corona riesplode, sarebbe la prima vittima della terza ondata. Il premier, con sei-settecento decessi e 40mila contagi al giorno, è andato avanti settimane a sostenere che l'Italia stava fronteggiando egregiamente il virus. Ora che l'indice di trasmissione dell'infezione è sceso quasi ovunque da 2 fino a sotto quota 1 e i contagi sono sotto i ventimila, il governo minaccia di richiudere tutto e schiera i suoi portatori di lutti, da Ricciardi a Speranza, per terrorizzare la popolazione e indurla a subire con spirito francescano, se non addirittura con gratitudine, le nuove limitazioni. Perfino un poppante capirebbe che Conte e i suoi ministri sono terrorizzati perché sanno di non aver preparato il sistema sanitario a reggere l'urto del ritorno a una vita non in cattività, tantomeno alla riapertura delle scuole dopo l'Epifania, un impegno che con l'avvicinarsi della fatidica data diventa un miraggio.

 

 

Così torna buono qualsiasi pretesto per la nuova serrata. Il governo si sconfessa, naturalmente senza assumersene la minima responsabilità. Fino a ieri l'esecutivo spacciava come una genialata l'idea di suddividere il Paese in aree colorate, oggi si è rimangiato la pensata in nome di una zona rossa che dovrebbe estendersi indifferentemente lungo tutto lo Stivale, forse già da sabato prossimo fino al 6 gennaio. Sarebbe il fallimento del modello Arlecchino di cui Palazzo Chigi si è vantato tanto, abbandonato per abbracciare il modello Pulcinella, vestito che meglio si adatta alle caratteristiche del premier e dei nostri ministri. Le scuse per l'inversione di rotta sono la serrata imposta da ieri dalla Merkel in Germania e le migliaia di persone che hanno sfilato, distanziate, in mascherina e all'aperto, per le vie centrali di molte città lo scorso fine settimana. La decisione non è ancora stata ufficialmente presa solo per le resistenze di sindaci e governatori e per gli sfottò dell'opposizione, che rimprovera all'esecutivo di promuovere lo shopping con incentivi all'acquisto, salvo poi chiudere i negozi se qualcuno compra, ma è probabile che si provveda già oggi. esasperazione A sconfortare gli osservatori ed esasperare la popolazione non sono tanto i divieti, quanto la sensazione che il governo dà di navigare a vista, senza nessuna strategia nell'affrontare la pandemia. Si va avanti a chiusure e riaperture, a seconda degli umori dei ministri e dei presentimenti dei cervelloni del Comitato Tecnico Scientifico. Più si intende stringere, prima viene anticipata la data di inizio della somministrazione del vaccino, per placare l'opinione pubblica, guardandosi bene dallo spiegare che per mesi la profilassi sarà solo per personale sanitario, forze dell'ordine e ultraottantenni. Non doveva andare così. A primavera ci avevano detto che avremmo dovuto convivere con il virus, ma dopo dieci mesi non siamo ancora andati a regime; procediamo a strappi, come i ciccioni che ogni mese iniziano la dieta, non mangiano per tre giorni e in capo a tre settimane pesano più di prima. Tutto l'Occidente è alle prese con la pandemia e nessuno rimprovera al governo di non averci ancora portato fuori dal tunnel. Quello che è inaccettabile è che non sia stata accesa neppure una lampadina e che l'unica via di salvezza che Conte e i suoi ministri propongono va percorsa brancolando nel buio del coprifuoco e della clausura. Per gestire le pandemie servono coraggio, compattezza, chiarezza e conoscenza. All'esecutivo pare mancare tutto questo. Presidente del Consiglio e ministri sono terrorizzati dall'idea di andare a casa, litigano tra loro per cadere meglio dell'alleato, comunicano dati senza interpretarli e decisioni senza motivarne senso ed effetti e si affidano a una squadra di scienziati molto meno rassicuranti e pratici dei medici di corsia che vediamo talvolta in tv. La competenza non si improvvisa, anche se non guasterebbe, e nessuno se l'aspetta più ormai. Dignità, coerenza e rispetto per i cittadini non ci guarirebbero, però servirebbero almeno a rendere meno amara la medicina che ci dobbiamo trovare da noi. Nel delirio multicolor in cui annaspa il governo, spicca l'assenza dal dibattito del tema ristori a chi deve chiudere. Qui la zona è grigia, tendente al nero riproduzione riservata.

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