Coronavirus, l'allarme di Melania Rizzoli: amnesie e smarrimento, la "nebbia cognitiva" di chi guarisce (ma non del tutto)
Vuoti di memoria, mente annebbiata, difficoltà di concentrazione, mal di testa, smarrimento ed incapacità a svolgere azioni elementari, sono alcuni dei sintomi, definiti dai clinici medici «strascichi del virus», che si manifestano sulle capacità mentali di chi ha lottato e vinto l'infezione da Coronavirus. Questa sindrome chiamata "nebbia cognitiva post-Covid", che colpisce più della metà dei pazienti usciti dalla malattia virale e di cui non sono note ancora le cause, dimostra che il virus non colpisce solo i polmoni, e che può influire, dopo il contagio, sulle capacità mentali a medio e lungo termine, indipendentemente da quale sia stata la sua carica ed azione virale, essendosi rivelato ininfluente se il malato affetto fosse in precedenza lievemente sintomatico o ricoverato in ospedale con la sintomatologia conclamata.
I pazienti con tale sindrome riferiscono di percepire la mente offuscata ed ovattata, di non ricordare i numeri di telefono che conoscevano a memoria, di non riuscire a scrivere una lettera od un articolo agevolmente, di dimenticare il tragitto per tornare a casa, di sentirsi persi tra gli scaffali del supermercato, e a volte di non trovare le parole giuste per esprimere un concetto o identificare a mente un oggetto con il suo nome. Tali sintomi cognitivi inoltre, non insorgono solo sulle persone anziane, che hanno un fisiologico rallentamento intellettivo dopo una infezione virale, ma prevalgono in quelli tra i 18 e i 49anni, mentre la difficoltà di concentrazione e di messa a fuoco interessano tutte le fasce d'età dei sopravvissuti, che lamentano soprattutto stanchezza mentale, offuscamento e spaesamento, con diminuita reattività intellettiva, di pensiero e di ragionamento.
TOSSINE DANNOSE
Le cause ipotizzate della sindrome potrebbero essere imputate alla risposta immunitaria delle citochine, le molecole infiammatorie rilasciate dal sistema di difesa al fine di contrastare l'invasore patogeno, che possono trasformarsi in tossine dannose per il cervello ed i suoi vasi sanguigni, responsabili anche degli altri sintomi classici come le mialgie, ovvero i dolori muscolari, e dell'encefalopatia, ovvero la manifesta sofferenza cerebrale. La ricerca che ha prodotto la studio sulla "nebbia cognitiva", pubblicata sull'European Journal of Neurology, e che ha esaminato con un team di neurologi circa 3mila soggetti in convalescenza dal''infezione virale, afferma che 3 pazienti su 4 possono presentare i disturbi neurologici suddescritti, ipotizzando un effetto diretto della diffusione del Covid19 nel tessuto nervoso, essendo stati identificati con il microscopio elettronico i danni tissutali correlati all'infezione, facilitati anche dalla importante e nota attivazione della coagulazione del sangue che ne intasa i suoi vasi, impedendone il normale scambio di ossigeno.
I sintomi della "nebbia cognitiva", inoltre, possono presentarsi subito dopo la malattia, a seguito del primo tampone negativo e durare anche alcuni mesi dopo la guarigione, insieme ad un senso di stanchezza cronica, fisica e soprattutto mentale, disorientamento a portare a termine le consuete mansioni con piccole perdite di memoria, impattando sia sulla psiche che sul morale del soggetto in convalescenza che risulta spesso esausto. Il fatto è che le infezioni virali di ogni tipo ed eziologia che durano tanto, che hanno un decorso prolungato e non definito, portano di frequente ad una diminuzione delle prestazioni del sistema nervoso centrale, che rallenta la sua attività, mettendo a riposo diverse sue funzioni, cosa che giustifica la perdita di attenzione e di memorizzazione degli eventi della vita quotidiana, tutti sintomi che fortunatamente regrediscono spontaneamente con tempi e modalità diverse da soggetto a soggetto, ma che in alcuni casi tendono a cronicizzare.
MORBO CON LATI OSCURI
La sensazione di nebbia nel cervello può avere molteplici meccanismi responsabili dell'interessamento neurologico, per cui sono in corso studi per la valutazione di complicanze neurologiche tardive dell'infezione Sars-Cov2, una malattia che, per chi fortunatamente ne risulta ancora esente, è sempre meglio evitare di prendere, poiché sono ancora troppi i lati oscuri della sua azione sistemica sull'organismo a medio e lungo termine, e degli effetti tardivi sui suoi organi vitali, il principale dei quali è appunto l'encefalo.