Cerca
Cerca
+

Gregoretti, Danilo Toninelli e la cronaca di una figuraccia: tutto ciò che è accaduto in aula

Alessandro Gonzato
  • a
  • a
  • a

Danilo Toninelli, così ha detto ieri ripetutamente in tribunale di fronte al giudice per le indagini preliminari, non ricorda. O forse sì. Magari si è confuso, parlava di un'altra cosa. O forse, stando alla ricostruzione dei fatti - rilanciata poi dalle principali agenzie di stampa - ha commesso nuove clamorose gaffe. Uscito dall'aula bunker di Catania, l'ex ministro grillino ai Trasporti e alle Infrastrutture ha comunque ostentato sicurezza: «Per l'assegnazione del porto sicuro c'è un mandato unico al ministro dell'Interno, che è il responsabile. Stiamo assistendo invece al tentativo di scaricare le responsabilità sul ministero dei Trasporti». Toninelli, chiamato a deporre sul caso della nave Gregoretti, innanzi ai cronisti si è chiamato fuori: «Questo è un tentativo dell'uomo che diceva di difendere i confini italiani». È stato interrogato da Giulia Bongiorno, avvocato di Matteo Salvini. Fuori dal tribunale ha continuato ad attaccare il leghista: «L'assegnazione del porto per lo sbarco è responsabilità del Viminale. Ho risposto a tutte le domande con chiarezza», ha concluso Toninelli, il quale però si è sottratto a quelle della stampa, «perché», ha tagliato corto, «c'è un procedimento in corso». Sennonché Toninelli, dicevamo, in aula ha risposto con molti «non ricordo», dichiarando - tra l'altro - di non aver partecipato alla stesura del contratto di governo sul fronte immigrazione e smentendo di essere stato coinvolto nell'individuazione dei porti. Dal resoconto della deposizione è emerso che Toninelli non rammenterebbe i singoli casi di sbarco, «perché erano tutti diversi».

Eccolo sullo sbarco ritardato dalla Diciotti (agosto '18), pressoché identico a quello della Gregoretti (luglio '19): «C'era condivisione politica. Si stava cercando di aprire il dibattito in sede europea». Sulla redistribuzione dei migranti: «Non so, non era competenza del mio ministero». Domanda sulla Diciotti: «Come mai è stato indicato il porto sicuro di Catania?». Risposta: «Non so dire perché la nave attraccò lì». E poi: «Non ricordo se ci fu un cdm all'epoca, portate pazienza». Altra domanda della Bongiorno: «Senatore: ci fu condivisione sulla scelta di far sbarcare dopo aver distribuito i migranti in Europa? Lo sapeva?». «Che riguardi il sottoscritto no». Bongiorno: «Salvini non fece subito sbarcare i migranti: lo fece da solo o ne eravate a conoscenza?». Toninelli: «Non ne ho contezza». Il giudice ha estratto un divieto di ingresso in acque territoriali, firmato dal ministro della Difesa Trenta e da Toninelli: riguardava la Sea Watch. «Si ricorda di averlo firmato?». «Mi pare di sì, non ricordo di preciso». «Sulla Diciotti esclude che il governo non partecipò alla redistribuzione?». «Io non partecipai». Bongiorno: «Le ricordo che nella memoria firmata da lei e Di Maio, a pagina 2, avevate parlato di distribuzione». «Io non ero a nessun tavolo per discutere la redistribuzione». E ancora. «In quella memoria fa riferimento all'attracco della Diciotti per tutelare i migranti. Lo ricorda?». «Non ricordo ovviamente». «Nella memoria della Diciotti parla di decisioni collegiali. Conferma?» Risposta: «Non ho mai partecipato a decisioni sulla redistribuzione». «Ricorda quanto tempo la Diciotti stette ferma?». «Non ricordo».

 

 

 

 

La Bongiorno lo incalza: «Conte scrisse un post il 22 agosto (la Diciotti rimase ferma dal 20 al 25, ndr) dicendo "ma l'Europa vuole battere un colpo?". Lei ha letto questo post?». «Non lo ricordo». Nuovamente la Bongiorno: «Lo stesso 22 agosto lei condivise il post di Conte!». Toninelli: «Evidentemente l'avrò scritto, condivido l'indirizzo politico». «Le segnalo che il 21 agosto, coi migranti a bordo, lei disse: "Sono d'accordo con Salvini ad aspettare", e lo ripeté in un'intervista in radio». Toninelli: «Parole per aprire il dibattito politico». Toninelli, riguardo alla Diciotti, ha dichiarato di aver votato contro l'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini «perché politicamente ci furono condizioni giuste». Domanda: «Politicamente lo condivideva?». «Sì». L'avvocato di Salvini ha poi citato una serie di tweet, riferiti alla Sea Watch e alla Diciotti, in cui il pentastellato si diceva contrario agli sbarchi in Italia e invocava l'intervento dell'Ue («Non abbiamo obblighi sullo sbarco», «L'Italia torna ad alzare la testa in Europa», e altri). «Li ricorda?». «Non ricordo ma potrei averli scritti. Non mi compete la redistribuzione». «Quindi lei non sapeva come venivano redistribuiti?». «No». Bongiorno: «Ma in un tweet di gennaio lei scriveva che l'Europa aveva accettato la redistribuzione». Toninelli: «Avrò preso atto, ma non avevo responsabilità». E ancora l'avvocato: «Lei dice che non se ne occupava, ma nei tweet parla di "nostre intenzioni"». Toninelli tenta di spiegare: «Dibattito politico».

Interviene il giudice: «Senatore: l'indirizzo politico poi si deve concretizzare in azione politica. Posso pensare che lei non abbia mai dato un indirizzo? Non lo ricorda?». «Non l'ho mai fatto». «Sul divieto di ingresso in acque territoriale di Open Arms c'era la sua firma. Lo ricorda? La riconosce?». «Se ho firmato sì, ma non ricordo precisamente il contesto». La deposizione prosegue. «Aveva fatto un post sulla Open Arms chiedendo all'Europa di assumersi responsabilità e dicendo no all'accoglienza». «Episodio diverso, non lo ricordo, non era paragonabile. Ognuno si assuma le sue responsabilità. Non ho contezza degli avvenimenti precedenti al mio post. Non posso esprimere un'opinione se non ricordo tutti gli elementi». «Quando ci furono casi di polemiche sugli sbarchi, lei scriveva: "Siamo da giorni al lavoro"». Toninelli: «Abbia pazienza, a distanza di un anno e mezzo». La Bongiorno, a udienza terminata: «Grande imbarazzo per Toninelli. In quel governo c'ero, e i ministri, Toninelli, Moavero, Di Maio, Salvini, decidevano insieme». Lapidario il leader leghista: «Spero che Toninelli almeno si ricordi dove abita».

Dai blog