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Vincenzo De Luca, per il governatore farsi curare a Milano è una iattura

Iuri Maria Prado
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Brutto cattivo l'Istituto dei tumori di Milano che ruba i malati agli ospedali napoletani. L'ha denunciato l'altro giorno, in uno dei suoi soliti siparietti, il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca. È successo che su alcuni autobus di Napoli è comparsa una pubblicità del noto ospedale milanese, che promuoveva i servizi di diagnosi e cura delle neoplasie polmonari. E si tratterebbe, secondo De Luca, di "speculazione" ai danni dei malati campani, tanto più detestabile perché li istiga a intraprendere viaggi della speranza così pericolosi in tempo di epidemia. 

A Napoli, spiega De Luca, ci sta la meglio sanità d'Italia, d'Europa e perfino del mondo (ha detto così, non è uno scherzo), e non si capisce dunque a quale titolo pretenda di intrufolarvisi il vorace mercantilismo settentrionale con le sue réclame predatorie. L'idea, sul presupposto di un regionalismo formulato in autarchia antitumorale, è che il malato costituisca un cespite acquisito in esclusiva monopolistica, un bene da sottrarre all'ingordigia lombarda e al quale imporre - ovviamente nel suo interesse - il ricorso all'assistenza vernacola. 

 

Nessuno - figurarsi - dubita dell'eccellenza della struttura sanitaria partenopea, ma la denuncia di De Luca somiglia al monito dello stregone che fa diagnosi con le ossa di pollo e intima ai malati di non andare da medici bianchi che gli rubano l'anima, anche gli speculatori come l'Istituto dei tumori che vuole arrubbà i pazienti alla sanità Made in Naples. Un esodo in senso contrario, coi lombardi che si riversano a Napoli per farsi curare, diciamo che è difficile da immaginare. E c'è da credere che un'analoga iniziativa intrapresa quassù avrebbe poco riscontro, perché se un milanese vede sul tram il manifesto di un ospedale di Napoli che lo invita a curarsi lì fila dritto al primo commissariato e fa una denuncia per pubblicità ingannevole. 

 

Ma facciamo pure che succeda: sarebbe "speculazione"? No, sarebbe il caso di una struttura sanitaria che offre i suoi servizi e che deve essere giudicata e scelta per la sua capacità di assicurarli. E se poi alcuni lombardi dovessero seguire il suggerimento, noialtri ce ne faremmo una ragione. Guardandoli negli occhi, gli chiederemmo se sono completamente impazziti, dopo di che sia fatta la loro volontà: più che raccomandarli a San Gennaro non sapremmo cosa inventarci.

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