Cerca
Logo
Cerca
+

Annalisa Chirico, violenza sulle donne: "No ai vittimismi, non siamo inermi. Un ex mi ha picchiato, me ne sono andata"

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

Il femminismo di Annalisa Chirico è libertario, pro-sesso, pro-porno e pro-prostituzione, contrapposto a quello salottiero e perbenista (qualche anno fa lo ha spiegato nel libro Siamo tutti puttane. Contro la dittatura del politicamente corretto). La giornalista, direttrice di LaChirico.it, firma del Foglio e presidente dell'associazione Fino a prova contraria, pure sulla questione femminile ha idee chiare e controcorrente. «Stiamo meglio delle nostre nonne ma ciò non ci esenta dalla responsabilità di lasciare alle nostre figlie una situazione migliore».

Che cosa deve cambiare?

«In Italia il discorso sulle donne è intriso di ipocrisia, serve solo agli uomini che vogliono darsi un pedigree rosa. I nostri governanti si ricordano della violenza sulle donne dopo averle rinchiuse per tre mesi in casa con i propri aguzzini. Da marzo a giugno le richieste di aiuto al telefono rosa sono aumentate del 120%. Il lockdown totale ha avuto enormi ricadute psicosociali. Avrei preferito che Conte lo sperimentasse su di sé prima di imporlo».

Ma i contagi lievitavano...

«Da qualche giorno sono a Stoccolma, osservo, studio i numeri e, mi creda, soltanto alla fine di questa esperienza mondiale potremo dire chi ha fatto bene e chi male. Penso che noi abbiamo fatto male: misure uguali da Milano a Palermo hanno piegato gli italiani e demolito l'economia. Contro la prevedibile seconda ondata che ci ha colto impreparati, il governo ha cambiato strategia, per fasce, misure differenziate. Qualcuno lo suggeriva già a febbraio».

Tornando alle donne, dici che si parla troppo di violenza?

«Dico che il discorso sulle donne non si esaurisce nel contrasto dei fenomeni violenti. Servono misure su diritto al lavoro, maternità, politiche di conciliazione ed inclusione, autodeterminazione. Servono più asili nido e meno chiacchiere. In Svezia il parental leave, da condividere tra mamma e papà, dura 480 giorni; da noi è un miracolo se con la prossima legge di bilancio si confermeranno i sette giorni di congedo per i papà».

Nel 2020 i femminicidi sono aumentati del 7,3%. Le leggi sono insufficienti?

«Non servono nuove leggi. La rete di aiuto è gravemente carente, le risorse insufficienti, le donne che denunciano spesso non lasciano la propria casa perché non sanno dove andare. Se poi c'è dipendenza economica e magari ci sono dei figli, è vieppiù difficile. Per non parlare delle denunce inascoltate: lentezze burocratiche e giudiziarie uccidono».

In uno degli ultimi femminicidi la donna uccisa aveva appena ritirato la denuncia.

«Talvolta le donne sono complici del proprio aguzzino. Un uomo che ti chiude in casa o ti mette le mani addosso, non lo fa per "troppo amore". È un bastardo, e se ci rimani ti scavi la fossa da sola».

Sugli stupri hai detto che la narrazione collettiva vuole le donne come incapaci di scegliere. Cosa intendi?

«A tutti è capitato almeno una volta di trovarci in un posto borderline, la cocaina non l'abbiamo vista solo nei film. Quando partecipi a un festino di questo tipo, la gente è su di giri e se uno ti accompagna in camera non vuole mostrarti la collezione di farfalle. Ciò detto, ogni donna deve poter dire no fino all'ultimo istante ma rifiuto una rappresentazione vittimistica che dipinge la donna come inerme e inerte».

L'Italia è sessista?

«Mi lasciano perplesse le donne che s' impuntano sulle desinenze per sentirsi riconosciute. La questione è più complessa: il mondo del lavoro, in molti ambiti, è ancora sotterraneamente maschilista».

Hai mai subìto violenze fisiche o verbali da un uomo?

«Ho frequentato per oltre un anno un uomo che aveva accessi di ira, era geloso e in un paio di occasioni ha oltrepassato il limite mettendomi le mani addosso. Sì, mi ha picchiato. Dopo il secondo episodio, l'ho lasciato, ho passato un'estate a Londra per non essere più raggiungibile. Lui ha fatto il matto, poi si è rassegnato. Purtroppo succede di innamorarsi di uno stronzo».

E sul lavoro?

«Dobbiamo essere brave il doppio per essere riconosciute la metà. Non parlerei di discriminazioni, ma se fossi uomo avrei già raggiunto diversi traguardi».

Il metoo è servito?

«Ha reso i maschi più insicuri e le donne più frustrate. Con il paradosso che i veri violenti passano per vittime mentre gli uomini che pagano il conto al ristorante passano per potenziali molestatori».

La Harvard Business Review ha scritto che il metoo è stato un boomerang.

«La caccia al maschio è sbagliata. Rifiuto la concezione antagonistica dei sessi: maschi e femmine non possono fare a meno gli uni degli altri. E poi fare all'amore è assai più allettante che farsi la guerra».

Dai blog