Cerca
Cerca
+

Coronavirus, "la pandemia può mettere l'Occidente alle corde": così la Cina ci sta mangiando

Fabrizio Cicchitto
  • a
  • a
  • a

 Con 45mila morti, più di un milione di contagiati e medici che dicono che gli ospedali sono al collasso, non crediamo che esista davvero un "modello Italia". Dal quadro internazionale emerge, però, che la pandemia ha colpito in modo molto più forte proprio l'Occidente nel suo complesso, mentre c'è stato il rafforzamento proprio di chi l'ha provocata, cioè della Cina. Al di là però della Cina c'è un andamento molto diverso per quello che riguarda l'Asia e i paesi dell'Occidente. Valgano le cifre. Quelle cinesi vanno prese con beneficio d'inventario: 86.346 contagiati e 4.634 morti, anche il Vietnam è un'incognita (vengono denunciati solo 35 morti). Non i dati riguardanti però le altre nazioni che sono Stati democratici o comunque, come Singapore, sottoposti ad un controllo internazionale: il Giappone ha avuto 19.000 contagiati e 1.874 morti, la Corea del Sud 28.000 contagiati e 494 morti, Taiwan 603 contagiati e 7 morti, Singapore 58.124 contagiati e 28 deceduti. Nessuna di queste nazioni ha effettuato il lockdown, però conoscendo la Cina e non fidandosi dell'Oms subito a gennaio hanno adottato misure molto rigorose. Il confronto con le nazioni dell'Occidente dà il senso del disastro che sta avvenendo in quest' area del mondo che pure è decisiva ai fini delle sorti della libertà e della democrazia: Usa 11.300.000 contagiati, 247.000 deceduti; Italia: 1.180.000 contagiati e 45.000 morti; Germania: 803.000 contagiati e 12.000 deceduti; Spagna: 1.460.000 contagiati e 40.769 morti; Austria: 204.000 contagiati e 1.829 morti; Gran Bretagna: 1.370.000 contagiati e 51.000 morti; Svezia: 177.000 contagiati e 6.164 decessi.

 

 

ERANO PIÙ PREPARATI
La questione di fondo però è stata posta da uno studioso dei rapporti fra l'Occidente e l'Asia. Secondo Parag Khanna i governi e i popoli dell'Asia si sono dimostrati molto più capaci di quelli dell'Occidente ad affrontare la pandemia: «La prima ragione sta nel fatto che hanno avuto l'esperienza Sars. Da allora hanno imparato quanto sia importante avere sistemi sanitari solidi e rispondere con rapidità a questi focolai. Il loro livello di preparazione sociale e politica era più alto, lo testimonia il fatto che in Asia non si è mai dibattuto sull'utilità delle mascherine. Tutti le portavano fin dall'inizio. L'altro atto è la fiducia dei cittadini nei governi: credono nella loro competenza e nel fatto che vogliono proteggere la vita e il benessere». Al di là delle nostre beghe, esistono questioni di fondo che partendo dalla pandemia possono mutare gli equilibri mondiali. La crisi politica di fondo tuttora aperta negli Stati Uniti, lo scontro al Parlamento europeo con il voto di Polonia e di Ungheria aprono interrogativi sul fatto che la pandemia può mettere alle corde l'Occidente sul piano politico, economico e culturale. Per quello che ci riguarda, il problema lo abbiamo in casa perché fino a qualche tempo fa il M5S è stato molto legato alla Cina per cui il precedente governo ha fatto aderire l'Italia, unico paese del G7, alla Nuova Via della Seta, operazione a suo tempo celebrata dal leader Xi Jinping venuto in Italia. Tutto ciò si è verificato nella disattenzione generale, dal Pd, a Forza Italia, alla Lega. Nel frattempo, dobbiamo anche pensare a che fine stanno facendo i porti di Trieste e di Taranto mentre il Copasir si sta occupando delle implicazioni riguardanti Huawei sulle quali però è il governo che deve fare realmente i conti.

Dai blog