Angela Merkel ferma la Germania e dà tutti i soldi alle aziende: trova le differenze tra lei e Giuseppe Conte
Adesso va di moda il «modello Merkel». Tra mezz' ora non si sa, visto che l'esecutivo cambia umori con la stessa velocità e disinvoltura con cui il suo capo in pochette passò da governare con la Lega a governare col Pd. Ma per noi la giostra si può pure fermare qui: siamo pronti a farci serrare in casa con disciplinato rigore teutonico (ci sarebbe poi la postilla per cui il feroce lockdown tedesco non prevede alcun coprifuoco nazionale e consente di invitare a Natale un massimo di quattro persone oltre «i familiari più prossimi», ma transeat). A patto, è ovvio, non sarebbe neppure da dire, ma chissà perché ci pare meglio precisarlo, che i rimborsi a fondo perduto per gli imprenditori, per gli esercenti, per i lavoratori, arrivino con puntualità e opulenza teutoniche. Viva il modello Merkel, quindi, ci uniamo al coro entusiasta di giornaloni e partitini. Significa che le aziende obbligate a chiudere per la stretta di Natale coerentemente impressa da Giuseppi sulle orme dell'unico leader continentale suo pari, Frau Angela, si vedranno restituire fino al 90% dei costi fissi, con un tetto possibile della richiesta portato da 200mila a 500mila euro. Significa che le imprese fino a 50 dipendenti riceveranno bonificato il 75% del fatturato, mentre quelle più grandi il 58%, il tutto con un tetto di un milione di euro, in casi eccezionali addirittura di tre milioni.
«Iniezione poderosa» - Ecco perché il premier parlò di «poderosa iniezione di liquidità» e venne ingiustamente sbertucciato, aveva già in mente di allinearsi, seppur in ritardo, al modello Merkel. D'ora in poi quindi, come la sua omologa nordica, spenderà 15 miliardi di euro al mese per compensare le aziende, soprattutto medio-piccole, falciate dalla pandemia economica, ovvero tre volte quanto ha sborsato finora. Oggi stesso, immaginiamo, calerà sul piatto 194 miliardi, per colmare la temporanea differenza non propriamente impercettibile tra quanto ha stanziato il «modello Conte» dall'inizio dell'epidemia e quanto garantito dal modello originario. Tutta questa massa immane di denaro, ovviamente, arriverà sui conti correnti degli italiani costretti all'inattività dallo Stato con tempistiche analoghe a quelle tedesche, ovvero in pochi giorni. Messa così, la notizia della chiusura di Natale «modello Merkel», ripetuta a pappagallo da Palazzo Chigi all'ultimo peone giallorosso, è la migliore delle notizie possibili. Esiste, certo, un'ipotesi alternativa. Ovvero, che lorsignori non abbiano la più pallida idea di cosa fare, stretti tra l'inettitudine sul fronte sanitario (zero sulle terapie intensive, zero sul personale ospedaliero, zero sul tracciamento) e l'immobilismo sul fronte economico (i loro pregiudizi anti-impresa e anti-lavoro autonomo uniti allo stato pietoso delle finanze pubbliche e a quello fuori controllo del debito). E quindi s' inventino il lockdown duro alla tedesca, senza il sostegno economico alla tedesca. Più che il modello Merkel, saremmo di fronte all'ennesima presa in giro alla Casalino. No dai, è inverosimile. riproduzione riservata.